UE

La fine politica dell’Europa di Angela

12 Gennaio 2016

“Berlino, abbiamo un problema”. E siamo noi ad avere un problema, non solo la Germania perché siamo di fronte alla fine politica di Angela; perché i paurosi sbandamenti dei ministri del gabinetto Merkel, della Polizei e la stessa immagine delle istituzioni tedesche escono da questi mesi scossi alle radici, ben più che sulla questione dei “compiti a Casa”. In una parola, possiamo permetterci che l’Europa sia a trazione economica tedesca (e quindi i compiti a casa vanno fatti comunque) ma i tedeschi devono capire che le grandi questioni dei nostri tempi vanno affrontate unitariamente; o, in caso contrario, l’Ungheria sarà solo il primo metro di filo spinato.

Cosa è accaduto? Le grandi aziende tedesche in termini di siti produttivi tendono a internazionalizzarsi giusto il necessario per favorire la apertura di nuovi mercati ma l’accordo sociale nazionale dice che a casa bisogna rimanere. Corte di manodopera e politicamente miopi (ma non sarebbe il loro compito) hanno visto nella ondata migratoria una soluzione vecchio stile pari a quella che offrirono nel passato gli italiani, poi i turchi e in tempi recenti i russi che da soli rappresentano forse la quota maggiore di passaporti stranieri in terra tedesca. A Berlino scuole bilingui russo-tedesche abbondano anche se sono meno visibili dei chador che affollano le altre metropoli europee.

La Bundeskanzlerin si è adeguata alla miopia (e qui è invece compito suo ed è grave), passando dalle lacrime della bambina a cui disse “non possiamo accogliere tutti” alla (suicida) apertura delle frontiere interne sotto la benedizione del Presidente della Mercedes che in quei giorni pubblicamente affermò di voler mandare i suoi uomini delle Risorse Umane nei campi profughi. Conseguentemente, nella inazione altrui, Frau Angela fece un salto a Bruxelles per ottenere tre miliardi di contributi portati personalmente in Turchia a pochi giorni dalle elezioni (scandaloso nel suo utilitarismo), ormai più porta privilegiata che Sublime Porta, per gestire l’ondata migratoria e assicurarsi il titolo di garante sponsor della rielezione di Erdogan. Conseguenze europee: sbandamento delle opinioni pubbliche, panico nelle cancellerie, mutismo e rassegnazione nelle stanze della Commissione, prospettive di Nobel per la pace per Angela e poi la reazione, una picconata da parte di tutti gli altri, in testa nazioni del Nord tradizionalmente filotedesche, liberali e accoglienti, al più rivoluzionario risultato politico della UE, l’accordo di Schengen. Già questo, la picconata alla libera circolazione delle persone che è un pilastro dell’Unione, è un prezzo politico che il protagonismo solitario tedesco ci ha imposto e che non dobbiamo accettare: non noi italiani ma noi europei.

Tacendo sul caso Volkswagen, ma ricordandolo, aggiungiamo la ridicola gestione politica e comunicativa del caso Colonia. Capodanno ha mostrato una cosa: la Germania non è culturalmente e tecnicamente attrezzata a gestire il fenomeno migratorio (e forse questo illumina anche sul perché e sul come è stata trattata l’Italia dei barconi). La Polizia ha pensato di avere di fronte un semplice problema di ordine pubblico di tedeschi ordinatamente euforici la fine dell’anno e sancì gli eventi con un “tutto bene”. Poi, a tempo trascorso, uscì un ministro a dire che erano atti organizzati, e questo basterebbe a chiedere le dimissioni dello stesso ministro oltre che del capo della Polizia, giacché né l’uno né l’altro sembra si siano accorti di ciò che era accaduto. Di rimando i responsabili della sicurezza regionale il giorno seguente dichiararono che no, non erano atti organizzati. Non contenti questa mattina esce una nuova versione ufficiale che riaccredita che una cosa simile può essere accaduta solo dopo la mobilitazione sui social.

Scherziamo? Hanno mostrato di non avere il tempismo e la sensibilità per comprendere ciò che accadeva quella notte. Hanno mostrato di non avere un collegamento tra la politica e i corpi di sicurezza. E, se è vero che erano atti organizzati, di non avere nemmeno una intelligence adeguatamente infiltrata nonostante gli Human Resource Manager mandati nei campi. Ora, se tale disastro ricadesse solo su di loro non brinderei, perché se un europeo ha un problema io non godo, ma il senso di insicurezza generato dagli eventi di Colonia si è riflesso gravido di paure nella società europea: per le donne, per gli immigrati, per le ulteriori limitazione delle nostre libertà che potrebbero seguire.

Prima o poi a questo proposito dovremo anche parlare delle modifiche proposte dai francesi alla loro Costituzione mentre sul piano strategico varrebbe la pena di aggiungere il capitolo dei rapporti con la Russia, la pantomima sul North Stream che Renzi, ben istruito dal nostro gigante energetico, ha sollevato magari in modo un po’ irrituale. Il complesso dei problemi che stanno esplodendo in Europa sono, da soli, una ragione per comprendere il fallimento della Europa intergovernativa, che riesce a gestire solo e malamente questioni economiche tra stati, e la necessità di un cambio potente nella visione dell’Unione (quella rivoluzionaria che seppe partorire Schengen, il mercato unico, lo stesso Euro): con questi dossier malamente aperti e lasciati in mano a furbate nazionali, siano essi il filo spinato o le unilaterali e pro domo propria politiche sulla immigrazione, sarà dura spiegare ai sudditi di Sua Graziosa Maestà britannica che EU works better….

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