UE
La Brexit può attendere, l’estrema destra sui social no
Brexit, ancora un altro rinvio
Brexit è stata rinviata ancora. Ieri infatti il Consiglio UE ha approvato un’ulteriore proroga alla data di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Già nei giorni scorsi, infatti, la May aveva proposto il 30 giugno come data possibile, incontrando il niet di Bruxelles. Alla fine, il Consiglio dell’Unione Europea ha individuato nel 31 ottobre la nuova data di Brexit. L’uscita, tuttavia, potrà essere anticipata qualora il Parlamento britannico approvi un accordo. Nel frattempo, i sudditi di Sua Maestà saranno chiamati a votare alle elezioni europee: la non partecipazione di un paese membro al voto, infatti, rischierebbe di rendere illegittimo il nuovo Parlamento Europeo che uscirà dalle elezioni del 26 maggio.
Nigel did it again
Proprio in virtù della partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee, Nigel Farage, ex leader dello UKIP ed eurodeputato, ha annunciato che parteciperà alle elezioni con il partito “The Brexit Party”. Essendo ormai uscito dal suo partito storico proprio dopo aver raggiunto il suo obiettivo principale, Farage intende portare a termine la Brexit, che rischia di impantanarsi, tradendo così la volontà del popolo britannico.
Facebook accetta le richiesta di Bruxelles sulla trasparenza
Martedì, Facebook ha accettato di modificare i suoi termini di servizio, spiegando meglio quali dati degli utenti conserva, e come avviene la profanazione degli utenti che utilizzano il social network. La decisione avviene a seguito della richiesta della Commissione Europea, che già da tempo ha intrapreso azioni per comprendere meglio come Facebook utilizza i dati in suo possesso, e di varie associazioni di consumatori.
I partiti di estrema destra dominano sui social
Con la campagna elettorale ormai in fase d’avvio, sembra che i partiti di estrema destra siano i più attivi su Facebook e Twitter, postando molti più contenuti rispetto agli altri e creando più engagement con gli utenti, in particolare il Rassemblement Nationale in Francia e AfD in Germania. Nelle scorse settimane Facebook ha introdotto una serie di regole per impedire interventi esterni nelle campagne elettorali condotte via social, stabilendo che le inserzioni sul social network devono rivolgersi a utenti situati nello stesso Stato membro di chi le sponsorizza (una misura che paradossalmente, a detta di alcuni, favorirebbe i partiti sovranisti, perché i partiti pan-europei pubblicano inserzioni rivolte a tutti i paesi UE).
La Commissione Europea contro le case automobilistiche tedesche?
In una sua nota preliminare, la Commissione Europea afferma che tre produttori tedeschi di auto (BMW, Daimler e Volkswagen) avrebbero violato le norme europee sulla concorrenza, collaborando per evitare o rallentare l’introduzione di nuove tecnologie anti emissioni. Nella nota si legge che i produttori potrebbero aver negato ai consumatori la possibilità di acquistare auto con la miglior tecnologia possibile, di fatto violando le regole sulla concorrenza. La nota è solo il primo step delle indagini antitrust aperte nel settembre 2018, e le case automobilistiche potranno ora rispondere con una loro linea difensiva.
Sovranisti di tutti i paesi, unitevi
Diversi partiti sovranisti ed euroscettici hanno annunciato di voler creare un gruppo unico al Parlamento Europeo, andando oltre l’attuale gruppo ENF, l’Europa delle Nazioni e della Libertà (dove siedono la Lega e il Front Nationale). Il nuovo gruppo dovrebbe chiamarsi Alleanza Europea dei Popoli e delle Nazioni, e dovrebbe includere, tra gli altri, anche il Partito dei Veri Finlandesi, Alternative für Deutschland (che attualmente a Bruxelles siede con i Conservatori e Riformisti Europei), il Partito del Popolo Danese e il Partito Austriaco per la Libertà.
Ad ognuno il suo Orban: il PSE congela i rapporti con PSD
Se il PPE nelle scorse settimane ha sospeso Orban, questa volta è toccato al Partito Socialista Europeo interrompere i rapporti con il PSD, il partito socialdemocratico romeno, fintanto che questi non chiarirà le sue posizioni in merito al rispetto dello stato di diritto. Inoltre, a giugno il PSE valuterà se continuare a ritenere il PSD parte integrante dei socialisti europei. Già la scorsa settimana, l’ex segretario del PSD, ora fuoriuscito e fondatore di un suo partito progressista, aveva associato in un’intervista i socialisti romeni a Fidesz, il partito di Orban.
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