Partiti e politici

Italia, giovani, Europa: Yezers incontra Enrico Letta

12 Maggio 2020

La crisi è un acceleratore profondissimo degli stili di vita e lo sarà anche nelle vicende politiche europee. Se alcune cose verranno gestite in un certo modo, allora ci avvieremo verso un’Unione più federale, se viceversa così non sarà, aumenteranno i risentimenti tra i paesi e l’Europa andrà a spezzarsi e indebolirsi”. Con queste parole l’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta – attualmente professore all’Università SciencesPo di Parigi, dove dirige la Scuola di Affari Internazionali – ha illustrato, nel corso dell’incontro telematico organizzato da Yezers e svoltosi martedì 5 maggio, in che modo la crisi innescata dal virus metta alla prova le istituzioni europee. “La sfida in corso è assolutamente unica e l’Unione si è trovata impreparata. A livello europeo, infatti, non esistono competenze in materia sanitaria e quindi questi primi due mesi di crisi sono trascorsi cercando di trovare le forme e le modalità per opporre una risposta all’emergenza”.

L’analisi di Letta verte principalmente su tre punti che sono il tema della governance europea, la stabilità dell’intesa tra Italia, Francia e Spagna e la dimensione geopolitica in cui l’Europa dovrà inserirsi in questo momento storico.

La governance”, spiega il professore, “è la questione sulla quale si motivano i fallimenti delle due precedenti crisi: quella finanziaria del 2008-2012 e quella dei rifugiati del 2014-15. Passano gli anni ma si continua a discutere se l’Europa debba fare solamente la garanzia del quadro complessivo o se c’è bisogno di un maggior coinvolgimento”. Tutto fa supporre che il braccio di ferro tra i teorizzatori dei due schieramenti continuerà nei prossimi mesi.

Stavolta quello che abbiamo fatto è molto di più di quello che si fece nella precedente crisi: abbiamo stretto un’alleanza essenziale con Francia, Spagna e alcuni importanti paesi come Belgio, Portogallo e Slovenia. Questo asse è fondamentale se vogliamo vivere in un’Europa in cui tutti siano allo stesso livello ed è l’unico strumento per condizionare la Germania, frenando la potenziale tendenza di crescita dell’egemonia tedesca”, spiega Letta. Non sarebbe la prima volta che Italia, Francia e Spagna si intendono tra loro. Nel 2011, infatti, i tre paesi si accordarono per sostenere la candidatura di Mario Draghi come successore di Jean-Claude Trichet alla guida della BCE. L’alternativa, in quel momento, era Axel Weber, governatore della Deutsche Bundesbank.

Noi italiani in particolare dobbiamo stare attenti a non isolarci, perché la nostra debolezza è data dall’elevato debito pubblico, che lo Stato sembra negli ultimi anni aver dimenticato di avere”, continua il professore. Di qui un altro valido motivo per rafforzare l’alleanza con Francia e Spagna, soprattutto ora che la Corte costituzionale federale tedesca ha respinto un ricorso contro il programma di acquisto di titoli di stato pubblici da parte della BCE (il famoso Quantitative Easing), pur lanciando un evidente messaggio politico sulla continuità delle operazioni in acquisto di titoli di stato dei paesi dell’Unione. “La decisione appare, in termini generali, molto grave, perché rinazionalizza ciò che già era stato europeizzato”, spiega Letta.

Per ciò che riguarda lo scenario geopolitico, l’Europa dovrà posizionarsi come terzo polo nella sfida che ora vede protagonisti contrapposti gli USA e la Cina. “L’unico modo per fermare questa nuova guerra fredda è creare una terza posizione che sia in grado di esprimersi e di smontare questo stato di cose, e lo può fare solo l’Unione Europea. Se si dovessero verificare altre 27 Brexit, se i paesi europei non trovassero delle soluzioni comuni, ognuno di noi, tempo cinque anni, avrà unicamente una scelta: decidere se essere una colonia americana o cinese. Questa è la logica delle dimensioni”.

Il professore, nel corso dell’incontro, ha fornito inoltre alcuni consigli rivolti alle nuove generazioni. In primis è stata evidenziata l’importanza della vocalità: “Siate più vocali, come è stato fatto lo scorso anno sul clima, ma siatelo anche per cose meno lapalissiane. Sono rimasto esterrefatto che in Italia la battaglia contro Quota 100 non l’abbia fatta nessuno. In questo momento, mandare le persone in pensione prima non è la priorità, mentre, tra l’altro, aumenta anche la speranza di vita”. Un secondo aspetto segnalato da Letta è che, a dispetto delle tante possibilità lavorative offerte all’estero, che sono senz’altro opportunità di crescita, i giovani dovrebbero comunque sempre restare con un piede in Italia mantenendovi il proprio impegno. “Se andate via voi, che siete aperti mentalmente, il Paese rischia di bloccarsi su esigenze di chiusura”, spiega.

Infine Letta ha evidenziato l’importanza, in questa fase storica, di formarsi costruendo ponti tra diverse discipline. “Sempre più vincente è l’idea di collegare, ovviamente in modo non superficiale, due o più aspetti nell’analisi di un problema, come ad esempio in questa crisi è stato fatto con le scienze sociali e le scienze dure. Per le sfide future – dal climate change, alla data protection, al welfare – questa capacità sarà sempre più importante”, spiega.

L’incontro si è concluso con l’invito a leggere Pinocchio, nella versione originale di Collodi, un classico imprescindibile utile per cogliere alcuni aspetti essenziali della vita, ed in particolare il capitolo del Campo dei Miracoli, in cui il burattino viene beffato dal Gatto e la Volpe. “Oggi ho l’impressione che le persone si facciano abbindolare da teorie come quella del Gatto e della Volpe e nella politica, non solo italiana, personaggi così meschini esistono e sono assolutamente vincenti. I soldi non crescono sugli alberi e quando finanziamo una cosa come Quota 100 non paga Pantalone, paghiamo tutti noi”.

 

Francesco Giorgi

Membro della Redazione di Yezers

 

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