Partiti e politici

In campagna elettorale di tutto si parla fuorchè di legge elettorale

25 Aprile 2024

Sono stati presentati alla Corte di Cassazione in data 23 aprile 2024, https://webtv.camera.it/evento/25208, i quesiti referendari sulla Legge Elettorale, una legge che riassume in sé i guasti della democrazia italiana trascinandosi i motivi della sua mancata crescita europea, culturale, politica e anche economica. Da tempo immemorabile, che in verità ha la sua radice temporale nel 25 aprile del 1945, il popolo italiano, con tutte le sue componenti, sociali, economiche, culturali, nel darsi una veste democratica e antifascista ha trovato enormi difficoltà di percorso. Essere antifascisti non significa seguire semplicemente il verso contrario seguito nel ventennio ma cambiare totalmente direzione. I Padri Costituenti lo avvertirono sin dai tempi del Codice di Camaldoli quando una parte politica, che poi si rivelerà pars magna della Dirigenza del paese, quella cristiana e democratica, si riunì nell’eremo ora citato e diede luogo ad una codifica in Sette punti della Dottrina sociale cristiana, guida e, oggi si direbbe road-map, della concezione di armonica amministrazione dello Stato, della sua presenza in economia, di una razionale e oculata interpretazione dei ruoli, dal singolo individuo, alla Famiglia quale nucleo omogeneo di partenza e infine allo Stato che completa l’architrave della società intera.

Dal 25 aprile 1945 al 2 giugno 1946, poco più di un anno si diede luogo e vita alla più effervescente rinascita del paese che poi, tramite il Comitato dei 75, espresse il più bel libretto di istruzioni della Democrazia che il paese, dopo la Costituzione ottiatrica, abbia mai avuto. Ma come diceva Calamandrei, la Costituzione è una collezione di carte e fogli cui ogni giorno si deve dare anima. Oggi ci rendiamo conto quanto siano importanti quei Titoli della stessa che riguardino la rappresentatività senza la quale non si può esprimere legislazione condivisa. E in fondo, a ben vedere, dai principi fondamentali alla Parte 1 (Diritti e doveri) e alla Parte 2 (Ordinamento della Repubblica) il fermo richiamo ai diritti del singolo e delle collettività ci riporta al principio più sano dell’inverso della dittatura ossia la democrazia popolare la cui autorità di delega, la propria rappresentatività, esprime diritto di tribuna, parola e decisione.

I partiti di massa della fase politica post-bellica furono quelli che meglio interpretarono il sentiment popolare e che era scandito da percentuali ben precise, oscillanti ma precise. Poi con l’arrivo dei partiti monocratici, la competizione politica è stata sfalsata da interessi di corpi elettorali sempre più ristretti e sempre meno identificabili con i problemi comuni dell’elettorato. Minoranze che si fan largo tramite leggi elettorali maggioritarie. La rappresentanza elettorale, sempre meno legata al territorio, al Collegio del Deputato eletto che vi faceva ritorno per sentirne il polso e trasferirlo a Roma, è rimasta sbandata, senza riferimento di quell’istituzione parlamentare che era il filtro tra cittadino e istituzione nazionale.

Poi è arrivato il mantra della stabilità di Governo che ha fatto capolino nell’ingordigia politica sin dal 1953 con la presentazione da parte del Governo De Gasperi della legge maggioritaria che concedeva il premio di maggioranza al partito che primo l’avesse raggiunta. Fu tale scandalo che il Presidente del Senato Giuseppe Paratore si dimise per non dovere presiedere l’Assemblea a tale iniziativa. Che pure dalla destra ( Sen. Roberto Lucifero) fu bacchettata d’iniquità politica, quasi un ritorno velato alla dittatura, sia pure ammantata di veste parlamentare. In un suo concitato intervento al Senato definisce la legge “…prescindendo da tutto, il sistema non è maggioritario ma associativo e minoritario, costituisce un “clan” o “club” di eterogenee unità allo scopo di un vantaggio personale. Siamo di nuovo a quel progetto privatistico he ha dello Stato l’On. De Gasperi e che si manifesta anche in questa concezione di amministrarsi i voti ai suoi fini particolari. Se questo sistema non è maggioritario, e non lo è, né ideologicamente né aritmeticamente, allora tutta la discussione cambia completamente carattere perché effettivamente dalla democrazia si va fuori”. [1] Roberto Lucifero non era un estremista nè un rivoluzionario ma un liberale monarchico e cugino del Ministro della Real Casa.

Oggi siamo nel ridotto politico illiberale che il Sen. Lucifero ci descrive: una democrazia incompiuta, atrofizzata dalla sua stessa astensione politica e in cui va a votare a malapena il 60% dei cittadini e i trionfatori di quel 30% di voti che li porta al governo non dicono che in realtà sono espressione di un misero 20% della popolazione.

La lotta forsennata di Felice Besostri per ricondurre alla democrazia il principio di una sana rappresentatività, in questi giorni di Convegni, in suo ricordo, (https://www.radioradicale.it/scheda/726816/per-una-democrazia-compiuta-seminario-di-rappresentanza-e-diritti-negati-in-memoria-di) ha prodotto il risultato della presentazione di 4 Quesiti per  un Referendum abrogativo di parti della Legge elettorale ( che deve restare vigente nel suo complesso) che riguardano parti essenziali del misfatto antidemocratico:

Quesito 1: Abolizione del voto congiunto tra candidati uninominali e liste plurinominali

Quesito 2: Nessuna soglie di accesso per liste autonome e per coalizioni

Quesito 3: No alle pluricandidature e ogni candidato solo nel suo collegio

Quesito 4: tutte le liste devono raccogliere le firme per proporre candidature ( https://webtv.camera.it/evento/25208)

C’è qualche candidato che ha voglia di parlarne visto che anche la legge elettorale per il PE, che esprime il voto del cittadino europeo per un parlamentare europeo, deve essere rivista quanto a soglia di sbarramento, al fine di evitare che le tante minoranze del nostro Continente restino emarginate?

Anche se dovessero essere accettati i quesiti nella loro formulazione, immaginate un Referendum vincente con questa maggioranza che vede contrapposta una minoranza che quando fu maggioranza, a parti invertite, produsse la legge attuale? Jamais!

[1] Atti Parlamentari del Senato, seduta del 26 marzo 1953, pomeridiana.

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