Partiti e politici
Il rompicapo delle liste del PD
Il Partito Democratico ha sempre avuto difficoltà nel compilare le proprie liste. Spesso si è diviso tra le proprie correnti oltre che tra la necessità di aprirsi alla società civile e il bisogno di riconoscere il lavoro dei propri dirigenti. Elly Schlein deve inoltre usare le elezioni europee per cambiare il volto del PD, come chiesto dagli elettori che l’hanno votata alle primarie.
L’attuale gruppo PD al Parlamento Europeo
La segretaria potrebbe beneficiare dall’attuale composizione del gruppo di 15 deputati che siede nel parlamento europeo. Gli eurodeputati Mercedes Bresso, Paolo De Castro, Giuliano Pisapia, Franco Roberti e Patrizia Toia hanno grande esperienza, ma potrebbero aver raggiunto il momento della pensione.
Altri tre eurodeputati non sono risultati eletti nel 2019, ma subentrati in momenti successivi: l’ex sindaco di Vicenza Achille Variati, la diplomatica Beatrice Covassi e Camilla Laureti. Daniela Rondinelli è stata invece eletta con il M5S per poi passare al PD. Tutti loro dovrebbero essere ricandidati, ma difficilmente risulteranno eletti.
Al contrario, il capogruppo Brando Benifei potrebbe essere in qualche modo tutelato dalla segreteria del PD. Pur non essendo particolarmente brillante, Benifei ha lavorato seriamente negli ultimi dieci anni e, dopo la scomparsa del compianto David Sassoli, ha tenuto il principale ruolo istituzionale.
Pietro Bartolo non può essere lasciato fuori perché già rappresenta la svolta impressa dalla Schlein, in quanto medico dei rifugiati di Lampedusa. Sostenere le candidature di due donne capaci come Irene Tinagli e Elisabetta Gualmini, elette cinque anni fa nella quota di Carlo Calenda, potrebbe garantire rappresentanza alla minoranza liberal del partito.
Meritano un discorso a parte Pina Picierno e Alessandra Moretti, ovvero le due eurodeputate che si sono più lamentate in questi giorni. Le due donne vorrebbero che il partito aiutasse loro a essere elette per la terza volta, non presentando troppi rivali nelle circoscrizioni dove si candideranno.
Ma non è chiaro per quale motivo il PD dovrebbe sforzarsi per la loro rielezione. Entrambe sono poco popolari e sembrano poco rilevanti. Si attestano un buon lavoro all’interno del parlamento europeo che però rimane poco verificabile e per niente percepibile dall’elettorato. Se non saranno elette, probabilmente nessuno si straccerà le vesti.
Le possibili novità
Elly Schlein ha quindi una prateria per organizzare le liste a sua immagine e somiglianza. Può aggiungere esponenti della società civile che possono dare segnali, dirigenti del partito in grado di intestarsi battaglie fondamentali e accontentare gli amministratori locali in scadenza di mandato.
La giornalista Lucia Annunziata potrebbe essere capolista nella circoscrizione sud. Personalmente, mi pare una candidatura di retroguardia, volto noto con il vezzo di fare il bastian contrario. Ma, la sua popolarità potrebbe essere un importante valore aggiunto.
Per il fronte pacifista, Cecilia Strada come capolista nel nord-ovest sarebbe un importante riconoscimento per il lavoro fatto da Emergency in tutti questi anni. La candidatura chiuderebbe le polemiche che hanno coinvolto la sinistra e il padre Gino Strada per tanti anni, quando il PD pontificava di atlantismo e valori occidentali per criticare Emergency che si limitava a salvare vite.
In teoria, la candidatura di Marco Tarquinio non dovrebbe essere controversa. Tarquinio è l’ex direttore di Avvenire proposto dal deputato Paolo Ciani, legato alla comunità di Sant’Egidio. Il giornalista ha espresso posizioni sull’Ucraina non allineate con la NATO ma simili a quelle di Papa Francesco, con dubbi sull’invio delle armi e rimarcando la necessità di un negoziato con la Russia.
In un mondo normale, queste posizioni non sarebbero neanche lontanamente comparabili a chi farnetica di genocidio nel Donbass da parte di nazisti ucraini. Ma gli atlantisti del PD hanno già dichiarato la loro contrarietà a questa proposta. Di conseguenza, candidare Tarquinio potrebbe essere utile a fare chiarezza sulle differenze tra chi chiede la pace e chi giustifica l’aggressione russa.
Al tempo stesso, Tarquinio ha espresso posizioni non compatibili con quelle del PD sui diritti civili. Per rimarcare la propria posizione, il PD potrebbe candidare Alessandro Zan capolista nel nord-est, perché dirigente di partito e attivista LGBT+.
La candidatura di Ilaria Salis sarebbe una vera svolta. L’insegnante milanese detenuta in condizioni disumane nelle carceri ungheresi rappresenterebbe un ritorno di una politica militante, in grado di intestarsi grandi battaglie di civiltà. Allo stesso modo dei Radicali di Marco Pannella, quando candidavano personaggi non compatibili con la loro storia ma che ritenevano perseguitati da un sistema sbagliato.
L’esperienza politica di Pannella aveva tanti difetti, ma di sicuro si batteva per sconfiggere le ingiustizie. Sacrificare un posto all’europarlamento per difendere una militante antifascista che molto probabilmente non vota neanche PD, sarebbe davvero un bel segnale in nome di questo spirito.
Gli altri
Queste candidature potrebbero arricciare i nasi degli amministratori in scadenza, in cerca di ricollocazione. Ma non possono rappresentare un problema. Se sindaci come Dario Nardella sono davvero una grande risorsa come sostengono, raccoglieranno preferenze anche nelle condizioni più difficili. Altrimenti, se sono solo degli egocentrici che non riescono a competere contro Tarquinio, Salis o Strada, possono essere tranquillamente sacrificati dalla dirigenza del PD.
Su una cosa sono però d’accordo con Pina Picierno e riguarda la candidatura stessa di Schlein. Se la segretaria si candida, deve essere capolista e dare lustro alla lista. Se invece si reputa il capolista già abbastanza autorevole, non c’è bisogno di irrobustire la lista candidando Elly Schlein.
Foto dalla pagina Facebook di Pietro Bartolo
Ottima rappresentazione-a-specchio. Gesù, che torpore di candidati, fatte salve alcune eccezioni come Giuliano Pisapia che ha dato il meglio di sè in questa legislatura nella Commissione Affari Costituzionali e la Daniela Rondinelli che si è battuta per il salario minimo e la qualità del lavoro. Giuliano poi ha dato vita ad una discussione sulle clausole passerella che ci portano direttamente alla revisione dei trattati. Possono essere attivate immediatamente e consentire modifiche specifiche delle procedure decisionali dell’UE. In particolare, consentono di passare dal voto all’unanimità al voto a maggioranza qualificata e/o di passare da una procedura legislativa speciale a una procedura legislativa ordinaria. Ma poi per il resto per una Legislatura che dovrà occuparsi di transizione energetica e delle modifiche dei Trattati in funzione della CoFoE, non c’è nessuno che spicchi per professionalità specifiche o per interessi su questi ambiti. Rischiamo che la X legislatura, che sarà cruciale per i temi della transizione economica ( economia digitale) energetica, e anche istituzionale verso un modello federalista, non abbia gambe sufficientemente muscolose.