Governo
Il MES, breve storia di un delirio collettivo
La discussione in merito al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) all’interno del parlamento italiano ha preso una piega grottesca. Meri calcoli economicisti e sirene populiste hanno archiviato le logiche politiche. La colpa dello sterile dibattito non può essere addossata interamente al nostro paese, perché la stessa genesi del MES ha rappresentato un disastro politico.
Il MES nasce in risposta alla crisi dei debiti sovrani innescata dalla Grecia nel 2009. Giorgios Papandreu, appena nominato primo ministro ellenico, svelò il rischio di bancarotta che correva il suo paese, di fronte a un mondo che provava a riprendersi dalla crisi finanziaria. Le istituzioni europee decisero di trasferire risorse alla Grecia per evitare di lasciarla fallire e non diffondere la tempesta finanziaria fino al cuore dell’eurozona.
In cambio di tali risorse, la Grecia fu punita per aver falsificato i bilanci e aver sperperato le risorse pubbliche. Il finanziamento consisteva in un prestito a cui si poteva accedere solo accettando clausole molto severe che imponevano riforme strutturali dal punto di vista macroeconomico. Stati come Grecia, Cipro, Portogallo e Spagna hanno utilizzato le risorse del MES e subìto la stretta sorveglianza di BCE, commissione europea e FMI, la famigerata troika.
La scelta aveva una certa razionalità economica, perché si poneva l’obiettivo di sconfiggere il moral hazard. Questo è l’atteggiamento di chi ha un incentivo a comportarsi scorrettamente perché detiene la certezza di non subire le conseguenze delle proprie azioni. A loro malgrado, alcuni stati furono costretti ad utilizzare il MES quando le proprie obbligazioni erano ormai considerate carta straccia dai mercati.
Ciò ha causato una tempesta politica che ha accentuato i conflitti tra nord e sud del continente. In particolare, gli apparati statali del sud si sono sentiti commissariati e i loro cittadini hanno avuto la percezione di essere trattati da colpevoli. L’economia è ripartita solo lentamente, mentre rimbalzava un sentimento antieuropeo cavalcato da partiti senza scrupoli.
I paesi nordici capitanati dall’Olanda hanno rifiutato per troppe settimane di comprendere la portata della crisi causata dal coronavirus. Solo dopo lunghe trattative, il MES è stato riadattato per fronteggiare una situazione in cui nessuno stato poteva essere dichiarato colpevole. Il nuovo MES consente di ottenere spese mediche sotto forma di un prestito a tasso agevolato. Le regole di spesa non dovrebbero comportare aggiustamenti macroeconomici ma saranno simili a quelle valide per gli altri fondi europei, ovvero una supervisione dettagliata sulle finalità e la rendicontazione degli interventi finanziati.
Una classe politica degna di questo nome ammetterebbe pubblicamente che il MES ha superato le criticità ma resta una misura insufficiente, che ignora la gravità della crisi. Di conseguenza, dovrebbe cercare di costruire una coalizione in grado di garantire risultati migliori.
Al contrario, ogni partito segue il proprio spartito. La Lega Nord di Matteo Salvini pare interessata solo a ottenere volatili consensi di breve periodo. Si aizza contro il MES ma vota anche contro gli Eurobond. Un piacere ai partiti fratelli, i quali chiedono alle economie deboli di arrangiarsi, coerentemente con la loro logica sovranista. Il M5S dimostra di essere un casuale amalgama di persone. I pentastellati continuano ad avere reazioni istintive, perché incapaci di spiegare ai propri elettori (e soprattutto ai propri eletti) la nuova natura dello strumento.
Forza Italia prova a mediare per ritrovare credibilità nel Partito popolare europeo. Troppi membri del PD cantano vittoria e vorrebbero accettare acriticamente i finanziamenti, malgrado lo stesso commissario agli affari economici, Paolo Gentiloni, abbia espresso preoccupazioni sulle modalità. Difatti, se l’Italia fosse l’unico paese a farvi ricorso, apparirebbe inaffidabile agli occhi dei mercati. Il prestito a tasso agevolato per scopi sanitari potrebbe tradursi in un sentimento di sfiducia verso il paese e impennare lo spread.
Il primo ministro Giuseppe Conte afferma che l’Italia potrebbe usare il MES solo insieme alla Francia. Il principio è giusto, ma non si può limitare a enunciarlo come fosse uno spettatore. Governo e parlamento devono lavorare con chi ha compreso l’entità della crisi e decidere una linea comune. L’Italia e gli altri paesi consapevoli hanno solo due strategie disponibili, da attuare insieme. La prima è quella di accettare il MES oggi per poi scatenare battaglia sugli altri finanziamenti, finora solo promessi. La seconda è quella di rifiutare il MES odierno per provare a strappare condizioni più favorevoli sin da subito. Sedersi e osservare cosa succede, mentre società e parlamento ribollono, non è una strategia.
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