UE
I giorni decisivi dell’Unione Europea
(SkypeEuropa Weekly, rubrica settimanale sull’Europa raccontata dai giornali internazionali: 8-12 giugno 2020). In collaborazione con Federico Pompei.
La settimana europea è iniziata con l’inaspettata notizia delle dimissioni di Mario Centeno, Ministro del Governo Costa, in Portogallo, e, automaticamente, da Presidente dell’Eurogruppo. Un passo forte, soprattutto per ciò che lascia il Ministro portoghese, definito da Wolfang Schauble (non certo uno da complimenti facili) il “Cristiano Ronaldo dell’economia portoghese”. Questo apre un dibattito su chi possa succedergli al vertice dell’Eurogruppo, e tra questi la candidata più papabile sembra la Ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino. Ne parla El Pais, martedì 10 giugno:
“Fonti diplomatiche segnalano che la ministra spagnola conta sull’appoggio di Germania e del gruppo socialista europeo. Il vicecancelliere Scholz, vuole che l’incarico resti in mano socialdemocratica e che rispetti il riparto tra Nord e Sud. […] Insieme alla Calvino si fanno i nomi del lussemburghese Pierre Gramegna e dell’irlandese Pschal Donohoe, ma la spagnola parte in vantaggio. Uno dei suoi punti a favore è l’esperienza nelle istituzioni comunitarie, dove arrivò a essere Direttrice generale del Bilancio.”
(El Pais, 10 giugno 2020)
Chi non è granché interessato a questa decisione è la Gran Bretagna, alle prese ancora con l’emergenza covid-19 e con le ricette di politica economica per rilanciare il paese.
“Il Cancelliere, Rishi Sunak, rimane il ministro più popolare all’interno di un governo che ha perso il sostegno pubblico a causa della gestione del coronavirus. […] Boris Johnson, il primo ministro, sta premendo spese anticipate ed il taglio delle tasse per ravvivare l’economia […] La Gran Bretagna ha bisogno di una politica fiscale che incoraggi la ristrutturazione economica, aiuti la gente a tornare al lavoro e li trasferisca dove necessario, in nuovi posti di lavoro.
Ridurre il “cuneo fiscale” sul lavoro, riducendo temporaneamente i contributi assicurativi nazionali e incoraggiando l’occupazione aiuterà. La spesa sulle infrastrutture dovrebbe essere accelerata. A seconda di come gestirà questa sfida, (Mr Sunak) determinerà se il Governo Britannico può cambiare in meglio la propria economia.”
(Financil Times, 8 giugno 2020)
L’Unione Europea intanto ha iniziato la fase di dialogo e negoziazione sul Recovery Fund. Un piano complesso e che ha mostrato i primi passi verso un accordo, previsto non prima di luglio. Ne parla Politico.eu:
“Un alto funzionario del Consiglio ha affermato che (il Presidente del Consiglio Europeo) Michel ha paralato di disaccordi ‘radicati’, anche sulla questione fondamentale, cioè se il piano di risanamento debba utilizzare sovvenzioni o prestiti per fornire assistenza finanziaria a regioni e settori colpiti duramente dalla pandemia. […] “Sento un’enorme difficoltà politica. Non c’è un vero incontro al momento” ha detto Charles Michel. […] Germania e Francia hanno approvato il concetto di debito congiunto per finanziare il piano di risanamento, che è fortemente sostenuto da Italia, Spagna e Portogallo, tra gli altri. Ma i cosiddetti Frugal Four – Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia – si oppongono all’idea di prendere in prestito denaro da utilizzare per le sovvenzioni, e avanzano un approccio alternativo usando solo prestiti da rimborsare da singoli paesi.”
(David M. Herszenhorn e Maïa de La Baume, 11 giugno 2020, Politico.eu)
Contrariamente a quanto sostengono molti analisti, Ivan Krastev, politologo bulgaro, su Le Monde ha ribaltato la versione che vorrebbe la globalizzazione in grande crisi:
“La pandemia dimostra più di ogni altra cosa al mondo le virtù della globalizzazione. Questa crisi ha dimostrato che paesi democratici e le dittature non sono omogenei. Alcuni paesi autoritari ne sono usciti bene, come Cina e Singapore. Altri non sono riusciti a contenere il virus, come la Russia, che oggi è il secondo paese più contagiato al mondo. L’America è l’esempio di una democrazia che non si è comportata al meglio, mentre paesi come Germania e Corea del Sud hanno dimostrato di saper gestire bene la situazione. […] Ad un certo momento tutto sembrava realizzabile: gli ecologisti hanno visto gli aerei a terra, mentre i nazionalisti hanno visto realizzare il loro sogno della chiusura delle frontiere all’interno dell’Ue. Per due mesi abbiamo abitato tutti un mondo comune. Tutti a casa. Ora siamo a capire che le regole non sono ineluttabili e siamo ad osservare come le persone confrontino oggi quello che accadeva nel proprio paese con quello che accadeva all’estero. Abbiamo abitato il mondo restando a casa. Abbiamo fatto l’esperienza di un cosmopolitismo restando a casa. […] Il vocabolario ideologico della guerra fredda farà il suo ritorno anche se non è paragonabile a quella che si è avuta fino agli anni 80. Cina e Usa oggi intrattengono importanti rapporti economici. Usa e Urss volevano dominare il mondo, la Cina oggi vorrebbe dominare gli altri. Un sentimento ostile alla Cina si sta diffondendo anche in Europa. […] La crisi è presente ovunque e tutti sono vulnerabili. Insomma, viviamo una crisi favorevole alla globalizzazione.
Su scala europea, Merkel e Macron hanno mandato un messaggio forte, con un piano da 500 miliardi di investimento comune. Germania e Francia hanno detto che il loro interesse nazionale è aiutare gli altri paesi dell’Ue. Con il loro messaggio Macron e Merkel ci ricordano che l’Ue è più necessaria che mai.”
(David Carretta, RadioRadicale, 12 giugno 2020, estratto dall’intervista a Ivan Krastev, Le Monde, 10 giugno 2020).
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