UE
Grecia verso il default: Europa rifiuta proroga aiuti. Bce in allerta
L’ennesimo Eurogruppo a Bruxelles, il quinto in 10 giorni, si è chiuso senza un accordo con la Grecia. Le trattative sono interrotte. E il Governo greco che nel frattempo ha annunciato un referendum sul piano proposto dai creditori, sembra viaggiare rapidamente verso il default il prossimo 30 giugno, quando dovrebbe rimborsare 1,6 miliardi di euro (che non ha) al Fondo monetario internazionale.
La riunione era cominciata male. Chi più chi meno era “sorpreso”, “dispiaciuto”, “deluso” – in realtà molto irritato – per l’inattesa mossa del governo di Atene che nella notte di ieri ha annunciato un referendum popolare sul piano proposto dai creditori. Una consultazione da tenersi domenica 5 luglio. Così il premier Alexis Tsipras intende rimettere la decisione sull’accettazione del piano e dei relativi sacrifici ai suoi connazionali: un modo, va detto, che gli consentirebbe di sottrarsi al tragico dilemma fra accettare il piano proposto dai creditori istituzionali (Bce, governi Ue e Fmi) e tradire così gli impegni elettorali, oppure assumersi la responsabilità di un’uscita dall’euro, che i greci al momento non vogliono ma che sarebbe la probabile conseguenza del mancato accordo con i creditori e del conseguente default.
«Le proposte dell’Eurogruppo chiaramente violano i trattati europei e il diritto base al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità, dimostrano il proposito che alcuni dei partner e delle istituzioni non vogliono un accordo fattibile per tutte le parti, ma la possibilità di umiliare un intero popolo», ha detto Tsipras parlando nella notte in tv (qui il discorso). La domanda sulla scheda elettorale sarà «se la proposta delle istituzioni dovrebbe essere accettata o rifiutata». In serata, non senza un’infuocata discussione sull’ammissibilità della consultazione (la Costituzione greca vieta consultazioni popolari su temi fiscali ma le permette tuttavia su «questioni cruciali per la nazione»), il Parlamento greco ha approvato il referendum con 178 sì, 120 no, 2 assenti. Tsipras, che si è già schierato per il no, si è comunque impegnato «a rispettare l’esito della scelta democratica, qualunque essa sia». Il primo sondaggio condotto da Kappa Research dà i sì al 47,2%, i no al 33% e gli indecisi al 18,4 per cento.
Nell’attesa dell’esito referendario, oggi il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha chiesto una proroga del programma di aiuti in corso: ha ricevuto un no. Secondo Varoufakis, il rifiuto dei colleghi di concedere una breve proroga di pochi giorni o settimane «danneggerà gravemente la credibilità e la reputazione delle istituzioni europee». Per il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble «non ci sono le basi per ulteriori negoziati». Nessuno «ha visto alcuna possibilità di poter fare qualcosa in questo momento». Senza proroga del piano di aiuti, e senza liquidità necessaria per pagare la rata Fmi a fine mese, il default è una certezza.
Non a caso i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo hanno continuato la riunione «per preparare a tutto quello che è possibile fare per preservare la stabilità e la solidità dell’Eurozona», ma senza la partecipazione della delegazione greca. Si sta discutendo di come gestire in modo ordinato il default del governo greco, che è esposto in totale per 322 miliardi, di cui 55 verso investitori privati e per il resto Fmi (32 miliardi), governi europei (200 miliardi), Bce (26 miliardi). La Banca centrale europea sta inoltre fornendo la liquidità di emergenza alle banche private greche (quasi 89 miliardi), un rubinetto che non è detto si chiuda in automatico con lo stallo delle trattative. Domani, domenica 28, si riunirà per teleconferenza il consiglio direttivo della Bce: si dovrà decidere il da farsi sulle quattro grandi banche greche che ricadano sotto la vigilanza europea (Alpha Bank, Piraeus, Banca Nazionale di Grecia, Eurobank).
Ad Atene, intanto sale la tensione politica, mentre la gente intensifica la corsa a ritirare contante dalle banche. Il leader conservatore ed ex premier Antonis Samaras accusa Tsipras di essere «un irresponsabile» che ha portato il paese «all’impasse totale», mentre per l’ex premier socialista greco George Papandreou, il referendum è «un tentativo di farsi scudo con il popolo greco delle sue responsabilità (…) nel migliore dei casi questa non è solo una fuga, ma anche codardia». Intanto, nel clima generale di incertezza e nel timore di un blocco del sistema bancario e dei pagamenti, i greci stanno correndo ai ripari, ritirando contante dalle banche. Dopo l’annuncio del referendum agli sportelli bancomat si registrano già lunghe file, senza considerare che la silenziosa corsa a ritirare cash dai conti correnti dura ormai da mesi. Si stima che solo oggi siano stati prelevati 700 milioni di euro. Sebbene fin qui smentite, potrebbero perciò scattare presto misure di controllo sui capitali, come già è accaduto con Cipro, con una serrata delle banche e limiti al prelievo dei contanti. Novità potrebbero arrivare domani dopo la riunione Bce: toccherà alla Banca centrale di Grecia proporre le misure da prendere, ma è il consiglio direttivo della Bce che decide, a maggioranza di due terzi, anche sull’eventuale sospensione dell’Ela (l’erogazione di liquidità di emergenza). Comunque vada, ci sarà da trattenere il fiato fino a quando, lunedì, riapriranno i mercati.
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