UE
Facebook, Orban e altri nemici: le notizie europee della settimana
Facebook danneggia i partiti europeisti?
Negli ultimi anni Facebook è stato spesso nel mirino per via di Bot e account fake che avrebbero fatto campagna per partiti populisti grazie al regolamento blando del social network. La piattaforma di Zuckenberg ha quindi varato una serie di nuove regole per limitare le possibilità di interventi esterni nelle campagne elettorali. Da oggi, chi intende usare il social network per la campagna elettorale dovrà infatti dimostrare di essere ubicato nello stesso paese in cui si trovano gli utenti a cui sono rivolte le inserzioni. Paradossalmente, questa restrizione potrebbe favorire i partiti antieuropei, dato che i partiti più filo-UE e pan-europei sono spesso registrati in un solo paese, pur mirando a diffondere materiale in tutta l’Unione.
Ryanair tra le società europee più inquinanti
Secondo uno studio della Commissione Europea, Ryanair sarebbe tra le 10 aziende europee più inquinanti. Sebbene il colosso irlandese affermi di essere la più ecologica tra le compagnie aeree europee, con il minor tasso di CO2 prodotto, secondo i dati della Commissione le emissioni di diossido di carbonio della compagnia sarebbero aumentata del 6,9% nell’ultimo anno.
Approvata la direttiva sul work-life balance
Il Parlamento Europeo ha approvato in maniera definitiva nuove regole sul congedo di paternità e su quello parentale. Tutti gli Stati Membri dovranno riconoscere minimo dieci giorni di congedo di paternità ai papà dopo la nascita di un figlio, oltre che due mesi di congedo parentale ciascun genitore e cinque giorni all’anno per coloro che prestano assistenza ai parenti che necessitano di cure. Nella
Pacchetto mobilità approvato dal Parlamento
Il Parlamento Europeo ha approvato in prima lettura il pacchetto mobilità, un insieme di testi che prevedono nuove regole sui trasporti su strada, regolando la retribuzione e i tempi di guida dei conducenti, anche nei periodi di distacco dal proprio paese di lavoro per combattere il dumping sociale. La palla passa ora al prossimo Parlamento, che sarà eletto a maggio.
Verstager potrebbe essere candidata alla Commissione
Margrethe Vestager è stata inserita nella rosa di nomi che i liberali dell’Alde potrebbero proporre per la presidenza della Commissione Europea. La danese è attualmente Commissaria Europea per la Concorrenza, e si è fatta apprezzare trasversalmente per la determinazione con cui ha combattuto i comportamenti scorretti dei colossi del web (l’ultima volta qualche giorno fa, con la terza multa a Google).
Orban sospeso dal PPE
Il PPE (il cui candidato alla Commissione Europea è Manfred Weber) ha sospeso Fidesz, il partito di Viktor Orban, primo ministro ungherese. Già da tempo Orban era nel mirino dell’ala più liberale dei popolari a causa del suo governo. Nelle ultime settimane una campagna anti migranti ha visto Orban accusare Soros e Juncker di voler riempire l’Ungheria di migranti, circostanza che aveva spinto moltissimi partiti del PPE a chiedere l’espulsione di Orban, avviando la procedura che ha portato poi alla sospensione.
Come va con la Brexit?
Il 29 marzo il Regno Unito avrebbe dovuto lasciare l’UE, ma ora Brexit ha una nuova data. L’uscita sarebbe dovuta avvenire il 22 maggio, qualora il Parlamento britannico avesse approvato l’accordo negoziato dalla May. La terza bocciatura dell’accordo ha però fatto scattare la seconda opzione: Lady Brexit dovrà dire entro il 12 aprile come intende proseguire. Nel frattempo la Camera dei Comuni ha approvato una legge per evitare il no deal e chiedere una proroga ulteriore, che è stato richiesta il 30 giugno. Se fosse approvata dall’UE, il Regno Unito parteciperebbe alle elezioni europee.
Cosa dicono i sondaggi?
Secondo le ultime proiezioni diffuse dal Parlamento Europeo i movimenti euroscettici scendono nei sondaggi. I due gruppi attualmente più forti, PPE e S&D, perderebbero dei seggi rispetto alla situazione attuale, ma nelle ultime settimane il trend di discesa sembra meno forte. EFDD, il gruppo che ospita Ukip e M5S, passa dai 39 seggi previsti a febbraio ai 30 di marzo, mentre i socialisti prenderebbero 142 seggi (contro i 135 delle ultime proiezioni) e i popolari 188 (a febbraio erano 181). Rimangono stabili l’ENF, il gruppo di Salvini e Le Pen, e i Verdi. Con questi dati, PPE, S&D e Alde potrebbero creare una coalizione dopo il voto. Occorre, inoltre, tener presente che a questi gruppi andrebbe aggiunto quello di Emmanuel Macron, che pur avendo un’impostazione liberale ha dichiarato che non entrerà nell’Alde. Infine, secondo un sondaggio dell’ECFR, tra i temi che più preoccuperebbero gli elettori europei l’immigrazione è superata da problemi come l’aumento del costo della vita e la disoccupazione.
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