UE
Economia sociale, l’Italia fa scuola in Europa
Da Pordenone un nuovo modello di finanziamento dei progetti a scopo sociale sperimentato in cinque Paesi viene adottato dalla Commissione europea
E’ italiano il progetto d’eccellenza su cui la Commissione europea intende testare ed espandere le obbligazioni a impatto sociale. Il Comune di Pordenone, capofila di un progetto che coinvolge dieci partner in cinque paesi e finanziato con 2,15 milioni di euro totali, 1,83 dei quali provenienti dal Fesr – il Fondo europeo per lo sviluppo regionale, diventa modello da seguire in Europa per la capacità di unire fondi europei e investimento privato per obiettivi sociali importanti come l’attivazione dei Neet (giovani che non lavorano, non cercano un impiego e non studiano) e la protezione di anziani e gruppi vulnerabili.
Sono state presentate a Bruxelles, nella sede della Regione Friuli Venezia Giulia, le conclusioni del progetto AlpSib, avviato nel 2016 all’interno del programma transfrontaliero “Interreg Spazio Alpino” che sotto la guida del Comune di Pordenone ha coinvolto il Polo Tecnologico della città, la Regione Valle d’Aosta, Finpiemonte, l’italiana Next-Level e altri nove partner dei paesi della macroregione alpina – Francia, Germania, Italia, Austria e Slovenia. «Ogni partner si è concentrato sulle esigenze sociali che riteneva più importanti per il proprio territorio. Noi abbiamo scelto i neet e gli anziani», ha spiegato Guglielmina Cucci, assessore con delega ai fondi Ue del Comune di Pordenone.
In Germania, grazie all’idea di un medico, il progetto ha finanziato lo sviluppo di “Discovering Hands”, un’impresa sociale che sfrutta la maggiore sensibilità al tatto delle donne ipovedenti per individuare precocemente il cancro al seno e permettere di intervenire con tempestività. L’impresa, sostenuta da capitali privati, dà lavoro alle donne ipovedenti e costituisce un esempio di innovazione nel campo del servizio sanitario.
In Francia si sono concentrati su progetti per migliorare la mobilità e l’occupazione, mentre in Austria hanno utilizzato i “bond sociali” per contrastare la violenza sulle donne.
In AlpSib, spiega David Rinaldi, professore di economia alla Università ULB di Bruxelles, «l’innovazione sociale che porta effetti positivi sul territorio si combina con l’innovazione nell’utilizzo dei fondi europei. L’esperienza di Pordenone ci ricorda che l’Europa di per sé non è né buona né cattiva, dipende da cosa ne facciamo e per quali scopi la utilizziamo. Francamente, non vedo miglior uso che avvicinare amministrazioni di diversi Paesi e settore privato per ottenere risultati concreti sulle popolazioni e sui territori».
Il progetto ha permesso di elaborare una modalità contrattuale pubblico-privato omogenea per tutto l’arco alpino, catturando l’attenzione delle istituzioni Ue. L’idea di base è far anticipare agli enti privati gli investimenti in progetti a impatto sociale, salvo rimborsarli una volta raggiunti gli obiettivi legati allo stesso progetto. Terminata la parte di preparazione metodologica, AlpSib vorrebbe ora passare alla fase pilota di utilizzo dei nuovi contratti a impatto sociale.
Tramite gli strumenti della finanza sociale, AlpSib ha facilitato gli investimenti volti a mobilizzare il capitale e destinati all’ambito sociale. All’interno del progetto, grazie a soluzioni innovative, fra cui i Social Impact Bonds (SIB), amministrazioni pubbliche e investitori privati hanno organizzato e partecipato a progetti a scopo sociale, unendo la logica economica dell’investimento privato e la visione socialmente responsabile delle politiche sociali, per creare delle partneship a beneficio delle comunità locali.
Nell’ambito delle politiche di investimento regionale europeo, AlpSib rappresenta una ‘best practice’ e un esperimento, riuscito, di coesione transnazionale: grazie allo stanziamento di fondi europei, la qualità della vita e il futuro professionale di gruppi sociali a rischio possono essere tangibilmente migliorati.
Devi fare login per commentare
Accedi