UE

Di #Grexit e Della Mancanza di Visione Europea

5 Luglio 2015

L’errore che molti fanno su #Grexit è quello di pensare ad uno scontro ideologico tra due parti. Ma ci sono terze parti e terze vie.

La verità sulla Grecia è la situazione in cui si trova, che esemplifica al massimo la complessità nella quale viviamo.

Non è una questione di bianco o nero. Ma una piattaforma multilaterale di malcontento.

 

Breve parentesi di ottimismo

Anche se le prospettive per la Grecia possono sembrare inquietanti, si intravedono delle opportunità, figlie di questo caos, per riconsiderare il senso di appartenenza ad una comunità e per sperimentare nuove forme d’ingaggio. Ultimamente, ho avuto modo di ascoltare tante storie che descrivono un’Atene in fermento, diversa da quella che appare sui media. Al recente Summit di Ouishare a Calvanico, Penny e Jeff mi hanno raccontato di Pop-Up Kitchen e di come sono riusciti a improvvisare e riempire con successo un ristorante pop-up etnico nel quale i cuochi erano immigrati, alcuni dei quali senza documenti.  Mi hanno parlato di un quartiere, quello anarchico, che brulica di outsiders, di sperimentatori radicali, di stranieri che attirati dal basso costo della vita – un bivano costa 150 euro al mese – e dalla obbligata messa in discussione dello status quo, stanno contaminando il pensiero locale, esplorando nuove vie. Tra questi anche la comunità di nomadi innovatori sociali di UnMonastery che dopo Matera si è spostata proprio ad Atene. Amici che frequentano molto la Grecia poi mi spiegano che fuori dalle città – che non sono tante – anche durante la crisi si sono create delle economie circolari che si auto-sostengono. Il vero dramma si è avuto nelle città con le riduzioni draconiane delle pensioni, che come in Italia fungono spesso da cuscinetto-welfare per i nipoti.

 

Torniamo all’Europa

Tutti stiamo parlando e twittando del surreale referendum che sta innescando un meccanismo lose-lose, dove perdiamo tutti. L’Europa deve esser più chiara sullo scopo che si prefigge di raggiungere con la sua Unione.

L’Europa sta decadendo. Abbiamo bisogno di leader più responsabili e anticonformisti, visionari e coraggiosi.

L’Europa finora è stata quella delle banche e non quella degli europei. Che spreco! Tutti i non europei ci invidiano la diversità, noi la stiamo standardizzando con oscuri – ai più – protocolli e tecnicismi che appartengono ancora all’epoca sulla quale si era basata l’era delle ideologie.

Essere leader anticonformisti, dissidenti, e allo stesso tempo responsabili non rappresenta un ossimoro. Specialmente se chi assume la leadership quando agisce oggi lo fa pensando al lungo termine.

L’Europa manca di visione. Sembra non sapere cosa voglia diventare da grande. L’aspetto burocratico ha preso il sopravvento su quello umano-comunitario.

L’incidente #Grexit è il sintomo che la diagnosi e la conseguente cura sono sbagliate.

Il dramma risiede nel non vedere in giro nuovi dottori con cure alternative.

Infine, mentre non dobbiamo dimenticarci del passato, abbiamo oggi bisogno di guardare a nuove, alternative e più decentralizzate vie per definire e valutare il valore e la reputazione.

Se vogliamo promuovere un rinnovato senso di europeitudine, abbiamo bisogno di ripartire dal basso, dalle comunità. Questo è ciò che Adriano Olivetti ci suggeriva circa 70 anni fa. Credo sia ancora applicabile oggi.

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