UE

Corte di Giustizia Europea: piano con estradizioni in Polonia; freno agli OGM

25 Luglio 2018

Prendendo posizione sulla mancanza di tutela giuridica in Polonia, alla luce della riforma del sistema giudiziario che mina l’indipendenza del giudicativo sottoponendolo all’esecutivo, i magistrati della Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo hanno deciso che gli Stati Europei non debbano dare esecuzione sempre ed in ogni evenienza alle richieste di estradizione verso la Polonia. La decisione è stata invocata nel caso di uno spacciatore di droga ricercato con mandato di cattura europeo da Varsavia ed arrestato in Irlanda. L’uomo ha fatto valere che in caso di consegna, in Polonia non subirebbe un processo equo. La Corte si è richiamata al procedimento secondo l’articolo 7 avviato nei confronti della Polonia dalla Commissione Europea nel dicembre dello scorso anno in cui il Consiglio con una maggioranza di quattro quinti era giunto alla conclusione che la riforma polacca costituisca una grave lesione dei valori europei comuni. I giudici hanno indicato che questo è un serio indizio e che eccezionalmente l’estradizione possa essere sospesa. I giudici di Lussemburgo hanno esplicitato però che è la Corte irlandese che dovrà decidere nel caso concreto se il ricorrente corre il rischio di vedere leso il suo diritto ad essere giudicato da un tribunale indipendente in Polonia richiedendo gli ulteriori chiarimenti del caso alle autorità polacche. (Caso: C-216/18 PPU, le Conclusioni dell’Avvocato Generale Evgeni Tanchev del 28 giugno 2018 sono consultabili in italiano su http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=203431&pageIndex=0&doclang=IT&mode=lst&dir=&occ=first&part=1&cid=841064).

Con una seconda sentenza, se possibile ancora di più vasta portata generale, i magistrati europei hanno poi stabilito che la commercializzazione di prodotti modificati con mutagenesi -cioè in cui il patrimonio genetico sia alterato senza aggiunte di porzioni di DNA esterno ma attraverso procedimenti fisico-chimici, quali l’impiego di radiazioni, enzimi, od altre sostanze- implica gli stessi rischi potenziali dei prodotti modificati transgenicamente e pertanto deve essere sottoposta agli stessi limiti. Sarà quindi necessario richiedere, conformemente alla direttiva 2001/18/CE del 12 marzo 2001 sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati, autorizzazioni specifiche ed i prodotti dovranno essere chiaramente etichettati. Seri prerequisiti che ipotecano la futura immissione sul mercato di alimenti modificati geneticamente anche con queste tecniche, che secondo i fautori per contro sarebbero molto promettenti per realizzare piante più resistenti al calore ed alle malattie. Sono state nove associazioni agricole ed ambientaliste francesi a sollevare il caso attaccando il recepimento della direttiva nel loro Paese. Citando in giudizio il Primo Ministro ed il Ministro per l’agricoltura, l’agroalimentare e le foreste, hanno portato i giudici del Consiglio di Stato a richiedere chiarimenti ai colleghi a Lussemburgo sotto forma di rinvio pregiudiziale ed ora i magistrati francesi dovranno decidere concretamente seguendo le indicazioni dettate dalla Curia di Lussemburgo. (Caso C-528/16, le Conclusioni dell’Avvocato Generale Michal Bobek in italiano del 18 gennaio 2018 sono consultabili su http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=198532&pageIndex=0&doclang=IT&mode=lst&dir=&occ=first&part=1&cid=847034).

Merita infine di essere evidenziata per le sue implicazioni anche una terza decisione giudiziaria, anche se presa dai giudici tedeschi del tribunale di Gelsenkirchen e valida solo in Germania. I magistrati hanno imposto alla Amministrazione di Bochum di recuperare in Tunisia la presunta ex guardia del corpo di Osama Bin Laden Sami A. estradata illegittimamente il 13 luglio 2018, dando loro termine entro fine del mese corrente ed imponendo, in caso di inadempienza, una sanzione pecuniaria di 10 mila euro. L’uomo era stato classificato come pericoloso dalle autorità del Nord-Reno Wesfallia e la stessa Cancelliera parlando al Bundestag aveva evidenziato la necessità di espellerlo. I giudici di Gelesenkirchen avevano però fermato l’estradizione a fronte del rischio di torture cui Sami A. avrebbe potuto andare in contro in Patria. Le Autorità competenti avevano proceduto ugualmente e non lo avevano portato indietro anche se erano state raggiunte dall’ordine dei magistrati quando erano ancora nella porzione extraterritoriale dell’aeroporto di Tunisi. I giudici di Gelsenkirchen hanno lamentato che finora non sono stati mossi passi concreti per riprendere Sami A., al di fuori di un’interrogazione attraverso il Ministero degli esteri alla Tunisia per sapere il suo luogo di soggiorno, e ciò non può bastare per dire che non è possibile procedere. In effetti le Autorità del Land hanno promosso ricorso al Tribunale amministrativo superiore a Münster e concretamente non sembrano voler compiere sforzi concreti per recuperare il tunisino espulso. Nel frattempo, il Governo ha avanzato l’intenzione di elevare la Tunisia, insieme al Marocco e l’Algeria a Paesi di provenienza sicuri con l’effetto di garantire le espulsioni verso quelle Nazioni. Secondo dati del Ministero degli Interni diffusi dalla Die Zeit già ora coloro che provengono dal Maghreb hanno scarse possibilità di ottenere asilo in Germania. Nel 2017 solo lo 2% di coloro che giungevano dall’Algeria, il 4,1% degli originari dal Marocco ed appena il 2,7% di quanti scappavano dalla Tunisia sono stati accolti. Ancora peggio va solo ai georgiani, nel 2017 solo lo 0,6% è potuto rimanere nella Repubblica tedesca.

Tutte e tre le decisioni hanno trovato spazio nei media tedeschi, ma fin qui non altrettanta evidenza in quelli italiani.

 

 

Immagine di copertina: Fonte Corte di Giustizia Europea

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