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“Speranza” e “sinistra”: le parole di Corbyn per credere al miracolo
“Scommetto che Jeremy Corbyn sarà felice quando saranno passate le elezioni, così potrà tornare a indossare il suo cappello da comunista”. Non è una battuta ma un tweet letto dal leader del Labour Party in un video diventato virale. “Cos’è un cappello da comunista? Io indosso un berretto. È un po’ come quando hanno detto che guidavo una bicicletta maoista. È una bicicletta!” Corbyn, in un minuto e mezzo circa, legge una serie di critiche e risponde in maniera ironica. A chi dice che crede agli alberi su cui crescono i soldi, visto che promette di non far pagare le tasse universitarie, risponde che in effetti esistono alberi del genere, alle isole Cayman. E al provocatorio “qualcuno può dirmi chi è Jeremy Corbyn”, risponde: il prossimo Primo Ministro.
Stando ai sondaggi però, la risposta sembra poco verosimile e sembrano lontani anche in tempi in cui ha fatto la sua comparsa Momentum. Il movimento era nato per sostenere la sua corsa alla leadership laburista nel 2015 e ancora oggi aiuta il partito con molti gruppi locali di attivisti in rete e non solo. Nel 2017, anno delle precedenti elezioni, i suoi sostenitori sono stati molto abili online. Basti pensare che secondo uno studio dell’Internet Institute dell’Università di Oxford, riportato dal Guardian, il 62% dei tweet dell’ultima settimana del mese di maggio 2017 era riconducibile al Labour e addirittura il 40% dei tweet di tutto il mese. Ancora nella precedente campagna elettorale, è stato stimato che quindici milioni di persone hanno visto almeno un video di Jeremy Corbyn.
Da quando è leader del Labour, il numero dei membri del partito è aumentato ed è arrivato a 552mila unità nel mese di gennaio 2018, secondo i dati della Camera dei Comuni dello scorso anno. Alla luce di questi dati molti si chiedono quanto possa recuperare il partito rispetto al ritardo sui Conservatori, grazie alla campagna elettorale di queste settimane. Dopo la vittoria di David Cameron nel 2015, ci sono state le elezioni anticipate nel 2017, volute da Theresa May che sperava di avere un mandato pieno per gestire la complessa questione dell’uscita del Regno Unito dall’Ue e Corbyn è riuscito a far ottenere al suo partito il 40% dei consensi, contro il 42% dei Conservatori. Probabilmente nemmeno stavolta Corbyn riuscirà a diventare il prossimo inquilino di Downing Street, vanificando quindi l’ultima battuta del suo video. Il partito di Boris Johnson è stimato infatti al 43%, esattamente dieci punti percentuali in più del Labour Party.
Lo riporta il Guardian, che ha effettuato una media dei sondaggi dei principali istituti di ricerca. Secondo ICM, però, di coloro che due anni fa non hanno votato, il 27% intende votare per I laburisti, il 12% per I Tories, il 21% non lo sa ancora, il 19 % confermerà l’intenzione di non votare e, infine, l’8% voterà per i LibDem. Altri dati interessanti sono quelli di Statista. Come è noto la brexit è un tema attorno al quale ha ruotato questa campagna elettorale, è stato quindi chiesto a un campione di 542 cittadini dell’Ue che risiedono in UK cosa pensano dell’attuale situazione politica. Il 26% dei loro consensi va al Labour Party, il 22% ai Lib Dem, il 12% ai Tories, ma colpisce il 22% che non sa per chi votare. Quasi il 40% dei cittadini comunitari ha deciso di lasciare il Regno Unito una volta che sarà avvenuta la brexit, mentre oltre la metà, per la precisione il 55%, non ha ancora fatto una scelta definitiva. Le preoccupazioni principali riguardano la situazione economica, il lavoro, l’aumento del costo della vita. Molti sono anche colpiti dall’atteggiamento dei cittadini britannici nei loro confronti.
I laburisti propongono di aumentare le risorse per il sistema sanitario nazionale, di nazionalizzare le industrie chiave. Vogliono introdurre un salario minimo per tutti i lavoratori, intervenire sull’età pensionabile e rinegoziare l’accordo di uscita del Regno Unito dall’Ue per poi chiedere il parere dell’elettorato. Eppure queste ricette non sembrano convincere gli elettori che non premiano il Labour. È davvero già scritto l’esito delle elezioni di giovedì? C’è ancora speranza di recuperare il divario con i Conservatori? Speranza, intanto, è la parola scelta da Corbyn per il tweet con il video con la meravigliosa voce di Emeli Sandè che canta Tu non sei solo. “Sei stanco di sentire bugie, sei annoiato perché ignorato, non riesci a trovare la tua comunità di appartenenza, sei stanco di chiedere risposte, ti fa star male che la verità venga censurata?” E ancora “sei stanco di lavorare per il minimo? Amico, tu non sei solo”, recita il brano prestato alla campagna laburista come manifesto politico. Tra pochi giorni sapremo se nemmeno Jeremy Corbyn è solo, il solo a crederci.
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