UE

Contro la paranoia non serve l’apologia. Solo i critici possono salvare l’Europa

30 Maggio 2018

L’estremismo dei liberali prima, negli anni ottanta e novanta, ha lavorato ai fianchi la sinistra europea riuscendo a convicerla che il suo ruolo storico era quello di superare l’alternativa fra destra e sinistra diventando l’epicentro politico liberale di una società liberale. Poi, negli anni 2000, quando la sinistra ha assolto pienamente questo ruolo riformando in profondità sia se stessa sia le società europee secondo i dettami dei liberali, gli stessi liberali estremisti hanno guardato con (malcelata) soddisfazione a uno degli effetti più rilevanti del loro progetto: lo scivolamento di massa dell’elettorato popolare – un tempo cuore dell’insediamento sociale della sinistra europea – verso una nuova destra anti-democratica e reazionaria. Una destra, che ovviamente sosteneva di superare la destra e la sinistra proprio come sognavano i liberali estremisti, e che si era strumentalmente radicata nelle condizioni sociali prodotte dalle stesse riforme in profondità realizzate dalla sinistra su invito dei liberali estremisti.

Allora, a quel punto, gli stessi liberali estremisti hanno potuto sottolineare come la sinistra da loro trasformata in (non più) epicentro liberale di una società che si scopriva essere (non più) liberale andava essa stessa dismessa, prova ne era il fatto che i ceti popolari e medi le avevano quasi completamente voltato le spalle. Gli stessi liberali estremisti hanno così potuto in gran parte sostituire le vecchie classi dirigenti delle organizzazioni politiche della sinistra ereditandone le spoglie e dichiarando che tali spoglie dovevano superare ulteriormente sé stesse, dando vita a nuovi attori politici capaci di muoversi sul terreno definito dalla nuova destra (che diceva di non essere destra) anti-democratica e reazionaria.

I ceti popolari e gran parte dei ceti medi, così hanno ragionato gli estremisti liberali, sono ormai strutturalmente nel campo occupato da tale attore e dobbiamo quindi costruire una nuova politica di classe che si definisca in opposizione ai ceti popolari che votano per i “populisti” e gli “anti-sistema”.

Questa, ovviamente con più di una generalizzazione, approssimazione e parzialità, è la storia di questi anni ed è la storia che porta all’incredibile circostanza che fa oggi di Carlo Calenda – un uomo che legittimamente con la sinistra, in tutte le sue possibili versioni, non ha mai avuto nulla a che fare – il leader di fatto di questo nuovo attore politico, gli “anti-sovranisti” e gli “anti-populisti”, che si sarebbe sostituito alla sinistra in Italia come in Europa.

Questo nuovo attore, che più volte si è dimostrato nettamente minoritario in Italia e altrove in Europa, contribuisce con il proprio ricercato minoritarismo sociale (che talvolta diviene assai malcelato classismo) a mettere a rischio sia la democrazia costituzionale sia il progetto europeo. Accettando il terreno degli “apocalittici”, e assumendo così il ruolo degli “apologetici”, gli “anti-populisti” riproducono, addirittura radicalizzandolo, l’errore strategico compiuto a partire dagli anni novanta: l’idea che l’alternativa fra destra e sinistra e una politica democratica di classe – delle diverse classi – non sia l’unico terreno possibile per una democrazia costituzionale, pena il suo degrado o addirittura collasso.

Oggi in Europa quello che manca è quindi la sinistra, il cui spazio naturale non è né quello della paranoia né quello dell’apologia, bensì quello della critica.  La sinistra che competa non contro i “populisti” sulla loro agenda, ma contro i “populisti” per il loro elettorato.

Ma non esiste più la sinistra, si dirà. Vero, e mai come in queste ore drammatiche la sua assenza si è manifestata in tutta la sua violenza. Ma se per questo nemmeno molti degli attori politici che oggi sono definiti “populisti” non esistevano dieci anni fa. E certo una nuova sinistra continuerà a non esistere se tutti i “critici” che pensano di meritare di meglio dell’apologia e della paranoia  continuano ad illudersi che a difendere la società possa essere un liberalismo ultra-minoritario, estremista e fuori tempo massimo.

I liberali europei hanno peccato di hybris pensando che la democrazia, e la democrazia europea in particolare, potesse fare a meno della sinistra e così facendo sono diventati degli estremisti. Non è certo da loro che possono arrivare le soluzioni per salvare sia la democrazia costituzionale sia il progetto europeo. Per questo serve la sinistra. Prima ci si mette al lavoro, e prima possiamo ricominciare a sperare.

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