UE
Una sola Europa. Buon 9 maggio
C’è Europa e “Europa”. In questi mesi, forse più che mai, ci stiamo chiedendo quale sia la vera Europa: quella che progetta un Fondo di investimento per rilanciare i paesi dell’Unione, senza distinzione di bilanci e debiti, o quella della Corte costituzionale tedesca, che in sostanza riflette la voce dei sovranisti del paese.
Dunque, quale Europa vogliamo? Per molti, come chi scrive, l’Europa è quella che festeggia i 70 anni della dichiarazione Schuman, ministro degli esteri francese che con la sua dichiarazione di apertura e di cooperazione europea, mise il primo, importante, mattone della Comunità Economica Europea e oggi dell’Unione. Da ricordare che l’intelligenza e la visione di Schuman fu di non fermarsi – a cinque anni dalla fine della guerra e con l’Europa ancora in macerie – alla ricostruzione dei singoli paesi, ma alla creazione di una cooperazione su materie importanti, come il carbone e l’acciaio. Eppure la Francia era vincitrice della guerra, avrebbe potuto agire diversamente, ripetendo però gli errori che furono alla base dell’ascesa nazista, cioè le impossibili condizioni imposte alla Germania sconfitta nella Prima Guerra Mondiale. No, la Dichiarazione Schuman chiedeva alla Germania sconfitta di cooperare, di aprire una nuova stagione di relazioni, una rinascita di tutto il continente, segnato in quel momento oltre che dalle macerie dalla crescente tensione dovuta alla guerra fredda. Fu una dichiarazione di una visione, di un’apertura e di una solidarietà impressionante confrontata col dibattito odierno. Quando ancora la rabbia e la voglia di vendetta avrebbero potuto avere le proprie (stupide ed errate) ragioni. Di quella dichiarazione, appoggiata dai primi sei paesi fondatori (Francia, Italia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Germania Ovest) siamo figli. Chi se lo dimentica è destinato a riportare indietro l’Europa e a ricommettere errori già visti.
La follia della sentenza della Corte Costituzionale tedesca ridà nuovi argomenti a un dibattito che svilisce il coraggio e la visione politica della Dichiarazione Schuman, facendo peraltro un danno di immagine grande alla Corte tedesca, alla Germania e ai tedeschi. E questo nonostante l’accordo raggiunto sul MES (senza condizioni per materie sanitarie). Una sentenza che rende forse felice chi dell’Europa ha una visione differente, come ad esempio l’ex ministro delle finanze Schauble, grande sostenitore delle condizionalità imposte alla Grecia durante la crisi del 2011, e che oggi ha dichiarato, non sappiamo se con con gioia o preoccupazione, che “l’euro è a rischio”. Un esempio di visione e di Europa che non rientra nella Dichiarazione Schuman, un “non modello” da rigettare politicamente, economicamente e anche umanamente a leggere le parole pronunciate a Der Tagesspiegel appena il 27 aprile: “È assolutamente sbagliato subordinare tutto alla salvaguardia della vita umana”. Chissà, forse è per questo motivo che la sua visione d’Europa prevede, anche di fronte a cataclismi di questo tipo, il primato dell’economia e dei bilanci, piuttosto che del sostegno e dei principi che sono alla base della nostra Unione. “Se c’è un valore assoluto ancorato nella nostra Costituzione (tedesca), è la dignità delle persone, che è intoccabile. Ma questo non esclude che dobbiamo morire”. Beh, forse l’unica cosa da lasciar morire nel prossimo futuro è quest’avvelenata idea d’Europa.
Viva la Dichiarazione Schuman, buon 9 maggio, buona festa dell’Europa.
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