Partiti e politici

Caro Grillo, ha vinto Tsipras non i 5 Stelle che vogliono uscire dall’euro…

6 Luglio 2015

Irruento, come un temporale estivo, è arrivato il giubilo di Beppe Grillo per la vittoria del “no” al referendum in Grecia. Che viene da chiedersi: ma perché? Del resto già nella giornata prima del voto, si è visto il leader del Movimento 5 Stelle esondare in sproloqui anti-euro, decantando le virtù del default con argomentazione tipo “Si soffre un anno, ma poi si riparte con la sovranità finanziaria”. Insomma, né più né meno del suo solito spettacolo, ma con un uditorio potenziato dall’importanza della giornata.

Al Grillo in crisi di visibilità non è parsa vera la possibilità di riconquistare la scena, almeno sui mezzi di informazione italiani. E poco conta che lo abbia fatto vincendo con i voti degli altri. Nella fattispecie quelli dei greci per l’Oxi al referendum, che ha visto trionfare Alexis Tsipras con la sua posizione avversa all’accordo con i creditori. Ma il condottiero dei pentastellati ha omesso un argomento: con il referendum sul piano proposto dai creditori, il premier greco ha cercato – e trovato – una sponda popolare per restare nell’Unione europea, e anche nella moneta unica, chiedendo solo di avviare una trattativa su nuove basi. Il leader di Syriza, per intenderci, non ha indetto una consultazione per uscire dall’euro, bensì per cambiare le politiche che stanno distruggendo il sogno europeo (e non solo per questioni economiche).

Proprio Beppe Grillo, l’ex comico che da sempre accusa i media di mistificare la realtà, ha cercato di manipolare il senso della consultazione in Grecia, facendola sembrare una battaglia anti-euro. Per amore di verità va ribadito che non è così: Tsipras lo ha ripetuto prima, durante la breve campagna elettorale, e dopo l’esito del voto che non era in discussione la permanenza nell’eurozona.

Peraltro il numero uno di Syriza  ha usato parole coraggiose come l’ammissione che “non esiste una soluzione semplice” alla crisi. Piaccia o meno il suo comportamento, Alexis Tsipras non è andato a straparlare in tv, sostenendo che basta silurare l’euro per tornare tutti occupati e benestanti, come invece ha fatto Grillo (sempre ricordando che all’inizio un po’ fa male l’uscita dall’euro, come se fosse una punturina che poi passa e stiamo tutti meglio), seguito a ruota dal suo probabile erede Luigi Di Maio. E come avverrà a ‘Rete unificata’ sui canali web vicini ai 5 Stelle.

Sempre per restare nell’alveo dell’amor di verità, il M5S ha proposto l’esatto contrario rispetto al referendum del 5 luglio in Grecia: una consultazione per uscire dalla moneta unica europea, come spiega l’inequivocabile hashtag #fuoridalleuro. Eppure da Atene Grillo, da principale esponente di una forza parlamentare sostanziosa, potrebbe trarre una lezione: portare avanti una battaglia contro l’austerità made in Europe che sta stroncando il sogno della vera Unione europea. Una battaglia fatta di sacrifici e di mediazioni sfidando i probabili strali della stampa, ma accettando la presenza dell’euro che nel mondo ideale pentastellato non esisterebbe. Ma il mondo reale, si sa, è spesso fatto di cose che non piacciono e con cui bisogna misurarsi.

Perciò, temo, che la questione non si porrà: il M5S punta ad altro. Ossia a conquistare i voti banalizzando la complessità e mistificando la realtà.

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