UE
altro che Kapò: Schulz difenderà l’Europa
Nella Quinta legislatura del Parlamento Europeo (PE) c’erano italiani illustri. Da Giorgio Napolitano a Ciriaco De Mita, Casini e altri. Quando, nel luglio del 2003, si insediò Berlusconi come Presidente del Consiglio di turno dell’UE, unitamente ad alcuni pochi (Cossutta, Bertinotti, Rutelli, Di Pietro) toccò ad un giovane deputato della SPD tedesca, Martin Schulz, allora aveva 48 anni, muovere l’accusa che milioni di europei sentivano di dover lanciare: Conflitto d’interessi! Anche gli svedesi mossero la medesima accusa. Olle Schmidt, svedese, disse: “ Il suo stesso ruolo di proprietario di mezzi d’informazione in Italia ha permesso al governo di dettare il contenuto sia della stampa privata che della televisione pubblica. Si tratta di uno sviluppo assai preoccupante, che riguarda l’intera Unione europea e che non sarebbe mai stato accettato se si fosse verificato in qualsiasi nuovo Stato membro dell’Unione. La triste domanda che dobbiamo ora porci è se l’Italia sia un paese che soddisfa i criteri politici di Copenaghen».
Quell’accusa cadde nel vuoto, allora ed oggi stesso, ma Martin fu oggetto di un violento attacco allusivo ai “Kapò” che gli lanciò Berlusconi. Rispose con molta tranquillità. “ Il mio rispetto per le vittime del nazifascismo m’impedisce di fare qualsiasi commento al riguardo. Tuttavia, ho le idee molto chiare sul fatto che è estremamente difficile accettare una situazione in cui un Presidente in carica del Consiglio, di fronte alla minima contestazione nel corso di un dibattito, perda a tal punto la padronanza di sé». E’ fatto così l’uomo: ironico fino al possibile sarcasmo ma sincero ed onesto!
Deciso e propositivo Martin Schulz ha una visione lucida di quello che dovrebbe essere l’Europa. Innanzitutto un’Europa ad unica velocità, non a due o tre velocità come adesso è evidente. Con una politica, se non dichiaratamente socialista, almeno con il cuore e non con l’euro; un’Europa dei popoli con una volontà politica di abbattere non solo le frontiere ma le barriere culturali tra paesi, come ad esempio quelle linguistiche.
Avvicinarsi alle esigenze delle classi più umili. Questo è sempre stato il suo dettame, nato forse anche dall’aver vissuto la contraddizione familiare di una madre di estrazione borghese, nella CDU, e di un padre poliziotto da famiglia di minatori.
Ha preso la palla al balzo, Schulz, nessuno meglio di lui può impersonare il ruolo di antagonista della Merkel, la donna di ferro della Rhur, la Cancelliera a constante difesa della BundesBank, la donna che impersona in salsa bavarese la Lady di ferro Margaret Thatcher.
Martin lancia dalla Westfalia, il suo Land, un messaggio preciso: un’Europa umana in cui cultura, rispetto e valori abbiano la precedenza su euro, moneta e mercati, un’Europa che ha bisogno di questo potenziamento, alla luce di quanto avviene al di là dell’Atlantico dove un Presidente sta ben travalicando le Reaganomics e si avvia a farci ricordare Ronald Reagan come un campione dei diritti sociali e civili.
Questo giovane sessantenne è forse il più degno erede di Willy Brandt, l’uomo che in piena guerra fredda, osò promuovere la scandalosa Ost-Politik e gliela fecero pagare con un’accusa di spionaggio rivolta al suo collaboratore Guillame. Si aggiunga che, al momento, non si intravedono personalità politiche capaci di spezzare quella tenaglia che da Mosca e Washington si spinge per ridimensionare l’Europa: si badi bene, non solo l’euro ma i valori sociali e culturali del vecchio continente.
In Germania esistono milioni di cittadini,italiani di origine, pronti a votarlo, diamogli una mano!
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