Partiti e politici
Spagna: approvata la tassa Robin Hood per il COVID
Dalle nostre parti si è parlato – e si parla ancora tanto – di fondi europei: meccanismo europeo di stabilità (MES), recovery fund, agevolazioni a più livelli e chi più ne ha più ne metta. Non troppo distante dall’Italia, però, nel disinteresse generale, un Paese ha rinunciato a tutti questi strumenti, evitando di indebitarsi con l’Europa e mira a ottenere i fondi di cui ha bisogno per riappianare la situazione economica minata dalla pandemia chiedendoli a chi può permettersi di pagarli.
La strategia spagnola
Si tratta della Spagna. Il Paese è reduce da una stagione politica veramente difficile, con svariati governi che sono stati costretti a presentare le dimissioni dal momento che non riuscivano a costituire maggioranze capaci di garantire governabilità.
Il 13 gennaio si è insediato l’esecutivo attuale, di centro-sinistra, guidato dal socialista Pedro Sanchez, il quale si è alleato con il Partito Socialista della Catalogna (PSC) e Sinistra Unita (IU in spagnolo, acronimo di Izquierda Unida) di ispirazione comunista e convinzione federalista. La spalla principale di Sanchez, però, è Pablo Iglesias, Secondo Vicepresidente e Ministro alle Politiche Sociali nonché all’ambiziosa Agenda statale per il 2030. Iglesias è il fondatore del partito Podemos, possiamo in italiano, una formazione socialdemocratica, ecosocialista e propugnatrice di quella democrazia diretta che, per qualche motivo, in Italia pare ancora una barzelletta sulla quale sganasciarsi.
Da questa alleanza, figlia non troppo fortemente desiderata della necessità di dare un governo alla Spagna, potrebbe essere uscita fuori la migliore strategia per il riassorbimento dei danni economici dovuti al coronavirus. Gli iberici hanno ideato un nuovo sistema d’imposta, il quale mira a domandare di più a chiunque possegga di più.
Una tassa sulla ricchezza
Anche la Spagna, così come tutta l’Europa, è alle prese con la cosiddetta seconda ondata pandemica. A Madrid si vuole evitare ad ogni costo la strada dell’indebitamento con Bruxelles, dal momento che Iglesias ha ancora gli incubi ripensando a quando successo nella Grecia governata dal suo amico Alexis Tsipras e, probabilmente, le sue preoccupazioni sono condivise con gli alleati di governo. Da queste premesse è stata creata la nuova Legge di Bilancio, secondo la quale saranno aumentate le imposte a tutti i grandi gruppi aziendali – si parla di un punto in più per chiunque dichiari un patrimonio di oltre 10 milioni di euro – e ai privati con reddito superiore ai 200mila euro – per loro la tassa aumenterà di 2 punti.
Il nuovo gettito servirà ad aiutare la Sanità spagnola in questo momento così delicato. “Stiamo per stanziare 3.064 miliardi di euro sulla Sanità. Il più grande investimento pubblico nel sociale della storia. Tale misura seppellisce definitivamente l’austerity.” Ha affermato Iglesias annunciando alla stampa e al pubblico il provvedimento. Il Paese iberico rinuncerà al MES e al recovery fund – almeno, questo è quanto intendono fare per il momento – ma accetterà gli oltre 70 miliardi a fondo perduto che la UE ha destinato loro. Il piano di destinazione degli aiuti è al momento in definizione. Sanchez ha garantito che sarà rispettata ogni condizione imposta dalla Commissione. L’accordo è stato raggiunto nella giornata del 26 ottobre tra i due principali alleati di governo. L’annuncio è stato diffuso nella mattinata del 27.
È altamente probabile che una parte dei fondi che arriveranno dall’UE e che saranno ricavati dal nuovo sistema fiscale saranno stanziati per politiche attive del lavoro e borse di studio universitarie, due pietre angolari nel programma di Podemos. Come ha voluto ricordare Sanchez, il pacchetto messo a punto dal governo si costituisce di investimenti “inevitabili, indispensabili e progressisti per andare a favorire una ripresa economica che non lasci indietro nessuno.”
Ovviamente, resta da vedere se il piano governativo avrà successo o meno. È già una notizia però che ci sia una sinistra al governo in Spagna che faccia davvero cose di sinistra; in Italia non è mai capitato.
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