Spagna

A scuola da Podemos

18 Ottobre 2018

“Sí se puede, sí se puede!”. In questa frase (che non necessita di una traduzione), gridata a gran voce dal pubblico al termine dell’intervento di Pablo Iglesias, potremmo riassumere l’essenza della tre giorni organizzata dall’Instituto 25M a Madrid, nei giardini de las vistillas dal 12 al 14 ottobre. Il posto è piccolo e incantevole, ma abbastanza capiente per ospitare 40 attività e 100 ospiti da tutta Europa. La fontana centrale fa da spartiacque tra il “Meeting point”, la “Estación central” e la “Red de Cercanías”; infine, sui lati, c’è il mercato dei produttori agricoli e il vagone ristorante dove la gente fa una sosta, ascoltando musica dal vivo in mezzo al verde. Qui, il treno dell’universidad de Podemos ha deciso di fare tappa nel 2018 dopo i primi due anni (2015 e 2016) alla Complutense di Madrid, e il terzo anno a Cadice. Insomma, da quel 17 maggio del 2014, quando in un piccolo teatro di Lavapiés nacque ufficialmente Podemos, di strada ne è stata percorsa e, volenti o nolenti, il partito di Iglesias rappresenta a pieno titolo la più grande novità della politica spagnola ed europea degli ultimi anni. Grazie anche all’Instituto 25M, la fondazione vincolata a Podemos il cui fine è l’analisi, la formazione e la creazione politica e culturale, che oltre all’universidad de Podemos ogni anno organizza altre attività come la “Colleción de libros Argumenta“, la distribuzione della rivista ‘New Left Review’ in spagnolo e la programmazione culturale de “La Morada de Araganzuela” (la sede sociale e culturale di Podemos a Madrid).

Ma torniamo ai giardini e all’universidad de Podemos. Nel venerdì d’apertura Pilar Garrido (segretaria di Podemos) e Laura Gomez (investigatrice) illustrano al pubblico i Cuadernos Blancos, uno studio di politiche sociali che si pone l’obiettivo di creare un piano di lavoro partecipativo per venire incontro alle priorità della società. Gomez e Garrido parlano chiaro: col modello capitalista e patriarcale bisogna conviverci, ma alla luce di ciò sarebbe utile pensare a un nuovo modello di protezione sociale volto a migliorare la qualità della vita delle persone. Il percorso immaginato da Podemos si divide in tre fasi: studio dei documenti, analisi della proposta normativa parlamentare e la creazione di piccoli gruppi di discussione online. Quando prende la parola Juan Carlos Monedero, però, il pubblico si scalda.Juan Carlos Monedero Il caso ha voluto che la manifestazione si tenesse proprio nei giorni in cui Podemos e i socialisti hanno trovato l’accordo sull’aumento del salario minimo e sulla patrimoniale: «Il nostro obiettivo era conseguire cose concrete e come promesso ci siamo riusciti. Con questo accordo con i socialisti abbiamo dimostrato che siamo stati capaci di raggiungere obiettivi contrastanti con la linea europea. Lo stato sociale non è finito. Ora necessitiamo di un’alleanza con gli stati del sud altrimenti la Germania avrà l’egemonia» dice il co-fondatore di Podemos e professore universitario alla Complutense, bravo ad arringare il pubblico a un punto tale che, quando termina il discorso dicendo “Con i miliardi di euro regalati alla banca, la Spagna non affonda e con l’aumento del salario a 900 euro sì? Come diceva Labordeta (cantautore e politico spagnolo, ndr): vayanse a la mierda! (andate a quel paese!)” un signore di mezz’età commenta tra sé e sé “Si no te excitas, no tienes sangre” che tradotto vuol dire “Se non ti emoziona, non hai sangue”.

Il giorno seguente, sabato, c’è un po’ d’Italia a Madrid. L’eurodeputata Eleonora Forenza parla all’interno del dibattito denominato ¡Ay!, Europa. Alternativas al modelo neoliberal y a la extrema derecha sottolineando che «il Movimento Cinque Stelle ha difeso la decisione di Salvini di chiudere i porti. Sulla lotta all’immigrazione, Lega e Cinque Stelle hanno la stessa visione. Se quest’alleanza ha oltre il 60% dei voti c’è da preoccuparsi, soprattutto se pensiamo che in Italia si presentano come partiti contrari all’establishment. L’alternativa al modello neo-liberale e all’estrema destra passa dalla lotta femminista e dal municipalismo». Mentre in Spagna Podemos e i socialisti presentavano la finanziaria, e a Berlino 250.000 persone scendevano in piazza per dire no al razzismo, in Italia la sinistra subiva l’ennesima scissione, quella tra PaP e Rifondazione sullo statuto da votare online. E proprio sulla questione, la Forenza – in esclusiva – dichiara: «Mi auguro che non sia una spaccatura irreversibile e lavorerò affinché non sia così. Chiaramente mi sento di dire che se Potere al Popolo sceglie di considerare le forze politiche e sociali, che hanno mantenuto una coerenza nell’alternativa al socialismo europeo, come degli avversari commette un errore grave. Mi auguro che anche in Italia si riesca a costruire un’unità politica e sociale tra le persone che si oppongono al neoliberismo e all’ultradestra». L’universidad de Podemos è stata l’occasione giusta per rilanciare la candidature dei sindaci “viola” Ada Colau (Barcellona) e Manuela Carmena (Madrid) che sono intervenute nel panel di chiusura della giornata a testimonianza di quanto sia cruciale e centrale il tema del municipalismo dentro Podemos.

Domenica, la giornata più attesa e di chiusura, sul palco della “Estación central” salgono Catarina Martins (coordinatrice del Blocco di Sinistra in Portogallo), Younous Omarjee (ex eurodeputato), Katja Kipping (leader di “Die Linke”) e Pablo Iglesias. Si è discusso tanto di Europa e di Immigrazione, che insieme al Muncipalismo e al Femminismo sono stati gli argomenti chiave di questa tre giorni. Secondo Catarina Martins «L’Europa della Merkel ha creato quella di Salvini. Neo liberali e xenofobi non sono uguali, ma nemmeno opposti». Kipping, leader del partito tedesco “Die Linke”, visibilmente emozionata per le 250.000 persone scese in piazza a Berlino, ha precisato che «La sinistra in Germania sta lottando per un cambio profondo in Europa. Bisogna trovare il coraggio di gravare fiscalmente sulle grandi corporazioni come Amazon e Google». Per ultimo, Pablo Iglesias. Il pubblico è tutto per lui. Il leader di Podemos, quando sale sul palco, ha un grande temperamento. È un abile comunicatore: sa parlare alla gente. E la prima cosa che ci tiene a precisare è: «Ci siamo accordati con i socialisti non per una vicinanza ideologica ma perché abbiamo un numero di deputati inferiore. Però riflettiamo sul fatto che un quotidiano di destra ha definito la manovra come “la più a sinistra della storia”». Iglesias, che in Italia c’è stato in Erasmus, cita anche Salvini: «Salvini esiste perché esiste la Merkel. È un dramma che il M5S stia appoggiando un partito reazionario come la Lega. Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e tutto il sud dell’Europa devono unirsi e capire che l’Europa deve essere protezione sociale. Hanno protetto le banche e l’alta finanza, distruggendo lo stato sociale senza interessarsi di garantire i diritti umanitari più importanti come sanità e istruzione» e poi chiosa: «Nel 2020 dimostreremo che esiste un’alternativa al modello neo liberale e a quello neo fascista».Pablo Iglesias

Va da sé pensare che la partita si gioca in Europa. Le politiche di Austerity, e la cattiva gestione dell’immigrazione, hanno contribuito a creare il nemico “Europa”, favorendo l’avanzata dei partiti conservatori e xenofobi che ora si aggirano come uno spettro nel continente. Le prossime elezioni (maggio 2019) sono vicine e per superare l’attuale crisi, economica e umanitaria, in cui versa l’Unione Europea c’è bisogno di un collante che tenga unite le varie forze a sinistra. E Podemos può essere il garante di aggregazione per mettere gli elettori di fronte a una scelta: l’ultra destra, l’Europa della Merkel o la sinistra. La kermesse targata Podemos ha evidenziato anche un altro aspetto fondamentale: due paesi, l’Italia e la Spagna, così simili e ora così diversi. Stessa crisi, un alto tasso di disoccupazione, stesso aumento degli stranieri residenti, ma diversa scaltrezza nell’intercettare il malcontento popolare: bravi gli spagnoli a credere in un cambiamento possibile, un po’ meno gli italiani ancora alla ricerca di un nemico che, se proprio ci fosse, non è il migrante né l’euro. La Spagna è un paese dove la sinistra ancora c’è o dove la destra populista non c’è più, fate voi.

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