Spagna
Niente giallo a Barcelona
Hanno vietato il giallo. Non quello dei semafori, che funziona bene – anche se non si sa mai, prima o poi toccherà anche a quello – ma il giallo come colore, perché è diventato un fatto politico. Nella Barcelona sospesa tra indipendenza e sudditanza, il governo di Madrid ha capito che quel giallo, che faceva capolino ovunque, era un segno su cui riflettere. I catalani, infatti, hanno invaso la città del colore che è metà della loro bandiera. Fiocchi gialli, sciarpe gialle, graffiti sui muri. E il governo di Mariano Rajoy non ha trovato di meglio che vietarne l’uso. Fino al paradosso che sfiora il ridicolo: le fontane di Gracia in un gioco di luci, si illuminavano di tanti colori diversi, tra cui, ovviamente il giallo. Ed è scattato il veto. Niente più giallo nelle fontane. Cospirazione cromatica! Ecco di cosa si stratta! I colori incitano alla rivolta, con buona pace dei daltonici.
Ma scherzi a parte, qua in prigione ci sono ancora 6 politici e Jordi Cuixart, un pacifista e presidente dell’associazione Òmnium Cultural, attiva dagli anni trenta. Mentre altri sei sono ancora in in esilio, tra Svizzera, Belgio e Germania, tra cui, come è noto, il presidente Carles Puigdemont. Nelle giornate calde di questa primavera, con il sole che già si riflette sul mare, Barcelona aspetta che qualcosa cambi. Tra manifestazioni, cartelloni in strada che invitano a far tornare a casa politici e esiliati, e bandiere ovunque, la città si prepara alla festa di Sant Jordi, dove si regalano libri e rose: ma la questione catalana è ancora decisamente aperta.
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