Russia
Russia: ‘Le “normali polmoniti” ignorate dalle cifre ufficiali’
Intervista a Yuri Colombo, corrispondente de Il Manifesto in Russia
L’informazione italiana sta dando grande spazio al diffondersi dell’epidemia nei grandi paesi europei, meno in altre regioni del mondo più lontane ma importanti in termini economici e geopolitici. Uno dei paesi per ora abbastanza trascurati è la Russia, che fino a pochi giorni fa appariva inspiegabilmente assente dalla mappa del contagio, nonostante confini con la Cina e non stia mettendo in atto alcun piano strategico di prevenzione, anzi. Ora cominciano a spuntare le prime vittime, ma anche le prime voci di denuncia che parlano di cifre ben più importanti.
Contagio. Qual è la situazione? C’è chi parla di dati ufficiali al ribasso. E di pressioni e minacce sui medici, affinché non rivelino il numero reale delle vittime.
Secondo i dati ufficiali il numero dei contagi resta molto basso, a oggi (25 marzo, NdR) circa 500 persone e 2 morti, concentrati soprattutto a Mosca e nei dintorni. Tuttavia l’Alleanza dei Medici, il combattivo sindacato di categoria, denuncia che in varie zone della Russia ci sono i reparti di infettivologia pieni di casi di ‘generiche polmoniti’. Anastasia Vasilevna, fondatrice dell’organizzazione, che ho intervistato per Il Manifesto, ha dichiarato che il Governo sta diffondendo solo menzogne e ha rivelato essere stata denunciata penalmente per aver contestato la narrazione ufficiale. Qualche perplessità i dati del ministero della salute in effetti li generano perché la Russia confina con la Cina per oltre 4000 chilometri e a Mosca studiano molte migliaia di cinesi.
Quali sono le misure e più in generale l’atteggiamento adottati dal Governo?
La reazione del governo fino a oggi era stata molto limitata. Erano state chiuse prima le frontiere con la Cina, poi si era messo in quarantena chiunque arrivasse dall’Europa e infine una decina di giorni fa si era chiuso tutto, in entrata e in uscita. Erano anche state stanziate delle somme, piuttosto modeste – dell’ordine di qualche centinaia di milioni di dollari – per sostenere la sanità. Inoltre si era prevista la possibilità di ritardare il pagamento delle tasse per le partite IVA. Pochissimo a fronte del collasso del rublo, che deve scontare anche il calo drastico del prezzo del petrolio. La valuta russa in un mese ha perso oltre il 20% del suo valore su euro e dollaro. Solo in queste ultime ore Putin ha annunciato misure drastiche, in particolare la chiusura di tutte le aziende fino al 6 aprile, il pagamento degli stipendi da parte dello Stato, aiuti economici alle imprese, alle famiglie con bambini, ai disoccupati, ai malati e l’introduzione di prelievi fiscali straordinari sulle rendite finanziarie.
Dicci della sanità russa. Esiste una sanità privata e quanto pesa? E il pubblico in che condizioni è?
La sanità russa formalmente è pubblica e gratuita, con un ampio spazio concesso a un sistema privato non convenzionato. Alcune grandi aziende forniscono un’assicurazione sanitaria privata come benefit. La corruzione nel settore è totale e in realtà nessuna prestazione sanitaria pubblica, a parte il medico di base, viene erogata senza bustarelle, regalie, ecc. a infermieri e medici. Per questi ultimi d’altra parte, visti i salari che ricevono, accettare i regali è una necessità. Le statistiche in Russia parlano di salari medi per i medici anche specialisti di 500 euro mensili con punte di 800-1000 a Mosca, dove però il costo della vita è simile a quello delle grandi città del nord Italia. Il settore privato paradossalmente ha calmierato la corruzione nel settore pubblico perché si è proposto con tariffe spesso non esose o agevolate per alcune categorie di cittadini. La qualità del prodotto sanità nelle grandi città della Russia europea è discreta. Nella provincia profonda e in Siberia invece la musica cambia e ci si trova spesso di fronte a situazioni tragiche per infrastrutture, accoglienza ed equipaggiamento. La Russia spende per la sanità circa il 9% del bilancio contro il 15% della media UE, ma è un livello di spesa che ha raggiunto solo un paio di anni fa a fronte della difficile situazione demografica. Per molti anni è stato intorno al 5%.
Come reagisce la popolazione?
La popolazione è completamente impreparata ad affrontare una possibile diffusione del virus. Ci si sposta su mezzi affollati senza mascherina, nessuna mascherina né guanti nei negozi, negli uffici pubblici, nelle metropolitane. A Mosca la chiusura di cinema e teatri è stata decretata solo 10 giorni fa. Ristoranti e bar restano regolarmente aperti. Solo 3 giorni fa sono stati chiuse sale fitness e piscine. Situazione analoga a San Pietroburgo. Nel resto del paese non erano state prese neppure queste misure. Di recente sono stato a Novosibirk e lì, ad esempio, non era stata presa alcuna misura: la popolazione è ancora convinta che si tratti di una faccenda che riguarda gli anziani malati. A Mosca comunque, dopo che la gente ha fiutato l’aria, i supermercati sono stati presi d’assalto in cerca di prodotti di prima necessità come riso, pasta, sale, ecc. Forse ci si metterebbe anche le mascherine se in farmacia si trovassero…
Putin ha inviato aiuti e assistenza all’Italia. La Russia, come la Cina, si gioca anche una partita geopolitica?
La Russia certamente nel suo piccolo in questa vicenda vuole giocare un ruolo esercitando il proprio soft-power. Ha spedito specialisti e materiali in Italia un paio di giorni fa. E i suoi laboratori lavorano a pieno ritmo per trovare il vacchino del coronavirus che, secondo le loro stime, dovrebbe essere pronto entro 11 mesi. Inoltre a Mosca si sta allestendo a tempo di record un ospedale solo per infettivi con 500 posti-letto a cui stanno lavorando giorno e notte oltre 15.000 lavoratori. Dovrebbe essere inaugurato il 6 aprile. Quest’ultima iniziativa lascia abbastanza perplessi per due ordini di motivi. Il primo è che a fronte di una situazione del paese non del tutto idilliaca per quanto riguarda le strutture ospedaliere, sembra che non sia altro che uno specchietto per le allodole rivolto all’opinione pubblica interna e internazionale. E in secondo luogo molti specialisti del settore ritengono che sia impossibile costruire una struttura specializzata all’altezza in tempi così ridotti e ritengono che alla fine si rivelerà qualcosa di simile ai capannoni aperti in Cina, magari con qualche respiratore polmonare in più.
L’intervista è tratta dalla newsletter di PuntoCritico.info del 27 marzo 2020.
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