Russia
Perché a Putin conviene conquistare l’intera Ucraina
I Paesi della NATO proclamano che, se la Russia troverà una scusa per annettere le province ucraine separatiste del Donbas, risponderanno con forti sanzioni economiche. Se Putin andrà oltre e invaderà l’intera parte orientale dell’Ucraina, dove i russofoni sono larga parte, che cosa farà l’Occidente? Risponderà con le stesse dure sanzioni. E se invece il capo della Russia deciderà di farla finita con l’Ucraina, occupandola interamente e installando un regime vassallo come quello di Lukashenko in Bielorussia, le dure sanzioni saranno le medesime (e dureranno finché l’Europa non avrà voglia di risparmiare sulla bolletta del gas).
Premesso che nessun Europeo o Americano ha voglia di morire per Kyiv, che l’Ucraina si era improvvidamente liberata delle armi nuceari dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e militarmente può al massimo cercare di vendere cara la pelle, ma è sotto scacco da tre punti cardinali e può essere invasa contemporaneamente da nord (Bielorussia), da est (Russia) e da sud (Crimea e Mar Nero) e che il generale inverno è ormai agli sgoccioli, si sente forte odore di blitzkrieg.
Le conseguenze negative per Putin saranno le stesse, sia che scelga l’opzione minima di annessione delle regioni russofone di Luhans’k e Donetsk, che di fatto Kyiv non controlla da anni, sia che opti per spazzare definitivamente, insieme all’Ucraina indipendente, le conseguenze per il potere moscovita di quella che secondo lui è stata la “più grande catastrofe del ventesimo secolo”, cioè la dissoluzione dell’Unione Sovietica.
La foto che ritrae seduti al tavolo Putin e Macron, coì vicini e così lontani, è emblematica della distanza fra l’Occidente e il Cremlino, inteso come il potere russo. Macron, in cerca di lustro per la sua campagna elettorale, è paradossalmente l’erede di quel Napoleone che cercò di sottomettere la Russia, seguito altrettanto vanamente un secolo e mezzo dopo da Hitler. Forse non era il caso che per l’Europa andasse proprio lui, tuttavia l’Europa non è più quella di Napoleone e di Hitler, non è più quella che è stata fino alla seconda guerra mondiale. Nonostante il rigurgito nazionalista della Gran Bretagna che ha portato all’uscita dall’Unione Europea e nonostante i contrasti fra le destre al potere in Polonia e in Ungheria e altri governi di tendenze ben diverse, l’Europa è comunque un insieme di Paesi attenti alla retorica dei diritti, ma soprattutto alla vile pecunia e in cui le guerre per espandere il proprio territorio sono confinate agli studi storici e alle trasmissioni TV come quelle del professor Barbero.
La Russia è distante e appartiene a un altro mondo. Vive delle materie prime che esporta, l’unico suo prodotto industriale di successo sono le armi e possiede un esercito sproporzionato al proprio peso economico.
L’Ucraina indipendente non è diventata un Paese economicamente florido come Estonia, Lettonia e Lituania, lo vediamo dal fiume di badanti che sono venute a cercar fortuna o mera sopravvivenza in Italia. Non è di successo nemmeno in campo politico, ma è un’alternativa al sistema autocratico della Russia, della Bielorussia e delle ex repubbliche sovietiche asiatiche. Uno sviluppo positivo e costante di Kyiv alla lunga minerebbe alla base la legittimità dell’autocrazia al Cremlino, così come i successi di Seul demoliscono quella del regime nordcoreano.
L’anziano Putin può annettere l’Ucraina in un bagno di sangue e passare alla storia, ma facendo calare una nuova cortina di ferro intorno a una Russia autocratica, che potrà sopravvivere anacronistica come i regimi di Pyongyang e dell’Avana.
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