Ambiente
La nuova ondata pandemica e lo smaltimento dei rifiuti
“Così abbattuto, così monotono è tutto ciò che incontra l’occhio, che quando il Gange scende, ci si potrebbe aspettare che lavi l’escrescenza nel terreno”.
Mentre quasi abbiamo dimenticato il covid, abbiamo ripreso l’abitudine di riabbracciarci, di baciare gli amici, abbiamo accorciato le distanze, la vita è ricominciata a fluire, cinema e teatri hanno ripreso a funzionare, una nuova ondata ha ripreso vigore. Colpisce con maggior virulenza i no vax, i negazionisti, quelli che ancora parlano di dittatura sanitaria, che portano avanti le loro campagne di protesta volendo far valere i propri diritti, affidandosi al pensiero magico in cui prevalgono farneticazioni prive di qualsiasi fondamento logico ancor prima che scientifico.
Una settimana fa i no green pass hanno bloccato il centro di Milano, misure restrittive per contenere le manifestazioni sono state adottate chiudendo l’accesso dei centri storici e delle vie dello shopping, si è ritenuto necessario l’obbligo di mascherina, anche all’aperto, per i manifestanti. Si è in tal modo avvalorata la tesi dei no vax che vedono nelle restrizioni imposte a coloro che si rifiutano di fare il vaccino, un’imposizione dettata da uno Stato che sopprime il diritto di scelta. Più che reprimere, bisognerebbe persuadere ad aprire gli occhi al vero, usare strategie che mirino a convincere chi ancora non crede nell’efficacia, nell’opportunità e nel senso di responsabilità civile di vaccinarsi.
Dalla Russia alla Gran Bretagna si è registrato un record di casi giornalieri, nuove restrizioni e lockdown sono stati necessari. Per arginare il contagio, Putin ha approvato un ‘mini lockdown’, e durante un intervento televisivo, il presidente russo ha invitato i cittadini a mostrare responsabilità, chiedendolo per favore. Cosa che stupisce, quasi fosse un favore fatto a titolo personale, quasi la Russia non fosse un Paese dove il dissenso è represso -il caso Navalvy fa scuola- Il fatto che si è arrivato a contare quasi mille morti giornalieri, il più alto numero di decessi nel continente europeo, avrà piegato Putin in quanto la perdita di vite umane corrisponde alla perdita di forza lavoro.
Informare, rendere le persone consapevoli dei rischi cui si espongono, è la strategia migliore per evitare condotte rischiose e evitare lo spettro di nuove chiusure. Già nel 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità, contemporaneamente all’inizio della pandemia, ha allertato sul pericolo di infodemia, ha, cioè, allertato i cittadini rispetto alla circolazione di informazioni distorte; ciò perché con l’avvento di internet non siamo più solo fruitori di messaggi, ma emettitori. Siamo più coinvolti e perciò più responsabili, ciascuno può generare disinformazione, reperendo e accumulando notizie.
La pandemia ha generato nuovi problemi: quello dello smaltimento dei rifiuti. Necessari per fronteggiare l’epidemia in corso, non si è considerato quanto mascherine, guanti e salviette usa e getta – dispositivi di protezione individuale non riciclabili che non dovrebbero finire nella raccolta differenziata domestica- potessero diventare sostanze inquinanti. Si è da poco concluso l’incontro a Glasgow dei capi di Stato per trovare un accordo sull’emergenza climatica, un accordo che secondo Greta Thumberg ha mostrato una falla nel sistema delle grandi potenze in quanto non si è raggiunta l’intesa sullo stop al carbone. L’India ha ottenuto che le venisse concesso di cambiare il testo da “coal phase out”, cioè abbandono, a “coal phase down”, cioè riduzione.
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