Russia
Il pacifismo fariseo di tendenza
In tanti casi, la protesta contro la guerra da parte delle istituzioni, dei media e dei social nasconde il principio stesso di ogni conflitto, radicato in un background culturale e un modo di stare al mondo ben distanti dal sentimento della pace e dalla passione per la vita.
Una Milano, solitamente intelligente, attiva e sensibile, rimuovendo Dostoevskij e Gergiev, in quanto colpevoli, sia da morti che da vivi, di essere russi, ha dato l’esempio più genuino della presunzione che alberga nell’animo di chi agita un falso pacifismo, credendo di assumere una postura e posizioni morali, di rettitudine.
Mentre, il nostro Ministro degli Esteri ha pensato bene di non far mancare il suo prezioso contributo di pace, e con una disarmante cattiveria infantile ha insultato l’invasore Putin, pur sempre un capo di stato, dando l’ennesimo e scoraggiante esempio di una classe politica inferiore, inadeguata, misera.
Non sarà certo facile dimostrare umanità di fronte allo scenario disumano della guerra, ma in questo delicatissimo frangente storico non si possono assumere atteggiamenti superficiali e poco ragionati. La guerra di Putin non è diversa dalle altre e non ha in sé elementi particolari e distintivi che possano giustificare un pacifismo fariseo, propenso finanche a fornire armi letali ai resistenti ucraini. Non si può cedere all’onda emotiva di una guerra raccontata nell’ottica di una sentenza premeditata, di un giudizio confezionato volto a originare un ostracismo non solo politico, ma addirittura culturale di una nazione e di un popolo. Così come certi politici non rappresentano la tradizione italiana, allo stesso modo Putin non può essere identificato come un’etichetta che contrassegna i prodotti russi della storia e della contemporaneità.
Si aggiunga che l’entusiasmo di tipo agonistico che emerge dalle varie cronache dall’Ucraina tradisce una certa attrazione per la guerra, che, nel suo insieme di evento mediatico straordinario, tende alla spettacolarizzazione del suo incedere nella cornice di un fiume di retorica simil-pacifista. La guerra come libidine, oltre che igiene del mondo? Le donne e gli uomini di pace la disprezzano, semplicemente. Sempre, a prescindere da chi la provoca e in quale paese si svolga.
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