Russia
I testimoni di Geova, Tolstoj e la Russia di Putin
L’unico commento che ho letto sui social network è quello di un cattolico. “Svegliatevi”, seguito da una faccina sorridente. Per il resto, silenzio. Silenzio anche da parte di chi è più sensibile ai diritti civili, di chi quotidianamente si preoccupa di gay, Rom, minoranze di ogni genere. Passa sotto silenzio, come se non ci riguardasse, la notizia che la Corte suprema russa ha messo al bando su tutto il territorio nazionale i Testimoni di Geova. Equiparati ai terroristi in quanto “estremisti”, i Testimoni di Geova rischieranno il carcere da sei a dieci anni se continueranno nel loro culto, e i loro beni saranno confiscati. Come sotto il comunismo.
Non sono simpatici, i Testimoni di Geova. Fanno proselitismo in modo fastidioso, bussano alla porta di casa la domenica mattina, ti fermano per strada per parlare di Dio. Credono in cose assurde e lo fanno con una convinzione che sfiora il fanatismo. Credono di seguire la Bibbia in modo meno ipocrita degli altri cristiani, ma si guarderebbero bene dall’uccidere gli omosessuali, come vuole la Bibbia (Levitico, 20, 13). Si vantano di conoscerla, la Bibbia, ma se chiedi loro di Mosè che comanda si uccidere donne e bambini (Numeri, 31, 17) restano confusi, e ti guardano perplessi quando fai notare loro che per Giobbe se avvenisse una calamità che facesse morire in un istante molte persone, Dio “si farebbe beffe della medesima disperazione degli innocenti” (cito dalla Traduzione del Nuovo Mondo, usata dai Testimoni di Geova).
Credono in cose assurde, ho detto; esattamente come i credenti di tutte le religioni. In loro difesa, si può dire che non hanno appoggiato regimi feroci come quello fascista e nazista, non hanno benedetto armi, non hanno brigato per prendere il potere e governare di fatto una nazione, come è avvenuto in Italia ai cattolici con la Democrazia Cristiana, un partito che si è dissolto in una nube di corruzione; né si hanno notizie di terroristi che si fanno saltare in aria urlando “Geova è grande”. Sappiamo invece che diecimila Testimoni di Geova sono finiti nei campi di concentramento nazisti, e duemila e cinquecento di loro sono stati uccisi.
Sappiamo, ho detto. Ma lo sappiamo davvero?
Cosa c’è dietro questa nuova persecuzione? Come altre confessioni minoritarie cristiane, i Testimoni di Geova si sforzano si praticare la nonviolenza evangelica. A dire il vero, la tradizione cristiana ha abbastanza tempestivamente corretto il Vangelo su questo come su altri punti, giungendo a giustificare la guerra, purché naturalmente si trattasse di guerra “giusta” (e quale non lo è nella percezione di chi la fa?). L’affermazione del cristianesimo deve molto a queste correzioni, alla base delle quali c’è il mutato atteggiamento verso le autorità. “Ogni persona si sottometta alle autorità che le sono superiori. Non esiste infatti autorità se non proviene da Dio; ora le autorità attuali sono stabilite e ordinate da Dio. Di modo che, chi si ribella all’autorità, si contrappone a un ordine stabilito da Dio”, scrive Paolo nella Lettera ai Romani (13.1-2). Cito da una traduzione cattolica; i Testimoni di Geova traducono “ogni anima” invece di “ogni persona”, e se ne può comprendere la ragione. Fedeli al Vangelo, i Testimoni di Geova rifiutano di prestare servizio militare, ed anche in Italia sono stati i primi (dimenticati) obiettori di coscienza. Interpretando quel passo di Paolo, ritengono che essere cristiani significhi non collaborare con le autorità dello Stato, pur rispettandole formalmente. Noncollaborazione è il termine esatto. Non si tratta per loro di opporsi, di ribellarsi, ma semplicemente di non prendere parte. “Non esercitiamo pressioni politiche, non votiamo a favore di un partito o dei relativi rappresentanti, non ci candidiamo per incarichi governativi e non partecipiamo ad azioni sovversive. Siamo convinti che la Bibbia contenga valide ragioni per prendere questa posizione”, scrivono nel loro sito Internet. Alla base di questo atteggiamento c’è la contrapposizione tra i regni e i sistemi politici di questo mondo e il Regno di Dio. E’ una posizione che, in ambito cristiano, si pone agli antipodi della teologia della liberazione cattolica, per la quale bisogna impegnarsi affinché la realtà storica, economica e politica incarni i principi evangelici, affinché cioè il Regno di Dio annunciato dal Vangelo diventi realtà effettiva già in questo mondo. Per i Testimoni di Geova ogni impegno politico finisce per tradire la purezza della promessa, che non può realizzarsi che in una dimensione escatologica.
Sono idee molto vicine a quelle che espresse un grande russo, Lev Tolstoj, nella sua più importante opera filosofica: Il Regno di Dio è in voi (1893). Con la differenza che Tolstoj dava alla nonviolenza evangelica un significato apertamente eversivo, come leva per rovesciare un sistema di dominio che aveva nella Chiesa ortodossa un tassello fondamentale, e di cui erano vittime le grandi masse contadine con la loro fede ingenua. Per le sue idee Tolstoj fu scomunicato dal Santo Sinodo; una scomunica che non è mai stata revocata, ed è stata anzi confermata nel 2010, in occasione del centenario della morte.
“Dominare vuol dire violentare, violentare vuol dire fare ciò che non vuole colui sul quale è commessa la violenza, e certo ciò che non vorrebbe sopportare colui che la commette; per conseguenza, essere al potere vuol dire fare ad altri ciò che noi non vorremmo che fosse fatto a noi stessi, cioè fare del male“, scriveva Tolstoj, sintetizzando in poche efficacissime righe le ragioni del suo anarchismo (Il Regno di Dio è in voi, Bocca, Roma 1894, p. 260). Negare la libertà religiosa è una delle forme più vili di questa violenza sistemica. E il fatto che nella Russia di Putin un cristiano non ortodosso possa finire in carcere per la sua fede dimostra che quel sistema di dominio denunciato dall’autore di Guerra e pace è ancora oggi più solido che mai.
Nell’immagine: Il giudice della Corte Suprema russa judge Yuri Ivanenko legge la sentenza sui Testimoni di Geova, 20 aprile 2017 (AP Photo/Ivan Sekretarev).
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