Russia
Stessi affari, stessi nemici: il vero alleato di Tsipras potrebbe essere Putin
Il presidente russo Vladimir Putin, ha invitato il premier greco Alexis Tsipras a Mosca. La notizia è stata resa nota da un consigliere del Cremlino (Giovedì 5 febbraio 2015)
La distanza dall’Europa di Angela Merkel si misura anche con la vicinanza a Vladimir Putin? Lo schema vale, sicuramente, per Marine Le Pen e per il “campione” nazionale Matteo Salvini. Il dubbio che la massima valga anche per il nuovo eroe di tutte le sinistre euro-critiche, euro-scettiche e no-euro Alexis Tsipras merita, quantomeno, di essere esplorato. Anche perché, fresco di vittoria, Alexis Tsipras ha incontrato, per primo tra i non-connazionali, l’ambasciatore russo Andrey Maslov. E in un passato molto recente, lo stesso Tsipras non ha mancato di esplicitare il suo disappunto per le sanzioni erogate nei confronti della Russia, definite un “danno per l’Europa”. Molto critica, da sempre, peraltro, la posizione del leader greco nei confronti della decisione euro-americana di supportare apertamente gli ucraini e di non riconoscere il referendum di Crimea. Rispetto al quale, Tsipras, si è schierato – manco a dirlo – con Putin, e ha attaccato in modo netto l’Europa, schieratasi con un governo formato anche da neonazisti. Sarà per effetto di tutte queste gentilezze che ieri, a trionfo ancora caldo, è stato proprio Putin a congratularsi, quasi platealmente, per la vittoria di Tsipras.
Il quadro ampio è dunque quello dei rapporti tra la Russia di Vladimir Putin e l’Europa nemica, che lo ha sanzionato, insieme agli Stati Uniti, per la guerra in Ucraina. Le sanzioni decise nel 2014 hanno accelerato processi di crisi endemici e di debolezze strutturali dell’economia russa. Una fragile crescita ha lasciato il posto a un’instabilità monetaria impressionante e ha scoperchiato tutti i nodi strutturali di un gigante coi piedi d’argilla, la Russia di Putin.
Ma è necessario focalizzarci su Atene, sulla piccola Grecia e la sua crisi, sui rapporti storici, risalenti, col gigante russo: la motivazione storica adottata, citata ad ogni incontro internazionale, è quella della fede ortodossa in comune. Al di là dell’iconografia ufficiale – è proprio il caso di dirlo – e delle radici cristiano-ortodosse, ci sono affari radicati nel tempo, e una prospettiva che fa guardare a Berlino e a Bruxelles con gli stessi occhiali. L’Europa, questa Europa, è il nemico comune per Atene e per Mosca, per Putin e per Tsipras.
È proprio per colpa dell’Europa, di quelle sanzioni sulle quali la povera Grecia non poteva certo dire nulla, che, ad esempio, le esportazioni di frutta dell’ultima estate sono state a malincuore respinte con perdite dai russi. Abitualmente, il 60% delle pesche greche e addirittura il 90% delle fragole viaggiavano verso Mosca. Quest’anno no. Rispedite al mittente, senza mercati di sbocco, ad aggravare la disperazione di una crisi. Ma a tutto c’è un rimedio: basta uscire dall’euro e le porte della Russia si spalancheranno di nuovo per la frutta e la verdura ellenica. L’ha detto, appena una decina di giorni fa, il ministro dell’agricoltura di Mosca.
Non è naturalmente, solo una questione di ortaggi. Vi sono progetti di gasdotti, di centrali di stoccaggio al confine greco-turco e, più in generale, scambi economici ufficiali per diversi miliardi di euro, investimenti privati non facilmente misurabili ma impressionanti, ed enormi volumi e potenzialità per gli scambi illegali. Per di più, il prossimo 2016 è stato ufficialmente proclamato anno dello scambio turistico tra Grecia e Russia, e all’incontro dello scorso maggio dello European Business Congress tenutosi proprio ad Atene sotto l’egida di Gazprom, gli incontri a margine hanno avuto ad oggetto specifico il rafforzamento della cooperazione greco-russa.
Il fatto che Tsipras abbia deciso di allearsi con Anel e Kammenos, partito di destra anti-europeo e naturalmente filo-russo, a questo punto, appare come un dettaglio, tutto sommato marginale, rispetto a un quadro ben più ampio. Un quadro dentro al quale, debolezze ed errori europei, molte rigidità e ritardi della gestione della questione greca e parecchie leggerezze nella gestione del disastro ucraino, portano Tsipras e il suo nuovo governo a guardare naturalmente verso Mosca. Per cercare davvero nuovi approdi o per giocare di sponda verso un nuovo assetto? Presto per dirlo ma, di certo, l’asse che va da Atene a Mosca, passata la sbornia per la nuova Europa, merita di essere sorvegliato con grande attenzione.
aggiornato giovedì 15 febbraio ore 13.30
(Foto in alto tratta da Flickr, Tjebbe Van Tijen, Creative Commons)
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