Germania
Sepoltura resti vittime del regime nazista
È data come una notizia minore: venerdì 15 dicembre con un rito multi religioso nel cimitero boschivo di Dachau in Germania è data sepoltura ai resti ossei di prigionieri del regime nazista. Partecipi alla cerimonia il comitato internazionale degli ex detenuti del campo di concentramento di Dachau, il primo entrato in funzione fin dal 1933, e dell’amministrazione cittadina.
Si tratta di 12 scheletri completi ed un paio di ossa separate -ha riportato, attento al dettaglio, Manuel Rauch per il Bayerischer Rundfunk– di quelli che dovevano essere stati lavoratori coatti, tra l’altro per la BMW, detenuti nel campo di Allach, satellite di quello di Dachau.
L’Amministrazione ha deciso di fare costruire sulla area dei nuovi appartamenti, ma lo storico Klaus Mai aveva indicato che vi si sarebbero potute trovare fosse comuni, ottenendo che nella primavera dell’anno scorso venissero avviati degli scavi. La sua ipotesi ha trovato conferma un paio di mesi fa col rinvenimento dei resti che vengono traslati.
Il fatto dà luogo a domandarsi se sia giusto sottrarre un luogo testimone della barbarie che ha segnato il secolo scorso per le esigenze moderne? La decisione di costruire degli appartamenti nell’ex campo di Allach dimostra brutalmente che chi muore giace e chi è vivo si dà pace. D’altronde anche dove si vuole ricordare degnamente la barbarie nazista si incede in modo incosciente a dare spazio ad attività commerciali, come col punto di ristorazione in un moderno centro di accoglienza per i turisti alle porte del memoriale dell’ex lager di Dachau. Vero che tutta l’Europa in realtà è un cimitero e se si dovessero mettere lapidi ovunque non le guarderebbe più nessuno, come in effetti rischia di essere già con le cosiddette pietre d’inciampo.
Ad ogni modo in un contesto internazionale in cui sono ancora purtroppo non infrequenti i massacri per motivi religiosi e sono sempre profuse le ideologie razziste, la cerimonia di tumulazione dei 12 scheletri di vittime del nazismo rimaste senza un nome non dovrebbe apparire una mera notizia minore.
In copertina dettaglio monumento alle vittime della marcia della morte dal lager di Dachau, foto dell’autore.
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