Germania

Porsche incarcerato manager, Opel allarme licenziamenti; l’auto tedesca in crisi

21 Aprile 2018

Il settore dell’auto è vitale per la Germania. Che non uno ma ben due produttori siano nei guai non è grana da poco per il Governo di Angela Merkel.

Il 18 aprile la Procura di Stoccarda e la polizia criminale del Baden-Württemberg (LKA) hanno svolto perquisizioni in 10 luoghi diversi, in Baden-Württemberg e Baviera, per raccogliere prove contro un membro del Consiglio di Amministrazione, un alto funzionario ed un ex dirigente della Dr. Ing. h.c. F. Porsche AG nel quadro di indagini per le ipotesi di truffa e pubblicità ingannevole in relazione alla manipolazione dei sistemi di controllo delle emissioni dei motori diesel, in particolare dei modelli Cayenne e Macan. Le perquisizioni hanno interessato tra l’altro la centrale aziendale di Zuffenhausen ed il centro di ricerca e sviluppo di Weissach della Porsche AG, ma anche sedi della consociata Audi, la quale produce i motori diesel per Porsche che non ne progetta e sviluppa in realtà alcuno in proprio. Gli inquirenti hanno schierato una massiccia squadra di 30 procuratori dell’ufficio di Stoccarda, 3 della Procura di Monaco II e circa 160 agenti del Baden-Württemberg per raccogliere numerosi documenti e registrazioni da elaboratori elettronici.

Il 20 aprile è emerso che ravvisando il pericolo di fuga, per uno degli inquisiti sono scattati gli arresti preventivi. La Bild am Sonntag ha indicato che si tratterebbe del capo dell’ufficio di progettazione dei motori Jörg Kerner, il quale avrebbe avuto un ruolo chiave nelle manipolazioni. Avvisato da i familiari che era in corso una perquisizione del suo domicilio mentre contestualmente era già stata avviata la perquisizione del suo ufficio, prima di arrivare in azienda il dirigente sarebbe precipitosamente tornato a casa e questo sarebbe stato interpretato, indica sempre la Bild am Sonntag, come volontà di mettersi in fuga. Kerner -hanno scritto Jan C. Wehmeyer, Kayhan Özgenc e Michael Manske- avrebbe saputo delle manipolazioni fin dal 2007 quando lavorava per la Audi, la consociata della Volkswagen dove sarebbe stato sviluppato il software truffaldino. Secondo i cronisti della Bild am Sonntag Jörg Kerner sarebbe stato fortemente indiziato dall’ex ingegnere italiano della Audi Giovanni Zaccheo Pamio, che fu  a sua volta trattenuto agli arresti cautelari a Monaco di Baviera in esecuzione di un mandato internazionale spiccato dagli USA e rilasciato solo dopo quattro mesi e mezzo a novembre, dietro versamento di una cauzione di 80.000 euro. I giornalisti stigmatizzano quindi che proprio Jörg Kerner nel 2015, all’indomani dello scoppio del dieselgate, fosse stato inviato di nuovo alla Audi per chiarire come essa avesse truccato le carte.

Secondo ricerche delle testate NDR, WDR e Süddeutsche Zeitung il membro del Consiglio di amministrazione della Porsche inquisito sarebbe invece il capo del settore ricerche e sviluppo Michael Steiner. Il terzo sospetto ora lavorerebbe invece per la consociata Audi, ha indicato la Bild am Sonntag. Da mesi è d’altronde già stato sottoposto a custodia cautelare anche l’ex capo della ricerca e sviluppo Wolfgang Hatz, ha riportato ancora il giornale.

L’amministratore delegato di Porsche, Oliver Blume, ha preso posizione in una lettera alla stampa, rigettando le accuse che la sua azienda sia mai stata al corrente dell’impiego nei propri motori del software idoneo a manipolare le indicazioni dei gas di scarico, asserendo al contempo che essa farà il possibile per rimettere tutto le cose a posto. Come non è chiaro, ma il mondo politico tedesco che ha sempre protetto l’industria automobilistica nazionale, ha dovuto indicare che questa volta i produttori devono invece farsi pienamente carico dei costi che hanno provocato, richiamare i veicoli ed ammodernarli. (Però molti concessionari trovano anche occasione per offrire ai clienti la possibilità di comprare un’auto nuova, riducendo un po’ le perdite dei costruttori).

Questo onere ha già colpito Volkswagen, la prima azienda investita dal dieselgate e la sola finora che ha visto dei dipendenti condannati: l’ingegnere 63enne di origini indonesiane James Robert Liang, nei cui confronti nell’agosto dell’anno scorso è stata pronunciata negli USA una sentenza a 3 anni e 4 mesi di carcere e 20.000 dollari di multa ed il capo dell’ufficio ambientale  della Volkswagen in America, il 48enne Oliver Schmidt, che ha subito nel dicembre 2017 una sentenza a 7 anni e 400.000 dollari multa, ed oltre a tutto deve combattere giudiziariamente pure con il suo datore di lavoro che lo ha licenziato senza preavviso.

 

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Per un’auto fabbricante in cattive acque per problemi giudiziari, un altro invece è in crisi per colpa del mercato.

La Opel Automobile GmbH è sempre più in difficoltà: le quote di mercato si sono ridotte del 5,8% nel primo trimestre del 2018, dopo avere già registrato una riduzione del 6,5% nello stesso periodo un anno fa; la marca automobilistica ha venduto indicativamente 25.000 vetture in meno rispetto all’anno scorso, in pari epoca.

Quando GM cedette la Opel al gruppo PSA nell’agosto scorso, quest’ultima si impegnò a sanarla senza chiudere stabilimenti od effettuare licenziamenti. Non ci saranno quindi benserviti in grande stile ai dipendenti, ma il consiglio di fabbrica accusa il management di mentire volutamente ai lavoratori. PSA vuole drasticamente ridurre i costi aziendali e separarsi da almeno 3.700 dipendenti in Germania dei circa 19.000 attuali. Da tempo promuove prepensionamenti e premi per chi lascia anticipatamente l’azienda, per dare corso poi ad assunzioni di mano d’opera a contratto a costo inferiore. Finora hanno aderito più di 2.500 lavoratori ed altri 500 hanno raggiunto comunque l’età pensionabile, ha indicato il capo del consiglio di fabbrica Wolfgang Schäfer-Klug alla FAZ, ma entro il 2020 stima se ne aggiungeranno altri 2.000. PSA inoltre mira ad imporre alla forza lavoro di rinunciare all’aumento di salario del 4.3% pattuito con GM, riporta l’Handelsblatt, ed ai premi per le ferie e le vacanze natalizie; misure inaccettabili per le rappresentanze dei lavoratori.

L’emittente tedesca ARD riferisce che questa settimana sarebbero anche stati disdetti tutti i contratti che l’azienda aveva con gli autoconcessionari e che nello stabilimento di Eisenach, in Turingia, il più piccolo dei tre esistenti in Germania, sta per terminare la fabbricazione dell’utilitaria Adam, mentre la Corsa verrà integralmente prodotta in Spagna. Se il potente sindacato tedesco dei metalmeccanici, la IG Metall, non accetterà compromessi con l’amministratore delegato della Opel Michael Lohscheller, PSA potrebbe decidere di non avviare ad Eisenach la ventilata produzione di nuovi modelli e l’anno prossimo licenziarvi da 700 a 1.000 addetti. In tale scenario sono poi immaginabili anche tagli nelle altre due sedi tedesche più grosse; magari non tanto a Rüsselsheim, che impiega 14.180 persone, ma già in gran parte con contratti a turni brevi; quanto piuttosto a Kaiserslautern, dove hanno lavoro 2.130 persone per lo più impegnate nella realizzazione di componenti per i modelli Citroen, Peugeot e DS e che quindi potrebbero più facilmente veder spostare la produzione altrove ed essere messe da parte.

Tanto basta per allarmare la politica e già all’inizio della settimana in via di conclusione il ministro dell’economia tedesco Peter Altmaier e quello del lavoro Hubertus Heil avrebbero voluto avere un incontro con l‘amministratore delegato del gruppo PSA Carlos Tavares, ma quest’ultimo non ha colto l’invito, pare perché il preavviso era troppo breve.  Mercoledì 18 aprile la Cancelliera Angela Merkel ha quindi indicato che si aspetta che tutto quanto è stato promesso da parte dei compratori francesi all’atto dell’acquisizione di Opel venga mantenuto. La Opel ha annunciato più volte investimenti in stabilimenti fuori dalla Germania, legati a concessioni dei rispettivi sindacati nazionali, ma per quelli nella Repubblica Federale Tedesca non ci sono ancora accordi. Unica nota positiva che le parti, per ora, sono ancora aperte alle trattative.

 

 

Immagine di copertina: https://www.bild.de/geld/wirtschaft/porsche/porsche-motorenchef-verhaftet-55455640.bild.html

 

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