Germania
Ok alla BCE, ma la Corte di Karlsruhe attacca (per primo il Governo tedesco)
Altra decisione storica attesa, anche se con importanti riserve. La Corte Costituzionale tedesca ha confermato la legalità del Quantitative Easing, l’operazione lanciata con forza da Mario Draghi nel marzo del 2015 e che ha di fatto chiuso le porte all’instabilità finanziaria dei governi nazionali dell’area euro (vedi l’Italia). L’inizio del Whatever it takes, del salvataggio a qualunque costo. Quella della Corte Costituzionale tedesca è una sentenza importante, l’ennesima, che si contrappone alle richieste di alcuni economisti e dei sovranisti di quel paese (oltre agli speculatori) convinti che non sia giusto sostenere il debito di alcuni paesi europei.
La decisione in apparenza porta con se un importante valore di legalità e lascia libera la BCE di continuare gli acquisti di titoli. Anche se, già da subito, a leggere bene la sentenza gli interrogativi e le perplessità non mancano. La Corte infatti, pur assolvendo il QE, lancia interrogativi e in particolare due forti condizioni. La prima riguarda la richiesta alla BCE di spiegare meglio perché alcuni paesi, l’Italia tra questi, pur avendo una quota di circa il 15% della BCE veda un acquisto maggiore di titoli, pari a circa il 30% del QE. Il secondo è una richiesta al Parlamento e al Governo tedesco, alla politica del paese, in sostanza. E sembra più un monito, una dura reprimenda sulle non decisioni, sul lasciare la politica economica nelle mani della BCE, continuando a tergiversare sulle azioni e a non prendersi responsabilità.
A leggerla bene, insomma, si tratta, sì, di una buona notizia per l’azione futura di Marine Lagarde, ma con dubbi e incertezze che ricadono sulla politica tedesca, e che a cascata significano incertezza finanziaria per i paesi con forte indebitamento qual è l’Italia. Le remore e le annotazioni che la Corte Costituzionale tedesca manda al Parlamento federale sembrano dunque nette.
Tutto questo avviene a poche ore dalla Presentazione, domani, del Piano di Rinascita, il Recovery Fund, a cui sta lavorando da giorni la Commissione Europea. Al momento continuano a trapelare incertezze sul periodo ponte, cioè sul periodo che va da oggi all’attuazione del Piano, prevista non prima dell’inizio del 2021. Su questo si sta concentrando il lavoro dei funzionari, ha ribadito ancora pochi giorni fa il Commissario Gentiloni. Ma altro aspetto importante sarà capire quale bozza sarà presentata, cioè se il fondo potrà emettere titoli (di fatto degli eurobond) o se saranno proquota per ogni stato, quindi debiti, seppur debiti a lungo termine, a 30 o 40 anni.
La presentazione del Piano sarà subito esaminata venerdì 8 maggio dall’Eurogruppo, la riunione dei ministri delle finanze dell’area euro, e si prevedono ancora scintille tra fronti politici e nazionali differenti. Già da domani, però, il dibattito prenderà forma e la fase di discussione sul progetto investirà opinionisti di ogni paese.
*Rettifica, ore 15.00.
La presentazione del Piano è stata posticipata alla prossima settimana.
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