Germania
Non sono nata come Cancelliera e non l’ho mai dimenticato!
Con queste parole Angela Merkel, all’indomani delle elezioni regionali in Assia nelle quali l’Unione dei partiti cristiani per la seconda volta ha subito un calo di oltre il 10% ed in vista della 31ª assemblea generale della CDU di Amburgo del 7 dicembre, ha annunciato di voler rinunciare a tutte le cariche politiche, nell’immediato alla presidenza del partito per infine lasciare la guida del Governo del 2021.
Portare a termine sino alla fine naturale il quarto mandato di Governo pur rinunciando alla Presidenza del partito è ora per Angela Merkel concepibile perché una separazione dei due incarichi sarebbe definita a priori con un limite temporale nella scadenza della legislatura.
In effetti in questo passo si possono leggere due disegni distinti. L’uno non voler lasciare il Paese allo sbando correre alla cieca verso elezioni anticipate che potrebbero portare solo a maggiori divisioni ed ingovernabilità e contestualmente aprire la strada all’indefettibile rinnovamento del partito in profonda crisi, pur combattendo per riconquistare favore all’immagine del Governo, ed assicurare alla CDU un futuro.
L’altro, solo per certi versi contrastante, di voler riuscire a lasciare la vita pubblica non quale personaggio politico in calo di popolarità cacciato dalla Cancelleria, bensì che determina in prima persona il proprio momento di uscire di scena.
Ad Angela Merkel tuttavia non riuscirà facile perché oltre a dover venire a patti con una nuova guida del partito dovrà anche affrontare in seno alla Coalizione le pressioni dalla SPD che deve combattere a sua volta per profilarsi e non vedersi definitivamente surclassata nella scena politica dai Verdi che in Assia hanno raggiunto il suo stesso livello del 19,7% delle preferenze.
Dei due candidati annunciati a successori della Merkel alla Presidenza della CDU: Annagret Kramp-Karrenbauer (Segretaria Generale della CDU) e Jens Spahn (Ministro della salute), così come del terzo ventilato dai media tedeschi Friedrich Maerz (già capo frazione parlamentare nel biennio 2002-2004 ma dal 2009 fuori dalla scena politica) in effetti solo con la prima, che fin qui ha rappresentato la linea più aperta in seno alla CDU, la Cancelliera potrebbe andare veramente d’accordo, peraltro è solo con il secondo si avrebbe effettivamente un cambio generazionale.
Il Presidente dei liberali della FDP Christian Lindner ha commentato acidamente la mossa di Angela Merkel: ella avrebbe “rinunciato all’incarico sbagliato” finendo per danneggiare ancora il Governo. Se la SPD di Andrea Nahles e la CSU, per ora ancora guidata da Horst Seehofer (ma prevedibilmente anche lui dovrà presto mettersi da parte) alimenteranno nuovi litigi nella Grande Coalizione potrebbe finire per avere amaramente ragione. Se SPD e CSU invece saranno meno cechi, Angela Merkel cogliendo il segnale di dover avviare il rinnovo dei partiti popolari tradizionali, ma anche di scongiurare elezioni anticipate che nel clima politico attuale porterebbero ad una frammentazione ingovernabile, ha dimostrato una volta di più di essere una vera Statista. La Cancelliera ha preso atto della caduta di popolarità ma si fa carico di non lasciare in disordine. Gli equilibri che si stanno muovendo in Germania d’altronde abbisognano di trovare una risposta adeguata, anche per il bene di tutta l’Unione Europea.
Dell’era Merkel resteranno soprattutto tre cose: l’uscita dal nucleare dopo il disastro della centrale giapponese di Fukushima; il gesto umanitario quando assicurò l’ingresso in Germania attraverso l’Austria a migliaia di migranti, in larga parte fuggiaschi dalla guerra in Siria, che premevano alla frontiera ungherese; così come il rigore imposto dall’allora suo Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble alla Grecia per gestire il debito, riducendola a fortissimi sacrifici, ma permettendole però di restare nell’Euro. Un bilancio, comunque la si pensi, di tutto rispetto per la prima donna alla guida della Germania.
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Immagine di copertina: Angela Merkel, foto d’archivio dell’autore.
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