Germania
Minori vittime di orchi e cupidigia
Di nuovo la Darknet come palcoscenico, di nuovo un minore come vittima; ma in questo caso con il concorso della madre e la miopia di tutti gli attori che curano la tutela dei minorenni. Il ragazzo infatti era già stato sottratto alla donna ma i servizi sociali pur venendo a conoscenza che ella avesse avviato una relazione con il 39enne Christian L., già noto per i suoi precedenti reati a sfondo sessuale, si limitarono ad intimarle di non fargli mai incontrare il minore, ma le riassegnarono il figlio.
Il Tribunale di Friburgo ha oggi -come riportano con massima evidenza tutti i media nazionali tedeschi- emesso la sentenza per le gravi molestie sessuali e prostituzione coatta alle quali il minore, all’epoca di 7 anni, mascherato ed ammanettato, è stato sottoposto dietro pagamento di diverse migliaia di euro alla coppia di Staufen (Baden-Württemberg), alle sevizie di persone arrivate dalla Germania, la Svizzera e financo la Spagna (è già stato fatto separatamente il processo a 7 uomini ed i tribunali di Friburgo, Kiel e Karlsruhe hanno rispettivamente emesso condanne da 7 a 12 anni, comminando in qualche caso anche misure aggiuntive alla pena). Violenze, maltrattamenti, insulti ed umiliazioni, lungo l’arco di oltre due anni, filmate e vendute in rete a circuiti di pedofili nazionali ed internazionali. Sessanta episodi, persino con il coinvolgimento di un’altra bimba figlia di vicini di appena tre anni, sono stati esaminati dai giudici, in un dibattimento che a detta dei commentatori ha spinto i presenti ai loro limiti per gli orrori venuti in luce.
Ambedue gli imputati durante le otto settimane di processo hanno confessato, la madre non ha però chiarito come, non solo abbia potuto vendere e coprire le violenze al figlio lasciandolo alla mercé del convivente, ma anche prendervi parte ella stessa; il partner invece ha prestato piena collaborazione coi magistrati. I giudici sono stati un po’ al di sotto delle richieste della Procura ma hanno comunque condannato la madre, la 48enne Berrin T., a 12 anni e sei mesi di reclusione (per lei l’accusa aveva chiesto due anni di più, la difesa nove anni e mezzo) e Christian L., agli arresti dallo scorso settembre, a 12 anni con l’aggiunta dell’applicazione delle misure di sicurezza che impediscono il rilascio anche a pena scontata se persiste la pericolosità del reo. Anche nel suo caso la Procura aveva chiesto un anno e mezzo di reclusione in più e la difesa tre di meno, ma entrambi espressamente anche l’applicazione di misure di sicurezza. Per l’effetto di queste ultime è probabile che l’uomo non uscirà a lungo dal carcere, anche se dopo aver scontato la pena iniziale il trattamento detentivo deve essere migliore e deve essere accompagnato ad una terapia psichiatrica volta al suo recupero. Entrambi i condannati devono pagare inoltre 42.500 euro a titolo di danni alle loro due vittime.
Il ragazzo, che ora ha dieci anni, nel frattempo è stato assegnato ad un’altra famiglia e gli è stato risparmiato di dover testimoniare in aula. La madre non potrà mai più rivederlo. L’avvocatessa che ha patrocinato la vittima Katja Ravat -intervistata dalla SWR– ha dichiarato tuttavia che non sa valutare l’impatto che avrà la condanna della donna per il giovane: il ragazzo fin qui si è potuto esprimere con lei su tutti i suoi tormentatori ma non sulla madre, con la quale persiste evidentemente un legame emotivo. La condanna per la donna è già definitiva stante che ha dichiarato di rinunciare all’appello e lo stesso hanno quindi fatto la Procuratrice e l’avvocatessa Ravat.
Resta da capire come mai i servizi sociali, né la polizia, od i giudici del tribunale per i minorenni, non fecero mai dei controlli dopo la sua riassegnazione alla madre e per questo il responsabile in seno al Governo delle problematiche legate alle violenze ai minori, Johannes-Wilhelm Rörig, ha chiesto che ora segua un dibattito politico perché siano corretti tutti i meccanismi che hanno portato agli errori emersi in questo caso. L’avvocatessa Katja Ravat ha preannunciato di voler fare causa allo Jugendamt, l’Ufficio di tutela per i minori; penderebbero anche altre 15 denunce nei confronti di suoi funzionari.
La polizia di Friburgo d’altronde, mentre nel caso di Staufen ritiene di aver individuato tutti i responsabili -ha riportato la SWR- spera di poter risalire dai filmati recuperati nella Darknet ad altri 20 pedofili coinvolti in casi diversi.
Appena pochi giorni fa il Tribunale di Traunstein aveva condannato un ex manager della BMW di 62 anni a 3 anni e 3 mesi ed il pagamento di 12.500 euro di danni per le molestie sessuali alle figlie minorenni di una famiglia di vicini di casa. Aveva attirato le bimbe con regali nell’immobile ereditato dai genitori a Raubling e poi aveva prestato loro attenzioni sessuali, minacciandole che non dovevano raccontare nulla; la più piccola mesi dopo però si confidò alla nonna ed alla madre. Gli inquirenti perquisendo l’abitazione del reo vi avevano quindi trovato circa diecimila file pornografici. I giudici hanno valutato in favore del condannato che all’avvio del processo ha subito confessato, ammettendo di avere preso l’iniziativa pur senza premeditazione, ed ha così risparmiato alle minori di testimoniare ed inoltre, che alla fine si è rivolto direttamente ai genitori delle ragazze ed ha chiesto scusa dimostrando rimorso. Mentre la difesa aveva perorato una condanna a soli due anni con la condizionale, la Procura aveva richiesto 5 anni e mezzo e pur applicando una sanzione più mite, i giudici -secondo quanto ha riportato il Bayerisches Rundfunk– hanno evidenziato che le ragazze soffrono ancora oggi per gli episodi di violenza subiti e soprattutto la maggiore manifesta un comportamento diverso.
Immagine di copertina: Pixabay, https://pixabay.com/it/lego-tempesta-trooper-pixie-elfo-3024169/
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