Germania

L’Austria di Kurz torna al centro d’Europa (e fa asse con Salvini)

23 Giugno 2018

Ci voleva un enfant prodige della politica come il Cancelliere trentunenne Sebastian Kurz per riportare il piccolo paese alpino al centro delle cronache. E non solo quelle per cui l’Austria si è distinta negli anni passati, che insistevano sulla crescita massiccia dell’estrema destra e sulle pigre dinamiche dei gabinetti di Grande Coalizione del mite socialdemocratico Werner Faymann. L’Austria di oggi ha il volto, altrettanto rassicurante ma giovanissimo, di Kurz, giunto al governo l’anno scorso dopo una carriera politica fulminante: Sottosegretario di Stato a ventiquattro anni, Ministro degli Esteri a ventisette, capo del governo a trenta. Un percorso che lo ha visto partire da un contesto poco incoraggiante come la Vienna tradizionalmente socialista per poi rinnovare talmente in profondità il Partito Popolare (ÖVP) da trasformarlo, senza cedere alla tentazione di uno strappo, in “Team Kurz”. Un contenitore cattolico e conservatore, particolarmente radicato nell’Austria rurale, resettato fino a diventare un agile cartello elettorale incentrato sulla sua persona. Come alleato di governo Kurz non ha esitato a coinvolgere l’estrema destra del Partito della Libertà, guidata da quello che è il primo autentico erede dello storico leader Jorg Haider: Heinz-Christian Strache. Uno dei politici che siamo stati abituati per anni a vedere nelle foto di gruppo insieme a Marine Le Pen, l’olandese Geert Wilders e il nostro Matteo Salvini. Se i primi due non sono stati premiati dalle urne (e sconfitti di misura dai moderati Emmanuel Macron e Mark Rutte), i leader austriaco e italiano sono oggi entrambi vicepremier di un governo di coalizione.

Naturale, quindi, che Vienna guardi a Roma come partner privilegiato per affrontare il dossier politicamente più incandescente a livello europeo: quello dell’immigrazione. Il primo a lanciare un appello è stato, con una scelta lessicale controversa, lo stesso Kurz. A metà giugno il Cancelliere austriaco, in procinto di assumere da luglio la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione Europea, ha invocato in una conferenza stampa la creazione di un “asse dei volenterosi” per trovare una soluzione alla gestione dei flussi migratori. Un asse, quello auspicato da Kurz con al suo fianco il Ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer, che dovrebbe includere innanzitutto Roma, Vienna e Berlino. Un’affermazione che ha generato non poche polemiche, sia per il sostantivo utilizzato (che evoca le reminiscenze pseudo-naziste di cui viene spesso accusato l’alleato Strache e il suo partito) sia per il contestuale assist a Seehofer, leader della CSU bavarese, che a Berlino governa con Angela Merkel ma non perde occasione per criticarne le posizioni troppo morbide sul tema migranti. È dal partito alleato della Cancelliera, la CDU, che sono arrivate non a caso bordate contro la retorica sinistra e il tono populista delle affermazioni di Kurz.

Se Berlino è scossa dall’inedito scontro tra Merkel e il suo ministro/alleato Seehofer, Roma non ha esitato ad esprimere il proprio appoggio al duo Kurz-Strache. Proprio questa settimana il Ministro degli Interni e Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha ricevuto nella Città Eterna il Vicecancelliere Strache e il Ministro degli Interni austriaco Herbert Kickl. Quasi una sorta di rimpatriata tra vecchi amici, come ha sottolineato nel suo blog sul Messaggero Veneto il giornalista Marco Di Blas, durante la quale non hanno trovato spazio le consuete discussioni sull’Alto Adige-Südtirol e sugli altri temi “di confine” normalmente al centro dei vertici. L’argomento principale di discussione è stato, non a caso, il dossier migranti, con l’obiettivo di rinsaldare un’alleanza che dia risposte ai cittadini. Un attivismo, quello di Strache e Kickl, che si è rispecchiato nell’intervento di Kurz al vertice di Budapest dei Paesi del Gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria). È nella capitale del premier ungherese Viktor Orban che il Cancelliere ha scandito: “La nostra presidenza si concentrerà fortemente sul tema della sicurezza. Vogliamo creare una Unione Europea che protegga”. Il focus dovrà essere secondo Kurz sulla lotta all’immigrazione illegale.

Il redde rationem potrebbe avvenire domani, durante il mini-vertice dei leader europei convocato per discutere l’emergenza immigrazione. Kurz ha calato questa mattina il suo ultimo asso con una intervista alla Bild, il più popolare quotidiano tedesco. Se la Germania dovesse decidere di respingere i migranti al proprio confine meridionale, ha dichiarato il Cancelliere, l’Austria reagirà chiudendo tutti i propri già dalla settimana prossima. Compresa ovviamente la frontiera del Brennero con l’Italia.  Una minaccia che non è nuova per Vienna (già il predecessore di Kurz Faymann, di cui il giovane leader era ministro degli Esteri, aveva ventilato la possibilità di “sigillare” il Brennero), ma che è dirompente in un momento così teso. A Berlino la questione migratoria è diventata fondamentale per la sopravvivenza dello stesso governo Merkel, appeso al filo dello scontro apparentemente insolubile con Seehofer. Come osservato da Matthew Karnitschnig di Politico Europe, la dichiarazione di Kurz potrebbe rappresentare però un sottile tentativo di fornire un assist alla Cancelliera: è infatti il Ministro dell’Interno Seehofer il principale promotore della linea dura la cui implementazione farebbe scattare la ritorsione austriaca. Al di là dell’eccellente rapporto con il leader bavarese (omaggiato nell’intervista), Kurz sa che nel lungo termine è la relazione con la Germania una delle costanti irrinunciabili dell’Austria.

L’asse Roma-Berlino-Vienna, il rapporto dialogante con il blocco europeo dell’Est, il “peso” nel dibattito interno in Germania da cui dipende il futuro del quarto mandato di Angela Merkel, la capacità di guidare un governo con l’estrema destra in cui la componente moderata ha comunque la golden share.

Il giovane Kurz e la Repubblica alpina da lui rappresentata sono, non solo geograficamente, al centro di un’Europa che, una volta in più, è chiamata ad interrogarsi sul suo futuro e sulle ragioni che la tengono insieme. 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.