Germania

L’amore non viene mai meno: processo per le vittime della Loveparade

8 Dicembre 2017

Ha avuto inizio questo venerdì 8 dicembre in Germania il processo per l’omicidio colposo di 21 persone e il ferimento di almeno altre 652 nel corso della Loveparade svoltasi a Duisburg il 24 luglio 2010. Dieci gli accusati -6 componenti dell’amministrazione comunale e 4 dell’organizzazione della manifestazione- sono chiamati a rispondere dei decessi che la Procura imputa a gravi errori nella pianificazione e nella successiva concessione delle autorizzazioni, senza che fossero state svolte adeguate verifiche del tracciato e delle vie di fuga. Settanta avvocati, 32 in rappresentanza delle difese e 38 per 65 parti civili, ha riassunto la tv pubblica ZdF. Anche se il tribunale ha affittato una sala della fiera di Düsseldorf per circa 500 persone, molti posti per il pubblico sono rimasti vuoti, hanno riportato i media tedeschi.

Il dibattimento è iniziato in ritardo dapprima per problemi tecnici con l’impianto video e poi perché i difensori hanno riscontrato l’irregolare presenza nel pubblico di persone che potranno essere chiamate a testimoniare ed almeno due -tra cui la ZdF ha indicato la portavoce dell’organizzatore della Loveparade– sono quindi state fatte allontanare. Le difese inoltre hanno ricusato due giurati perché avrebbero avuto dei parenti presenti alla manifestazione, e quindi potenzialmente non sarebbero super partes. Il Presidente della Corte ha posticipato la decisione sull’istanza e rimandato la lettura di una seconda che le difese hanno preannunciato voler presentare nei confronti di tutto il collegio, ha riferito Frank Bräutigam della ARD.

Le indagini che hanno portato al processo sono durate tre anni e mezzo: ascoltati quasi 100 poliziotti e più di 3.000 testimoni, valutate un migliaio di ore di videoriprese. Il tutto è stato raccolto in oltre 50.000 pagine di documenti. Anche l’atto di accusa è corposo e conta 556 cartelle. In aula la Procura ha dato lettura a solo 23 di esse, ha precisato l’emittente WDR. La Corte presieduta dal giudice Mario Plain ha previsto per ora 111 udienze. Il dibattimento dovrà ad ogni modo concludersi entro luglio 2020 altrimenti interverrà la prescrizione dei reati.

Che al processo si giunga dopo sette anni dalla tragedia è dovuto al fatto che dopo due anni di esame il Tribunale di Duisburg nel 2016 aveva rifiutato di darvi corso giudicando insufficienti le risultanze della perizia redatta per la Procura dallo studioso britannico Keith Still, esperto di situazioni di panico di massa. Per i magistrati su quelle basi il dibattimento non si sarebbe retto su ipotesi di colpevolezza sufficienti, che lasciassero supporre almeno il 50% di probabilità di una condanna degli imputati. Gli inquirenti hanno allora affidato una nuova perizia all’esperto del movimento del traffico Jürgen Gerlach di Wuppertal, il quale in oltre 2000 pagine è giunto sostanzialmente più o meno alle stesse conclusioni di Still, elencando errori di pianificazione e nella messa in opera del tragitto il giorno stesso della manifestazione. Al riesame richiesto dalla Procura, la Corte d’Appello di Düsseldorf ha quindi deciso che l’atto di accusa fosse finalmente adeguatamente circostanziato ed ammesso l’avvio del processo. Il Tribunale dovrà dunque decidere se c’è prova della colpa effettiva degli imputati, cioè che essi abbiano potuto prevedere che le loro errate decisioni avrebbero potuto sfociare nella morte dei partecipanti alla manifestazione, inoltre i magistrati dovranno stabilire che ci sia stato un nesso di causalità diretto tra le mancanze ascritte loro ed i decessi.

La Loveparade si svolse in un’area di 115.000 metri quadri del vecchio scalo merci di Duisburg. Una superficie idonea ad accogliere al massimo 250.000 persone. Aveva una sola via d’accesso e di uscita, un tunnel stradale lungo 400 metri e largo 18 che si apriva su una rampa che portava alla zona  soprastante del festival. Un collo di bottiglia che circa due ore dopo l’avvio della manifestazione si intasò in modo fatale tra chi voleva entrare e chi voleva uscire, ha riassunto gli eventi la ARD.  Come unica via di fuga per le masse disperate rimaneva solamente una stretta scalinata sulla quale oggi è stato eretto un monumento alle vittime con il motto in sette lingue: “L’amore non viene mai meno”. Ma la Giustizia invece? L’italiana Giulia M. (si ommette il cognome) non aveva ancora 21 anni quando è soffocata sul posto. L’autopsia descrive come la sua morte sia stata un calvario. La compagnia assicurativa Axa che copriva l’evento ha tuttavia offerto alla famiglia -secondo quanto ha riportato un servizio del secondo canale della televisione pubblica tedesca- appena 2500 euro, di cui solo 500 a copertura dei danni morali. Solo dall’estate di quest’anno il legislatore tedesco ha infatti istituito un fondo legale per i familiari delle vittime di eventi catastrofici. Ma esso non ha effetto retroattivo.

I parenti dei deceduti alla Loveparade possono solo sperare che il processo consenta loro quantomeno di avere piena chiarezza sulla catena di responsabilità. Se lo augura -ha citato la stampa tedesca- anche il co-ideatore originario della Loveparade, il musicista e disk jockey 57enne berlinese Dr. Motte, al secolo Matthias Roeingh. Difficile però viste le premesse che sarà sul serio così. Per alcuni dei sopravvissuti infatti il dibattimento non potrà portare a piena giustizia perché non sono state elevate imputazioni a nessuno dei dirigenti della polizia, che pure secondo loro avrebbero contribuito alla tragedia. Troppe persone erano infatti in un tunnel senza che le forze dell’ordine fossero intervenute a regolarvi gli afflussi, prima che scoppiasse il panico generale. Altri osservano ancora che non sono stati neppure rinviati a giudizio tanti attori a livello politico che insistettero per lo svolgimento del rave party a Duisburg. Saranno solo sentiti come testimoni ad esempio l’ex sindaco Adolf Sauerland (CDU) e l‘imprenditore Rainer Schaller, il titolare della catena di palestre McFit e principale sponsor, che aveva acquisito i diritti della Loveparade attraverso la sua consociata Lovapent GmbH.

 

 

Immagine di copertina: dettaglio da una telecamera di sorveglianza ripreso in un servizio della ARD, http://www.tagesschau.de/multimedia/video/video-354685.html

 

 

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