Germania

La Germania ha sottostimato i pericoli del virus: calcolo o irresponsabilità?

16 Marzo 2020

COLONIA – Mercoledì sera, mentre l’Italia era già diventata un’enorme zona rossa, i locali in Germania erano affollati come se nulla fosse, con le birrerie prese d’assalto per vedere le partite di calcio che si disputavano negli stadi a porte chiuse.

Ancora venerdì, mentre le immagini in arrivo dall’Italia mostravano le città spettralmente deserte, il Governo centrale e i vari Länder non avevano adottato alcuna misura draconiana per fermare la diffusione del coronavirus.

L’impressione è che la Germania locomotiva d’Europa non voglia far crollare la propria economia, come successo in Italia. Forte dei suoi 28mila posti letto in rianimazione, contro i 5.100 del sistema sanitario nazionale italiano, crede di poter affrontare il coronavirus in maniera diversa, di poterne mitigare l’onda d’urto senza un impatto devastante sulle proprie imprese e sul commercio.

Solo mercoledì scorso la cancelliera Angela Merkel ha ammesso in conferenza stampa che c’è il rischio che il 60/70% della popolazione si infetti. Ma, in assenza di decisioni e misure stringenti per limitare il contagio, le persone hanno continuato a comportarsi normalmente, non cambiando le proprie abitudini. Diventando, di fatto, delle potenziali bombe a orologeria sui mezzi pubblici affollati o nei cinema, locali, kneipe e ristoranti, pieni come sempre.

A complicare le cose è la struttura stessa della Repubblica federale tedesca: molte competenze sono lasciate ai singoli Länder, tra cui l’istruzione. Così scuole e università sono rimaste aperte per tutta la settimana scorsa.

Fino a giovedì sera, nel Nord Reno Westfalia, una delle zone focolaio del contagio, il governo locale non aveva adottato alcuna misura, se non la sospensione degli eventi con più di mille spettatori, come il festival della letteratura lit.COLOGNE di Colonia, spostato all’inizio di settembre.
Mentre il campionato di calcio ha proseguito a porte chiuse, proprio negli stessi giorni in cui in Italia si bloccava tutto e venivano fuori le prime positività di calciatori di serie A come Daniele Rugani della Juventus.

L’accelerazione c’è stata tra venerdì e sabato quando tutti i 16 Länder hanno disposto la chiusura delle scuole, a partire da oggi per circa un mese. Nel frattempo anche la Bundesliga, dopo mille tentennamenti, ha deciso di sospendere il campionato fino al 2 aprile.
Il Governo Merkel, resosi conto che il contagio potrebbe portare a un blocco totale di tutte le attività come in Italia, ha annunciato misure speciali per provare a blindare l’economia: un “programma di crediti illimitati” di almeno 550 miliardi di euro per le aziende del paese che devono affrontare problemi di liquidità. “Uno scudo di protezione per lavoratori e imprese”, ha affermato il ministro delle Finanze, Olaf Scholz, aggiungendo che “non ci sono limiti: mettiamo sul tavolo tutte le armi a disposizione”.

L’impressione è che il governo stia prendendo iniziative con la massima cautela per non generare il panico e fermare di colpo l’economia. Per non bloccare il sistema.
Tuttavia la Germania, che fino a ieri contava 4.838 persone contagiate e 12 decessi, non ha ancora disposto la chiusura degli esercizi pubblici e fino domenica sera tutto era aperto regolarmente. Birrerie, caffè e ristoranti inclusi.

«Siamo preoccupati ma resteremo aperti fino a quando non ci verrà imposta la chiusura o vedremo chiusi anche gli altri ristoranti e caffè», ha raccontato al cronista de Gli Stati Generali Kumru Celebi, titolare del Café Toré, uno dei più apprezzati e frequentati nel quartiere di Agnesviertel a Colonia. «Finora non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale».

Le fa eco Miriam Gaâloul, una professionista che lavora in una ditta di cosmetici della metropoli sul Reno: «Al momento lavoro ancora in ufficio, ma siamo un piccolo team di sole quattro persone. La prossima settimana parleremo della possibilità di utilizzare il telelavoro. Nel weekend ho vissuto normalmente, incontrato gli amici, fatto la spesa e viaggiato con i mezzi pubblici. Ovviamente ho cercato di stare attenta a toccare tutto il meno possibile e ho seguito le regole comuni di igiene, in particolar modo lavarmi le mani. Personalmente non ho paura, anche se la situazione è preoccupante».

In assenza di disposizioni cogenti e di una campagna stampa martellante che inviti la gente a starsene a casa, i tedeschi non hanno colto appieno la pericolosità del virus e la sua velocità di diffusione e continuano a uscire e a fare più o meno la stessa vita di sempre. Staremo a vedere se nelle prossime ore, con l’aumento esponenziale dei contagi, cambierà qualcosa.

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