Germania

Il 14 ottobre si vota in Baviera, il 28 in Assia

6 Ottobre 2018

Tra poco più di una settimana la Baviera vota il rinnovo del suo consiglio regionale. Per l’importanza del Land, tra i più ricchi della Germania, anche da Berlino la consultazione è seguita con molta apprensione. Mentre le proiezioni un mese fa davano per possibile che la AfD si attestasse a secondo partito se non addirittura superasse la CSU, il nuovo Bayern Trend diffuso dalla emittente nazionale ARD delinea come probabile una forzata coalizione tra CSU e Verdi. Il partito di Horst Seehofer infatti scenderebbe al 33%, ma manterrebbe pur sempre la maggioranza relativa, seguita dai Verdi che farebbero un balzo al 18%. La SPD si attesterebbe sull’11% come i Freie Wähler. La AfD riuscirebbe ad entrare anche nel Landtag bavarese con un 10% avanti ai Liberali della FDP con il 6%, mentre i Linke resterebbero fuori con appena il 4,5% dei voti. Un drastico crollo della CSU il 14 ottobre scatenerebbe nuovi assalti delle opposizioni sulla tenuta del Governo guidato da Angela Merkel, ma se i numeri sanciti dalle urne restassero questi la Cancelliera probabilmente godrebbe della minore intransigenza dell’alleato bavarese, forzato ad esercitare pragmatismo per poter formare una coalizione e restare alla guida del Land.

Il preannunciato calo della CSU più che come prosieguo dell’erosione delle preferenze per l’aggressiva campagna della AfD è letto da più parti come esito del riposizionamento a destra del partito cristiano sociale bavarese ed il conseguente braccio di ferro tra Horst Seehofer e Angela Merkel. La CSU, secondo gli analisti, avrebbe infatti spaventato gli elettori moderati, che per l’effetto si sposteranno a sinistra, e comunque disilluso la parte conservatrice, che rafforzerà invece la AfD. Il Partito gestito da Markus Söder, in un’analisi della Süddeutsche Zeitung d’altronde avrebbe saputo tenere fede in toto, o quantomeno in parte, ad oltre la metà delle sue promesse elettorali dal 2013 ed è sempre ben radicato nelle località di campagna; anche se l’ultima iniziativa del Governatore bavarese di lanciare un programma spaziale regionale scegliendo a fini elettorali come logo del piano satellitare Bavaria One la propria immagine gli è valsa non poche ironie.

Dopo la débâcle della Cancelliera Angela Merkel alla mancata rielezione di Volker Kauder come suo candidato a capo della frazione parlamentare della CDU/CSU cui è stato preferito Ralph Brinkhaus, e nella gestione della rimozione senza promozione dell’ex capo dei servizi del Verfassungsschutz Hans-Georg Maaβen, reo di avere esternato dubbi ingiustificati sull’autenticità di un filmato in cui a Chemnitz veniva aggredito uno straniero, la stampa tedesca (e giorni dopo anche Paolo Valentino sul Corriere della Sera) hanno letto un lento ma inarrestabile declino dell’era Merkel. La Cancelliera tuttavia riconoscendo la sconfitta, ha fatto autocritica ammettendo che i partiti di Governo nel suo primo anno si sono occupati troppo di sé stessi ed ha annunciato un regolare calendario di incontri di Coalizione per decidere sui temi di rilievo. All’appuntamento con il varo di incentivi per favorire il sistematico rinnovo del parco auto diesel o quantomeno l’immediato aggiornamento del software di controllo degli scarichi dei motori diesel in circolazione, il suo Gabinetto ha però partorito un compromesso che non è andato scevro da critiche perché sarebbe  troppo condiscendente ai gruppi industriali (che d’altronde secondo quanto ha appena riportato Dario Prestigiacomo su Europa Today, impiegano circa 800 mila addetti e rappresentano quasi un quarto del PIL nazionale) senza vincolare i costruttori in modo stringente ad accelerare l’introduzione di nuove motorizzazioni che riducano drasticamente le emissioni. Ed un nuovo scandalo sta scuotendo il mondo politico berlinese: la funzionaria Eva Maria H. che partecipava per conto del Ministero degli Interni ai lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Amri -il tunisino che nel dicembre 2016 uccise 12 persone scagliandosi con un autoarticolato sulla folla in un mercato natalizio- col compito di prestare attenzione che nelle udienze pubbliche della Commissione non emergessero dati riservati, è dovuta essere rimossa dall’incarico perché è emerso che era stata funzionaria presso il Verfassungschutz ed avrebbe dovuto testimoniare ella stessa in Commissione sul ruolo di due collaboratori dei servizi che erano entrati in contatto col tunisino, uno di essi avrebbe addirittura affittato ad Amri la stanza dove visse fino all’attentato. Per le opposizioni la presenza della donna pone in forse tutto il lavoro fin qui svolto per fare chiarezza su come il tunisino, pur essendo stato sotto osservazione anche per traffico di droga, abbia potuto muoversi liberamente nella capitale tedesca e dopo l’attentato scappare poi in Italia dove fu intercettato ed ucciso a sua volta.

Quanto poi fossero fondate le denunce sull’insostenibilità e pericolosità dell’estrema destra in Sassonia, nonostante le asserzioni che sono costate il posto ad Hans-Georg Maaβen, lo ha dimostrato la successiva scoperta del nucleo Rivoluzione Chemnitz con l’arresto di otto persone: il 28enne tedesco Maximilian V. fermato il due ottobre, dopo che il giorno prima erano già stati reclusi Sten E., Martin H., Marcel W., Sven W., Hardy Christopher W., Tom W. aggiungendosi a Christian K., già arrestato dal 14 settembre e considerato il capogruppo. Le cronache di tutti i media tedeschi hanno ripercorso la preoccupante avanzata nel tempo dell’estrema destra in Sassonia: dalle aggressioni di Hoyerswerda il 17 settembre 1991 contro un alloggio per migranti e poi gli incendi a Saarlouis, ed a Rostock-Lichtenhagen, Mölln e Solingen, per giungere fino a Clandestinità nazionalsocialista (NSU in tedesco) che godette di appoggi a Chemnitz e Zwickau per ben 13 anni dal 1998 al 2011, senza mancare di citare ancora come un poliziotto militante della AfD abbia impedito il lavoro di una troupe del secondo canale televisivo pubblico durante una manifestazione a Dresda il 17 agosto. Ma anche altri episodi recenti come quello di due agenti scelti per il servizio di sicurezza del Presidente turco Recep Tayyip Erdan in visita ufficiale alla fine di settembre, che sono stati sospesi dopo avere preso come nome in codice proprio l’identità di uno dei terroristi dello NSU deceduti; così come ancora che altri otto neonazisti sono stati arrestati il 3 ottobre a Dortmund, hanno destato allarme. Potrebbe dunque sperarsi che parte dell’elettorato si avveda della pericolosa contiguità della AfD con le formazioni neonaziste e forse il risultato per quest’ultima alle urne il 14 ottobre sarà più contenuto di quanto previsto, ma è evidente che dopo decenni dalla fine della guerra la percezione della memoria storica nazionale si è affievolita. Tanto più che nonostante le stime ufficiali, il Tagesspiegel e la Die Zeit online hanno ricostruito che dalla riunificazione il 3 ottobre 1990 ben 169 persone sono state uccise da estremisti di destra. Nei soli primi 4 mesi del 2018 le stesse stime ufficiali della polizia computano -secondo quanto ha riportato il Tagesspiegel dando notizia dell’esito di una interrogazione parlamentare della deputata dei Linke Petra Pau- 3.714 crimini legati all’ideologia di destra, tra i quali 174 delitti violenti con 132 feriti. Per essi la polizia ha individuato 1.526 sospetti, ma solo 27 sarebbero stati fermati e 2 posti agli arresti cautelari, ha citato il quotidiano berlinese a metà giugno di quest’anno.

Un piccolo episodio d’altronde dimostra come il rigore e l’attenzione alle responsabilità storiche della Germania, periodicamente ribaditi ed officiati a livello parlamentare, che sono serviti da freno al rifiorire di ideologie nazionalsocialiste, non siano più così presenti in tutta la società: in uno dei periodici comunicati stampa della polizia di Monaco sugli incidenti all’Oktoberfest, in merito allo smarrimento dei minori è stato suggerito di scrivere ai bambini il numero di telefono con un pennarello resistente all’acqua sotto il braccio; l’idea, data con innocenza e sicuramente anche con intenzioni del tutto benevole è passata senza commenti, ma a rifletterci è evidente indice di insensibilità per il passato nazionale.

Quanto avviene in Germania peraltro si evidenzia anche in Italia, dove pure è stata minore l’elaborazione collettiva dei trascorsi fascisti. Lo dimostrano gli imbarazzi per l’uso della prima pagina del Piccolo di Trieste per una locandina di una mostra per gli ottant’anni delle leggi razziali; così come l’iscrizione nel registro degli indagati di 3 studenti tra i 22 ed i 23 anni residenti a Ceprano, tutti simpatizzanti di Blocco Studentesco, l’organizzazione vicina a Casa Pound (movimento al cui fianco marciò il Ministro degli Interni Matteo Salvini a Milano nel febbraio 2015), con l’accusa di 7 aggressioni a stranieri. Nelle abitazioni dei tre indagati -ha riportato il 26 settembre il quotidiano Repubblica– mazze da baseball, sfollagente, due coltelli e materiale propagandistico sulla superiorità razziale.

In questo quadro generale, se i pronostici indicati in apertura saranno confermati, l’esito elettorale della Baviera non sarà tale da investire con troppo vigore Berlino. Anche se Angela Merkel affronta quasi sicuramente il suo ultimo mandato ed il suo Governo attraversa acque agitate, dopo la lunga trattativa per formarlo nessuno dei tre partner uscirà così forte dalle urne da avere la forza di farlo saltare e neppure alcuno degli avversari, per quanto la AfD dovesse celebrare l’ingresso in un nuovo Landtag, si potrebbe avvalere di un prestigio elettorale tale da provarci. Neppure le proiezioni per le elezioni in Assia il 28 ottobre fanno emergere stravolgimenti idonei da poter far scattare una resa dei conti con la Cancelliera. Gli ultimi sondaggi attribuiscono al suo partito la piena conservazione della maggioranza relativa col 28,6% dei consensi, pur subendo una flessione dello 1,2%. D’altronde gli elettori boccerebbero la coalizione con i Verdi, anche se gli ambientalisti crescerebbero al 17%. La SPD si attesterebbe al 23%, in flessione di un punto percentuale. In leggerissimo aumento sarebbero invece la AfD al 13%, i Linke all’8,3% e la FDP al 6,8%. Con ciò, stante che Angela Merkel ha escluso qualsiasi alleanza con la AfD, gli scenari più probabili sarebbero una coalizione tra CDU e SPD, oppure un allargamento della attuale maggioranza tra CDU e Verdi alla FDP. Nonostante tutti i problemi ed i divari sociali d’altronde la locomotiva tedesca va sostanzialmente bene.

La Francia piuttosto si è già lamentata con Berlino che non si starebbe muovendo con abbastanza celerità per portare avanti nell’Unione Europea le riforme concordate con l’Eliseo.

L’ultima parola però spetta effettivamente ancora agli elettori il 14 ed il 28 ottobre.

 

 

Immagine di copertina: elaborazione dell’autore di una decorazione a tema elettorale nella vetrina di un esercizio commerciale di Monaco.

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