Germania
Germania: per la coalizione si passa dalla Giamaica al Kenia?
Il Kenia dista dalla Giamaica circa 12500 chilometri e per volare tra le rispettive capitali occorrono almeno 22 ore, con due scali. Qui ci stiamo invece occupando di una possibile soluzione del difficile impasse che si è creato in Germania, dopo che la notte tra il 18 ed il 19 novembre i liberali della FDP hanno abbandonato il negoziato per costruire la coalizione giallo-nero-verde, dal colore dei tre partiti che l’avrebbero formata: CDU/CSU, Grünen e FDP. I colori della bandiera giamaicana.
La bandiera del Kenia al nero ed al verde aggiunge il rosso. È così, quindi, che in Germania viene definita la (inconsueta) coalizione tra CDU/CSU, Grünen e SPD.
Nelle prossime righe si cercherà di spiegare per quali motivi, questa anomala coalizione potrebbe rappresentare un’interessante via d’uscita al cul de sac che si è creato. Ovviamente gioca un ruolo importante la difficoltà nel trovare una soluzione soddisfacente per tutti (o almeno: per chi sarebbe coinvolto) tra le tre più immediate, e cioè: riedizione della Große Koalition; nuove elezioni; governo di minoranza. Proviamo a vedere per quali motivi.
Una riedizione della Große Koalition è avversata soprattutto dalla SPD. Nonostante molti dei successi del Governo Merkel siano ascrivibili soprattutto al lavoro dei socialdemocratici e dei loro ministri (salario minimo, riforma della giustizia, gestione della crisi dei rifugiati, attività diplomatica internazionale), ognuno sa che il partito ha visto il proprio elettorato erodersi durante questi ultimi quattro anni, affondando fino al minimo assoluto del 20,5% nelle ultime elezioni. In realtà la SPD ha perso praticamente voti in ogni direzione, non solo a sinistra; sta di fatto che Martin Schulz, subito dopo il fallimento delle trattative di domenica scorsa, si è affrettato a dichiarare l’assoluta indisponibilità del partito a ripresentare una Grande Coalizione.
Nei giorni seguenti nella SPD si sono udite voci diverse e molto più possibiliste e diversi dirigenti hanno anche criticato Schulz per le sue dichiarazioni. Rimane comunque poco credibile che la base socialdemocratica (che sarebbe senz’altro chiamata ad esprimersi) vedrebbe con favore un nuovo governo con la CDU.
Sciogliere le camere ed indire nuove elezioni pare a molti la strada più logica. Dare la parola agli elettori è spesso la scelta più seducente, ma al di là delle dichiarazioni di rito (quasi tutti i partiti hanno subito fatto sapere che non hanno paura di un ritorno alle urne), nessuno sa quale sarebbe l’esito di nuove elezioni. In modo particolare non si vede come CDU/CSU e SPD, fortemente puniti dagli elettori dopo quattro anni di coalizione, potrebbero superare indenni un nuovo voto se ai quattro anni si aggiungessero diversi mesi di governo ad interim, dal momento che non si voterebbe comunque prima della primavera.
Lo stesso Walter Steinmeier (SPD), Presidente della Repubblica, ha ripetutamente incoraggiato i partiti a cercare soluzioni, ricordando loro in una dichiarazione ufficiale, che hanno la responsabilità costituzionale di costruire un governo, e di mettere gli interessi del Paese davanti a quelli degli stessi partiti.
Sono infine gli iscritti stessi, i dirigenti locali di ogni partito, a ricordare ai leader nazionali che le campagne elettorali costano tempo, energie e (ebbene sì) soldi.
Rimane il governo di minoranza, a guida CDU (chi altri se non la Merkel stessa?). In questi giorni sui media ci sono interessantissime disquisizioni su questa soluzione inaudita a livello nazionale. I detrattori sostengono che un Paese importante come la Germania (qui nessuno dice “locomotiva d’Europa” e meno che mai “Paese guida”) non può permettersi di avere un governo che cerchi maggioranze diverse in Parlamento e quindi, ricattabile dai diversi partiti. Soprattutto in una situazione internazionale così complessa. I fautori sostengono invece come questa inedita situazione ridarebbe grande slancio al parlamentarismo, dando quindi dignità alla Costituzione e alla democrazia stessa. Molti ricordano che il Land della Sachsen-Anhalt è stato governato da un governo di minoranza a guida SPD per ben otto anni, dal 1994 al 2002. A mio parere è ancor più interessante notare come il governo di minoranza è, di fatto, il sistema amministrativo su cui si basa il governo dei comuni nella maggior parte dei Bundesländer. I sindaci, infatti, vengono eletti in momenti diversi (in altri anni) dai consigli comunali e non possono contare né su una maggioranza politica, né su una giunta di coalizione, dal momento che gli assessori (pochi: quattro in una città di 200.000 abitanti) vengono nominati dai partiti più votati alle elezioni del consiglio comunale. Le maggioranze e le minoranze si formano, quindi, sui singoli provvedimenti. (Ma di questo “curioso” sistema si parlerà magari un’altra volta).
Il problema principale del governo di minoranza è che rischierebbe inevitabilmente di sdoganare l’AfD, il partito di destra antieuropeista. Qui si usa un bellissimo aggettivo: salonfähig (adatto per i salotti, presentabile). È chiaro a tutti, e soprattutto ad Angela Merkel, come qualsiasi provvedimento osteggiato a sinistra (e non supportato, quindi, da Verdi e SPD) potrebbe passare solo col voto dell’AfD. Per la Cancelliera uno scenario da incubo. Per questo motivo è la SPD a sperare che la CDU si imbarchi in un’avventura del genera. Massimo potere contrattuale con il minimo impegno e possibilità di mettere la CDU in fortissimo imbarazzo.
E quindi? La difficoltà a trovare una soluzione che soddisfi un numero sufficiente di partiti, potrebbe portare ad una soluzione assolutamente inaudita a livello nazionale: una Kenia Koalition tra CDU/CSU, SPD e Grünen.
È bene precisare che tale coalizione governa (non senza fatica ma con discreto successo) in Sachsen-Anhalt (sempre loro!). La scelta si era resa praticamente obbligata nel 2016, quando alle ultime elezioni per il Land, avevano visto ottimi risultati della Linke (con cui la CDU non accetta alcun governo) e della AfD (con cui nessuno parla).
Quali sarebbero i vantaggi di una coalizione del genere?
Innanzitutto la SPD potrebbe presentarla come una sorta di “coalizione di responsabilità“: sì, una sorta di Grande Coalizione allargata, ma che verrebbe percepita in modo completamente diverso. Per lo stesso motivo l’idea potrebbe non dispiacere alla CDU.
Rispetto al governo di minoranza, tale soluzione vedrebbe inoltre la costruzione di un Regierungsvertrag, un contratto di governo, praticamente obbligatorio nella consuetudine della politica tedesca, solitamente ratificato poi, dai delegati (o perfino dagli iscritti) dei singoli partiti. In eventuale governo avrebbe quindi una vera e propria legittimazione elettorale. La costruzione di un programma di governo tra questi partiti non dovrebbe essere molto più difficile che per la Jamaika-Koalition.
Infine (diciamocelo!) l’occasione per “vendicarsi” della la FDP per la rottura delle trattative sarebbe assai ghiotta per molti politici della CDU e dei Verdi.
Perché allora non ne parla nessuno? Molto probabilmente perché la Repubblica Federale Tedesca ha sempre interpretato il proporzionalismo in senso stretto, quasi matematico. Né a livello nazionale, né in uno dei sedici Bundesländer, si è mai fatto un governo con un partito in più di quelli strettamente necessari ad ottenere la maggioranza aritmetica (il secondo Governo Schröder governò per oltre tre anni con un solo parlamentare in più dell’opposizione, senza nessun “rischio-Turigliatto”). Due consiglieri comunali di Friburgo, la mia città, uno della SPD e uno dei Grünen, da interrogati su questa possibilità hanno dato la stessa risposta, separatamente. (“Ma che bisogno avremmo dei Grünen?” e “Ma noi Grünen non saremmo necessari“).
Mancanza di fantasia, quindi? Si vedrà. Il tempo è galantuomo e, da queste parti non si sente la fretta a formare il governo che si sente altrove.
+++Breaking news 1+++
La mattina del 24 novembre, quando questo articolo stava per essere pubblicato, due stimati “grandi vecchi” dell’SPD, l’ex Presidente del Bundestag Wolfgang Thierse, e la politologa Gesine Schwan, già candidata alla Presidenza della Repubblica, hanno scritto ai vertici del partito una lettera aperta chiedendo di verificare le possibilità di una Kenia Koalition, evidenziando alcuni dei vantaggi indicati più sopra (no, non hanno letto le bozze del mio articolo…). I due argomentano inoltre come tale coalizione potrebbe dare le migliori risposte a due questioni: una lotta al cambiamento climatico e l’uscita dal carbone socialmente compatibili; e un rilancio delle politiche europeiste anche sulle proposte di Macron.
In pratica, ricordano i due politici. Questa colazione sarebbe ben di più che un semplice governo di responsabilità.
+++Breaking news 2 +++
Poche ore dopo questa proposta, il leader dei Grünen Cem Özdemir ha dichiarato che non se ne parla. A che servirebbero i Grünen?, sostiene il Özdemir. Appunto.
Già esclusa, quindi, questa possibilità? Chissà. A noi piace ricordare che se in Giamaica nascono i migliori sprinter del mondo, i migliori maratoneti vengono dal Kenia. Portiamo pazienza.
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