Germania
Il finale amaro dell’era-Merkel, la donna che ha duplicato il Pil tedesco
La lente italiana sulla politica tedesca: Angela Merkel alla fine dei conti è sopravvalutata, sta sbagliando a comunicare, è colpa sua se la campagna vaccinale europea (in primis l’approccio ad AstraZeneca) sia fallimentare. Danni spaventosi. Tutta colpa sua. Un caos unico.
Questa personalizzazione della politica teutonica non ha però molto senso. È come scrivere un articolo intero sulla figura di Jakob Blasel, il ventenne che quasi sicuramente entrerà in Parlamento a settembre in quota Verdi.
Tanto Angela Merkel quanto Jakob Blasel fanno parte di due sistemi politici. Loro sono solo dei volti, rappresentanti di interessi ben più complessi. Angela Merkel ha avuto, per sedici anni, la capacità (o resilienza come va di moda in Italia di questi mesi) di incontrare, mediare e trovare soluzioni che accontentavano un po’ tutti. Il compromesso a tutti costi, la cautela all’estremo.
In un Paese come la Germania che ha quasi duplicato il proprio PIL durante i suoi quattro mandati, l’approccio ha inevitabilmente attratto consensi. Di emergenze vere e proprie, a parte quella legata ai flussi migratori, non ce ne sono state, anche per merito di questo sistema magari pachidermico, ma sicuramente molto solido. Le cose stanno però cambiando, forse più velocemente di quanto ci si potesse aspettare qualche mese fa.
Jakob Blasel è uno dei volti di Fridays for Future, seguito da Greta Thunberg su Twitter, e incolpato da compagni del venerdì per una politica verde moderata, pronta a fare compromessi politici. Blasel, all’opposto di Merkel, rimane comunque espressione dell’emergenza climatica e in generale dell’urgenza di trovare un’orientamento e un significato. Tra l’esistenziale e l’idealistico.
In questo momento il sistema Blasel funziona, quello Merkel è in difficoltà perché le scelte non possono essere prese con calma. La campagna vaccinale è potenzialmente ad un bivio ogni pomeriggio, l’opinione internazionale pronta a voltare le spalle a questa figura storica ogni sera.
Le polemiche italiane, per esempio, incolpano Merkel per la “decisione” di non essersi opposta, lei novella Giovanna d’Arco, allo stop su AstraZeneca. Non potrebbe esserci un’analisi più superficiale. Merkel non è la pulzella di Amburgo. Non ha mai portato con sé la promessa di un aiuto sovrannaturale.
Balcanizzazione del sistema politico tedesco?
“Ognuno interpreta le cifre a modo suo e poi fa quello che vuole. E la cancelliera sta a guardare, perché non può certo mandare le forze armate,” ha scritto settimana scorsa l’influente settimanale Der Spiegel in un editoriale al vetriolo, forse quello più critico mai scritto nei confronti di Merkel. Qua il punto. Siamo in piena campagna elettorale in quattro Länder (Sassonia Anhalt a giugno; Meckelmburgo-Pomerania Occidentale, Berlino e Turingia a settembre) e i toni sono inaspettatamente carichi e cupi. Le elezioni federali saranno anche queste il 26 settembre.
Sapendo poi che il sistema politico è in via di trasformazione, ogni Land tedesco è in subbuglio. Ogni primo ministro, ogni figura politica deve dimostrare di essere in grado di poter governare anche in un sistema diverso, quello del post-Merkel.
Questo chiaramente è un incentivo a gestire la situazione sanitaria avvallando le richieste della popolazione e distanziandosi dalle politiche federali per un vantaggio politico personale. Quindi sostanzialmente, sebbene ci siano delle regole federali, l’interpretazione locale è quella che conta e Merkel alla fine, almeno in questa fase, conta poco.
Balcanizzazione della CDU/CSU?
Dieci giorni fa le elezioni in Baden-Wuttenberg e in Renania-Palatinato hanno dato una batosta alla CDU/CSU. Il sistema politico che Merkel è riuscita a creare sta cadendo a pezzi proprio perché lei a settembre andrà in pensione. Non c’è più la sua credibilità da giocarsi; è ora di far spazio ai leader dei conservatori, che siano il leader della CDU Armin Laschet o il leader della CSU, il bavarese Markus Thomas Theodor Söder. La sua mancanza si farà sentire.
Negli ultimi mesi, poi, una manciata di politici del gruppo CDU/CSU sono stati travolti da scandali più o meno gravi: due deputati si sono dimessi dopo essere rimasti invischiati in accuse di corruzione negli appalti per le mascherine, si è scoperto che due o più rappresentati sono stati sul libro paga del governo dell’Azerbaijan, è stato anche reso noto che un parlamentare è stato pagato per sostenere il partito dell’ex vicepremier della Macedonia del Nord Nikola Gruevski.
Come se non bastasse il Ministro della Salute Jens Spahn, già non particolarmente amato dalla base conservatrice, è finito su Der Spiegel per un presunto conflitto d’interessi. Il suo ministero ha comunicato di aver comprato 570.000 maschere protettive FFP 2 dalla Burda GmbH. Il marito Daniel Funke dirige l’ufficio di rappresentanza nella capitale della holding, società che pubblica anche riviste come Playboy, Focus e HuffPost.
Secondo un sondaggio pubblicato lunedì dal giornale conservatore Welt, il 69% della popolazione non è felice del lavoro di Spahn. Non lo considera competente. Spahn si sta prendendo la colpa di una campagna vaccinale a rilento, in un Paese che fino a quattro mesi fa era considerato il migliore esempio in campo sanitario al mondo.
Un punto di riferimento fino all’altro ieri. Ma ora, vuoi per la difficoltà e la stanchezza che affligge tutti, la memoria si fa corta e un paio d’errori risultano fatali.
L’acquisto da parte di Spahn e compagno della villa da 4,2 milioni a Berlino-Dahlem è arrivato a fare notizia sulle prime pagine di Der Spiegel e di Der Tagesspiel. Un misto di vendette interne, malumori pregressi ed errori. Se vogliamo poi l’errore principale, da una prospettiva strettamente tedesca di breve periodo, è stato quello di aver accettato una campagna vaccinale europea.
I tedeschi sono stanchi (e in questo momento non troppo pazienti)
Alla fine però la popolazione tedesca non è troppo sensibile a questi scandali. Quello che conta ora è la stanchezza della popolazione locale. I giornali italiani riportano di un lockdown incredibilmente duro, iniziato a novembre e prolungato fino al 18 aprile. Questo è vero solo in parte, dimostrando una volta in più come i giornalisti italiani abbiano riportato le decisioni tedesche con un’approssimazione che sicuramente non ha aiutato a capirsi.
La verità è che i tedeschi non sono tramortiti e spaventati come gli italiani. Qua la situazione è stata relativamente tranquilla. In questo periodo la popolazione locale, complice anche il sole primaverile, non ha troppo da lamentarsi. Come spiegato prima, poi, l’implementazione delle politiche sanitarie dipende dallo stato, dal Land.
A Berlino sono riaperti due settimane fa musei e alcuni negozi. La situazione sembra non dover cambiare nei prossimi giorni, tranne forse per Pasqua, quando ci si può aspettare un ponte più lungo del solito, con supermercati chiusi per qualche giorno in più. Da aspettarsi anche file chilometriche davanti ai negozi il giorno prima del ponte (non poi una novità a Berlino).
Queste fila faranno urlare la stampa internazionale, suggerendo (forse erroneamente) che la politica tedesca è allo sbando. È possibile invece ipotizzare che ce l’abbiamo un po’ tutti con la Germania e con i tedeschi, per i loro successi degli ultimi mesi e anni. Non solo gli italiani, ma anche i britannici e i russi, solo per citare un paio di esempi calzanti.
Scollamento tra popolazione e politica (a scoppio ritardato)
Ieri, alle due di mattina, mentre la maggioranza della popolazione dormiva tranquilla, Merkel ha concluso l’incontro con i primi ministri dei Länder. Il problema è che l’accordo non è propriamente l’esercizio di chiarezza che la popolazione locale si è abituata con Merkel. Stanchezze a parte, la popolazione si è svegliata confusa, chiedendosi ancora una volta come funzionino le misure e perché politicizzare il ricorso ai vaccini AstraZeneca (e Sputnik).
La verità è che non lo sappiamo, ma delle buone motivazioni ci saranno. Molto probabilmente. Allo stesso tempo è evidente però il risentimento della popolazione.
Quindi i politici danno la colpa alla popolazione (che almeno a Berlino le regole non le segue alla lettera) e la popolazione punta il dito contro la politica, almeno la politica che conoscono, quella del compromesso e della decisione ponderata fino a notte fonda.
Forse la situazione sarebbe diversa se la popolazione locale fosse spaventata, se non dormisse sogni tranquilli. Ieri per esempio i morti negli Stati Uniti sono stati 779, in Italia 551, in Germania 290.
Campagna vaccinale – la vendetta
La Germania avrebbe potuto gestire la campagna vaccinale da sola, sicuramente in modo più efficiente, ma ha preferito ricorrere alla solidarietà che tutta l’Europa ha chiesto negli ultimi anni. Ricordiamoci soltanto le polemiche e l’astio (motivato) nei confronti di Berlino per la decisione, a inizio pandemia, di non intervenire immediatamente con supporti sanitari e di bloccare alla frontiera le mascherine comprate dall’Italia.
Poi Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno usato il loro peso politico per una serie di misure inaudite: è stato approvato un embrione di debito pubblico europeo, sta per arrivare una barcata di soldi e ora siamo tutti felici.
La Germania paga però pegno, ma nessuno sembra interessato ad intervenire per aiutare il sistema politico tedesco. Perché mai? Alla fine dei conti sono loro quelli che devono offrire supporto. Questa sembra essere l’opinione comune.
Trend elettorali
Stando al Sonntagstrend realizzato dall’istituto Kantar per conto della Bild, l’unione CDU – CSU ha perso 4 punti rispetto alla settimana scorsa, crollando al 27% dei consensi. Crescono i Verdi che arrivano al 22%.
Questo chiaramente dimostra che la popolazione vuole scelte più veloci e un ordine di priorità diverso.
Ricalca un po’ la critica nei confronti della Commissione europea, accusata di essere troppo lenta nell’esaminare le possibilità vaccinali e finanziare progetti nel mondo digitale (eg. Intelligenza Artificiale). La velocità non è stata però mai il fiore all’occhiello dei conservatori tedeschi, tanto in patria quanto a Bruxelles.
Al Parlamento tedesco potrebbe entrare, legalmente e non come a Washington, il risentimento nei confronti dell’attutale sistema politico. Non sarà però la volta di AfD, alleato al Parlamento europeo della Lega Nord nel gruppo Identity and Democracy. AfD è uno dei partiti in calo. Perché? Perché ha dimostrato che, a parte gli scontri interni, non ha una visione di lungo periodo. Siamo pur sempre in Germania. Una visione di lungo periodo è pur sempre necessaria.
Conseguenze europee
A trarre vantaggio della situazione sembrano dover essere proprio i Verdi. Nel caso poi dovessero prendere il posto dei conservatori al governo, anche la posizione della conservatrice tedesca Ursula von der Leyen a capo dell’esecutivo europeo sarebbe meno solida. Non avrebbe un appoggio quasi incondizionato da parte di Berlino. Facendo un volo pindarico, si potrebbe dire che von der Leyen potrà essere eclissata dal vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, l’anima verde della Commissione europea.
Forse questo cambio di passo avrebbe senso. Forse anche a Bruxelles è auspicabile un cambiamento radicale per velocizzare processi decisionali europei, ma non possiamo dimenticarci quello che è stato già raggiunto, il cambiamento che questo sistema lento è riuscito a gestire. Qualcosa di inimmaginabile fino all’inizio della pandemia.
È possibile ipotizzare che non abbia più senso parlare solo di soldi, di vaccinazioni e di clima, ma che la sopravvivenza stia diventando la priorità un po’ in tutti i campi, un po’ a tutti i livelli.
La risposta plausibile è che sarà un braccio di ferro tra il sistema di Angela Merkel e quello di Jakob Blasel. Nulla di personale però.
Sarà soltanto la resa dei conti tra un sistema che ha dato sicuramente il suo contributo e uno che potrebbe innovare in un momento in cui i cambiamenti tecnologici sono stati messi nell’iper-acceleratore dalla pandemia in corso, in un momento in cui l’Europa ha forse bisogno di un po’ di sfrontatezza.
In poche parole il sistema politico tedesco (ed europeo) potrebbe essere a una svolta. Merkel rimarrà comunque nei cuori dei tedeschi e degli europei. Su questo, almeno per ora, non c’è alcun dubbio.
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