UE

L’Europa ha una regola per tutto, tranne che per far uscire i paesi membri

7 Luglio 2015

Ogni buon anti-euro scettico si è nutrito, negli ultimi 50 anni, della pingue tendenza europea alla sovra-regolamentazione. Norme per tutto, Direttive per ogni singolo aspetto della vita economica e sociale dei cittadini dell’Unione. A tal punto che le banane, i cetrioli, la loro curvatura e le loro dimensioni, sono splendidamente assurte a totem di ogni nemico di Bruxelles. Chiunque abbia frequentato anche solo tangenzialmente il funzionario medio europeo, in cuor suo, non ha potuto, magari vergognandosene, simpatizzare con l’accusa. Poi, il senso della Storia e il banale confronto con i propri funzionari statali, hanno preso il giusto sopravvento.

E insomma, eccoci al paradosso. Ed eccolo qui: nel momento più nero della crisi esistenziale dell’Unione, essa si scopre priva di norme, e delle più basilari.

1) Varoufakis arriva all’eurogruppo e risponde a muso duro a Schauble “io ho un mandato del popolo greco per dire questo”. E il tedesco risponde “anche io sono stato eletto”. Due battute e il gruppo informale che gestisce la nostra moneta unica sul lato “politico” scopre di non avere alcuna norma, nessun regolamento per districare un conflitto di legittimita’. Da una parte quella pienamente novecentesca della delega politica dell’elettorato al Governo Nazionale, dall’altra quella collettiva di un’istituzione i cui componenti sono tutti eletti dai rispettivi popoli e quindi priva di un mandato collettivo. Qualcuno ha scritto un regolamento interno per stabilire chi deve, e come e perche’, prevalere? No, nessuno.

2) Gira voce qui a Bruxelles, che il Presidente della Commissione, umanamente e sinceramente distrutto dall’avvitarsi della crisi greca, abbia in animo di dimettersi presto. Esiste, come in qualsiasi Paese, una riga di un qualche regolamento, anche amministrativo, che dica che in caso dimissioni o incapacità del Presidente, il Vice Presidente ne prende le funzioni fino alla scadenza naturale del mandato? No, qui nell’impero supposto della regolamentazione del latte con cui fare i formaggi, una tale norma non c’è. Quindi se Jean Paul Juncker si dimette, il Consiglio Europeo deve riunirsi di nuovo e far ripartire il circo dell’accordo col Parlamento, audizioni dei Commissari comprese. Tre mesi minimo.

3) Un Governo mai seriamente intenzionato a trovare un accomodamento, magari dopo un confronto duro, spietato ma in buona fede, convoca un referendum. E il popolo (in tempi come i nostri politicamente tristi ormai si parla solo di “gente”) con un inequivocabile 61% boccia la proposta ei creditori. Ebbene, gli spietati Nord Europei hanno previsto una procedura per sbattere fuori dall’Unione Monetaria un Paese che si rifiuta di firmare un accordo per accedere all’ennesimo piano di salvataggio? No. Una tale procedura non esiste. Nessuno l’ha mai prevista. Del resto sarebbe stato ridicolo creare un’Unione monetaria con una clausola di rescissione: provala la merce 10 anni e se non ti va la restituisci. Non molto credibile. Quindi, in assenza di uno straccio di norma, e’ impossibile, almeno di entrare nel regno dell’arbitrio puro, forzare un Paese fuori dall’EUM.

Potremmo continuare, e forse sostanziare ancora meglio il punto: l’Unione e’ un trattato Internazionale tra Stati e viene regolata sulla base di un principio orizzontale, quello dei poteri espliciti. Se i Trattai non prevedono la possibilità’ di agire in un determinato ambito da parte dell”Unione essa non si puo’ muovere. E’ vero che nel corso degli anni tale principio e’ stato messo in discussione, ma mi sembra che, politicamente, non si sia mai riusciti a intaccarlo in maniera funzionale. Quindi, a Bruxelles, se non hai una linea di una qualche atto legislativo che ti consente di fare qualcosa, non lo farai. Punto. Le uncharted waters di Mario Draghi sono acque inesplorate perchè nessuna bussola legale indirizza la navigazione.

Possono dire quello che vogliono, arrivando all’assurdo di un Presidente socialdemocratico del Parlamento Europeo che si augura l’arrivo di un Governo tecnico ad Atene, ma nessuno ha la ben che minima idea di come si faccia a forzare la Grecia fuori dall’Euro. E quindi nessuno sa come affrontare un Governo che decide di fare default dentro la UEM, non pagando BCE e Stati membri (vedrete che alla fine il FMI lo pagherannono).

Quando la politica abdica ai Regolamenti, o peggio ancora alla partita doppia, la flessibiltà scompare. E i pezzi di metallo rigido, se sottoposti ad opportuna forza, si rompono.

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