I minibot e la Legge di Gresham
La legge di Gresham afferma che “la moneta cattiva scaccia quella buona”. Enunciata nel XVI secolo, quando le monete avevano un valore intrinseco dato dal loro contenuto di oro o di argento, essa definisce la tendenza degli operatori economici a pagare solamente con monete danneggiate, e quindi con minor valore intrinseco (in termini di metallo prezioso) rispetto al loro valore nominale, e, dall’altra, ad accettare solo monete il cui valore intrinseco rispecchiasse quello nominale. Questo comportamento fa sì che sempre più monete “buone” saranno trattenute da chi le ha ricevute, mentre le monete utilizzate per le transazioni saranno in sempre maggior numero quelle “cattive”, in questo senso la moneta buona sparisce e viene tesaurizzata, mentre quella cattiva ne prende il posto come mezzo di pagamento.
Oggi la moneta non ha né un valore intrinseco, né può essere scambiata in metalli preziosi, ma qualcosa di simile potrebbe succedere se alla normale circolazione degli euro si aggiungesse quella dei minibot.
Supponiamo, quindi che il governo italiano paghi i suoi debiti con i fornitori in titoli di piccolo taglio e che con questi le imprese comincino a cercare di pagare i loro fornitori e i dipendenti. Qui la domanda che sorge è quanto vale un minibot in euro. Dal punto di vista nominale un minibot da € 100 dovrebbe avere lo stesso potere di acquisto di una banconota da € 100, ma imprese, lavoratori e consumatori potrebbero ritenere che un minibot valga meno e quindi, per esempio volere due minibot da € 100 per un acquisto del valore di € 100. Il minor valore potrebbe dipendere da diversi fattori: mancanza di fiducia sulla capacità dello stato – che ha emesso i minibot – di ripagare il debito pubblico, timore che privati possano non accettarlo nei pagamenti, diminuendone il valore…
Allo stesso tempo, imprese, lavoratori e consumatori potrebbero pensare che effettivamente l’introduzione dei minibot sia l’anticamera dell’uscita dall’euro – come detto da membri della maggioranza di governo – e quindi possono decidere di nascondere e al limite esportare una parte dei loro euro in modo da salvarli nel momento in cui questi venissero trasformati nelle nuove lire, con il corollario di una forte svalutazione e quindi con un effetto negativo sulla loro ricchezza.
La moneta “buona”, quindi, si ridurrebbe, e per non causare una crisi deflattiva il governo sarebbe costretto a stampare più minibot: la moneta “cattiva” prenderebbe il sopravvento, sancendo l’uscita dell’Italia dall’eurozona.
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