Mediterraneo

L’ambasciatore italiano all’Onu: «Pronti ad assumere ruolo guida in Libia»

18 Febbraio 2015

«L’Italia è pronta ad assumere un ruolo guida nel quadro di una iniziativa dell’Onu per la stabilizzazione della Libia. Siamo convinti che la soluzione politica sia l’unica via», ha dichiarato il rappresentante permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite Sebastiano Cardi. «Siamo pronti a contribuire al monitoraggio di un cessate il fuoco e al mantenimento della pace, pronti a lavorare all’ addestramento delle forze armate in una cornice di integrazione delle milizie in un esercito regolare e per la riabilitazione delle infrastrutture», ha aggiunto, confermando dunque l’intenzine del governo Renzi di giocare un ruolo di primo piano nella vicenda. Intanto, il Consiglio di Sicurezza sulla Libia convocato oggi è stato sospeso per permettere un giro di consultazioni fra i vari partecipanti.

Questa mattina, intervenendo alla Camera il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni  aveva detto che «il deterioramento della situazione sul terreno impone, sottolineo lo impone, un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi. Il Governo à impegnato a tutti i livelli a promuoverlo». Gentiloni, che nella tarda serata di ieri ha avuto un colloquio telefonico il segretario di Stato americano John Kerry nel quale si è discusso appunto del dossier Libia, ha sollecitato la comunità diplomatica ad «aumentare gli sforzi», che in concreto si tradurrebbero nella ricerca di un’intesa forte fra i due governi (quello di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale e quello di Tripoli) per ripristinare l’ordine nel paese. «Le origini della crisi attuale vanno cercate negli errori compiuti anche dalla comunità internazionale nella fase successiva alla caduta di vecchio regime» di Gheddafi.

«L’Italia è pronta ad assumersi responsabilità di primo piano (…) ma non vogliamo avventure e tantomeno crociate», ha poi sottolineato Gentiloni, rimarcando tuttavia che«l’unica soluzione alla crisi libica è quella politica». Le attese sono concentrate sulla riunione del Consiglio di sicurezza Onu previsto oggi: «Ci attendiamo la presa di coscienza al  Palazzo di vetro della necessità di raddoppiare gli sforzi per favorire il dialogo politico» in Libia, anche alla luce del «rischio di saldatura tra gruppi locali» e milizie del Daesh (l’acronimo con cui nel mondo arabo di ISIS).

Dinanzi alla «crescita dell’ondata migratoria» in arrivo dalla Libia «non possiamo voltarci dall’altra parte, non sarebbe degno della civiltà che ha fatto grande l’Italia, ha continuato il ministro degli Esteri, dando anche conto dell’andamento dei flusso. «Il numero degli sbarchi dal 1 gennaio a metà febbraio è stato di 5.302 rispetto ai 3.338 dello stesso periodo dello scorso anno». Secondo Gentiloni, «non era Mare Nostrum ad attirare i migranti ma il dramma su cui speculano bande di criminali». In realtà, organizzazioni criminali a parte, il flusso migratorio viene utilizzato anche dalle stesse autorità libiche, e in particolare dal governo “islamista” di Tripoli come strumento di pressione verso l’Europa e l’Italia in particolare.

Molto critici sull’intervento in aula di Gentiloni sia gli esponenti del Movimento 5 Stelle sia la Lega. «Il ministro Gentiloni è riuscito a contraddirsi e a negare, di fronte al Parlamento, le sue stesse parole avventuriere pronunciate qualche giorno fa. È solo un clown in un governo d’improvvisatori», ha detto il deputato M5s Alessandro Di Battista. Per il vicecapogruppo della Lega Nord alla Camera Gianluca Pini, Gentiloni avrebbe detto solo “baggianate” essendo la vicenda libica «diventata un’altra farsa del governo Renzi».

Per Maurizio Gasparri (Forza Italia), «Renzi non sa cosa fare per disarmare l’ Isis ma intanto ha disarmato il ministro degli Esteri, che si era detto pronto a “combattere”, e il ministro della Difesa, Pinotti, che aveva annunciato lo schieramento di 5mila militari. Pur esposti per ragioni geografiche più di altri paesi, stiamo svolgendo un ruolo
assolutamente marginale».

L’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sottolineato che l’Italia «deve fare la sua parte», e ha ricordando che nel 2011 si intervenne sulla base della decisione del governo Berlusconi e di precisi pronunciamenti delle Camere. «Da questo mondo così gravido di pericoli – ha aggiunto il senatore a vita – non possiamo scappare, non possiamo evadere. Questo è il nostro dovere».

 

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