Medio Oriente
Quando i palestinesi li uccide l’Isis nessuno ne parla
Si parla di mille morti, mille morti palestinesi, trucidati in qualche giorno dall’Isis, nel campo profughi di Yarmouk alla periferia di Damasco. La presa del campo è avvenuta nelle scorse settimane, riportano le scarne cronache internazionali, e oggi lo Stato Islamico domina uno dei luoghi-simbolo della tragedia palestinese. Un campo che, oltre a ospitare la disperazione e la solitudine di un popolo fin dal 1957, nove anni dopo l’esodo forzato di oltre un milione di palestinesi in seguito alla nascita dello stato d’Israele, è stato negli ultimi anni luogo simbolo e facile vittima di tutte le battaglie combattute sul suolo siriano. Nel 2002 vivevano là oltre centomila persone, profughi e loro discendenti. Negli ultimi anni di guerra civile, tra morti e fuggiti, la popolazione di Yarmouk si è assottigliata fino a raggiungere le 20 mila unità. Ora è arrivato il terrore firmato Stato Islamico, e quelle vite martoriate vengono spezzate a decine al giorno, nella sostanziale indifferenza generale.
Ahmed Tibi, storico rappresentante dei palestinesi cittadini d’Israele nel parlamento dello stato ebraico, parla di “sconcerto e rabbia”, e sottolinea – riferisce il quotidiano israeliano Haaretz – che ancora una volta, di fronte a una tragedia palestinese, il mondo in generale, e il mondo arabo in particolare, tacciono. Vista da qui, vista dall’Europa, colpisce invero il silenzio, l’assenza di proteste, di manifestazioni convocate, di prime pagine strillate. Ricordate, ricordiamo tutti, cosa succede quando i morti palestinesi – Jenin, Gaza, e così via – li fanno i soldati israeliani, oppure come nel caso del campo profughi libanese di Sabra e Shatila sono le truppe israeliane a “permettere” il massacro operato da maroniti libanese. Prime pagine, manifestazioni, proteste. Giustamente, aggiungerei, a patto che la legge della giustizia e dell’indignazione siano uguale per tutti. E invece no. Quando li fa l’Isis sembrano morire un po’ di meno: i palestinesi tornano a essere morti di serie b. Morti di serie b come gli africani (cristiani e non) massacrati nei giorni scorsi: quelli sono di serie b da sempre, e nessuno se ne cura, mai. Almeno, lì, la regola vale sempre: come la vergogna che dovremmo provare, se ci fermiamo a pensarci davvero.
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