Medio Oriente

Se colpire l’Is è “un disastro” e far saltare un ospedale “un danno collaterale”

3 Ottobre 2015

La notizia è di quelle che lasciano senza parole.
Appena qualche ora fa le forze Nato in Afghanistan hanno bombardato, a Kunduz, un ospedale di Medici Senza Frontiere. La conferma è arrivata da parte del comando dell’Alleanza Atlantica soltanto dopo che la stessa associazione aveva denunciato la strage tramite il suo account twitter, lasciando tutti increduli.

Nel raid sono state uccise almeno nove persone, 37 i feriti e si contano decine di dispersi, in un bilancio che è destinato ad aggravarsi con il passare delle ore.
I nove morti confermati sono tutti medici dell’organizzazione (al momento non sono stati resi noti i loro nominativi), ma non c’è un bilancio delle vittime tra i pazienti: secondo il Telegraph, i cadaveri sarebbero almeno 50.

 

Ciò che soprattutto lascia impietriti è il fatto -come denunciato da Msf- che il bombardamento è proseguito per almeno mezz’ora dopo la segnalazione di coinvolgimento inviata dalla Ong alle forze armate Usa e afghane.
Per l’organizzazione “tutte le parti in conflitto, incluse Kabul e Washington, conoscevano le coordinate delle nostre strutture già da mesi”, eppure non avrebbero fatto nulla per evitare il coinvolgimento dell’ospedale.

Chiamato immediatamente a rispondere in merito, il portavoce delle forze Usa in Afghanistan, colonnello Brian Tribus, ha ammesso i danni causati alla struttura sanitaria. “Le forze americane – ha spiegato Tribus – hanno condotto un attacco aereo nella città di Kunduz alle 2.15 (ora locale) contro individui che minacciano le nostre forze. L’attacco sembra aver provocato danni collaterali ad una struttura medica vicina”.

Tribus ha anche riferito che è stata aperta un’indagine interna su quanto avvenuto.

 

Al di là delle cause di tale“errore”, su cui aspettiamo nuove informazioni, quello che invece è già certo è che siamo di fronte all’ennesima grave perdita di credibilità della Nato di fronte alla gestione dell’emergenza terroristica in medio-oriente.
Tanto più che, appena due giorni fa, proprio Barack Obama non aveva usato mezzi termini per condannare la strategia di raid aerei decisa da Vladimir Putin in Siria contro le postazioni dell’ISIS.
Raid che invece, a differenza di quelli NATO, hanno almeno avuto il pregio di colpire soltanto il bersaglio: i bombardieri tattici Sukhoi-34 hanno infatti raso al suolo una postazione di comando a Kasrat Faraj, a sud-ovest della città di Raqqa e un campo d’addestramento dell’Is vicino al villaggio di Maadan Jadid, 70km a est di Raqqa, oltre ad altri 16 obiettivi militari sotto il controllo del califfato.

 

Ovviamente, la storia che ci verrà raccontata sarà ben diversa. Tanto che se Obama aveva definito i primi raid russi in Siria “un disastro”, per la distruzione da parte NATO dell’ospedale di Medici Senza Frontiere già si parla di un semplice “danno collaterale”.
La verità, però, è sempre la solita: che le bombe buone e quelle cattive non esistono.
Ci sono solo le bombe, che non hanno morale, e i morti civili che esse provocano, che nessuno farà tornare.

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