Medio Oriente

Scuola: come sopravvivere tra rette costose e filosofie di vita diverse

20 Ottobre 2018

From: Fiammetta Martegani 

To: Susan Dabbous 

Carissima Susan,

come é andato l’inserimento dei bambini nella nuova scuola a Bruxelles?

Ad Enrico manca ancora un anno prima dell’inserimento nella materna eppure tutti i genitori del nostro nido sono già in fibrillazione, anche perché purtroppo l’educazione pubblica in Israele sta peggiorando di anno in anno, tanto che nella sua campagna elettorale come futuro sindaco di Tel Aviv, Asaf Zamir, che quest’anno osa sfidare Ron Huldai dopo ben quattro mandati per un totale di 20 anni alla guida della città, ha fatto dell’educazione in generale, e degli asili nido in particolare, uno dei punti centrali della sua campagna, sperando di accaparrarsi i voti di tutti i genitori disperati come la sottoscritta.

Ma anche a Gerusalemme era così difficile trovare una buona scuola? E a Bruxelles come funziona?

From: Susan Dabbous 

To: Fiammetta Martegani 

Cara Fiammetta,

mi scrivi in un periodo di totale ricerca: infatti ho iscritto i miei figli a scuola prima di trasferirmi a Bruxelles e ora mi trovo a fare da tassista due volte al giorno, per portare e riprendere i bambini in un quartiere che non è il mio.

Ora sto cercando disperatamente di trovare delle sistemazioni scolastiche qui vicino casa ma non ho nessuna chance. Tutte le direttrici di asili che ho incontrato mi fanno compilare moduli di iscrizione con estrema cortesia e con altrettanto estremo, sempre cortese, realismo, mi informano anche che posti liberi non ce ne sono, ma “mi faranno sapere”.

A Bruxelles c’è stata un’esplosione di natalità, dovuta al fatto che molte coppie giovani, francesi e europee in generale, vengono a vivere in questa città altamente funzionale, dove il costo della vita non è basso ma gli stipendi sembrano essere adeguati.

Anche in confronto a città come Gerusalemme e Parigi si vive meglio, perché gli affitti sono ancora abbordabili. Noi ci siamo sistemati bene, abbiamo già fatto amicizia con altre famiglie che hanno vissuto a Gerusalemme, in particolare con una famiglia italo-israeliana come la tua.

È davvero interessante il clima multiculturale che si vive a Bruxelles e le scuole ne sono una mini rappresentazione. Anche le elezioni comunali e provinciali che si sono tenute domenica 14 ottobre fanno ben sperare, perché nel segreto delle urne invece di vincere la paura e l’odio per gli stranieri hanno vinto la speranza e il desiderio di un ambiente più pulito.

Così si spiega l’impennata dei Verdi (Ecolo) e gli scarsi risultati dei nazionalisti xenofobi. Peccato solo che la carenza di asili non verrà risolta con una bacchetta magica e io con molta probabilità continuerò a fare la tassista, pur odiando l’automobile.

E tu perché sei alla ricerca di un asilo per Enrico? Mi ricordo che una volta parlavi entusiasta del suo asilo a due passi da casa.

From: Fiammetta Martegani 

To: Susan Dabbous 

Carissima Susan,

l’attuale asilo di Enrico è veramente fantastico, perché è privato, anche perché in Israele non c’é altra scelta visto che l’istruzione pubblica ha inizio solo dai 3 anni, con la scuola materna.

Non solo, persino la materna è tecnicamente pubblica solo fino alle 13.00, dopodiché bisogna pagare un sussidio per il doposcuola che non prevede nemmeno il pranzo (che va portato da casa) per cui in molti genitori a conti fatti (e se se lo possono permettere) preferiscono spendere un po’ di più e mandare i propri figli a un asilo privato in cui possono ricevere un’educazione piú all’avanguardia (il metodo Montessori, la scuola democratica e la scuola antropologica qui vanno per la maggiore) o apprendere almeno un’altra lingua, visto che, soprattutto a Tel Aviv, dove arriva costantemente gente da tutto il mondo, è praticamente normale in casa parlare almeno 2 se non 3 lingue.

E man mano che si va avanti con l’età dei pargoli si va di male in peggio, con classi, dalle elementari al liceo, che arrivano a fino 40 bambini in classe…dico 40!

Per cui per sopperire a tutto questo c’è chi oltre al mutuo della casa ne apre anche un secondo o un terzo a seconda di quanti figli vengono al mondo…ma a che prezzo?

Soprattutto considerando che tutti questi soldi che lo stato decide di non investire in istruzione vengono invece investiti in altri settori come l’esercito, la sicurezza, le sovvenzioni alle famiglie ultraortodosse e a chi vive nei territori occupati, tutte cose che, da cittadina israeliana, a pensarci, non mi fanno dormire la notte.

Per cui per dimenticare, quando vado a prendere Enrico all’asilo, assieme agli altri genitori, disperati come me, mentre cerchiamo di intrattenere i bimbi tra varie attività improbabili che vanno dalla kapuera al kravmaga, affondiamo in nostri dispiaceri nell’alcool.

Che poi diventa un’occasione come un’altra per flirtare tra genitori. Nel mio asilo ci sono un paio di papà anche abbastanza carini ma, oltre ad avere già un compagno, anche le loro mogli mi stanno molto simpatiche, per cui salvo un ipotetico scambio di coppie, che a Tel Aviv sarebbe del tutto normale, per ora preferisco limitarmi all’aperitivo.

E tu? Hai già fatto qualche incontro interessante tra un figlio e l’altro?

From: Susan Dabbous 

To: Fiammetta Martegani 

Cara Fiammetta, purtroppo nessun papà fico avvistato finora. Ce n’è solo uno palestrato e super-fit ma indossa delle felpe naif così ridicole da annientare, con i suoi pappagalli su sfondi floreali, tutto il suo potenziale sex appeal.

I genitori dell’asilo di mia figlia a Gerusalemme erano sicuramente molto piú interessanti, anche se mi é ha capitato di incontrare persino qualcuno che, negli anni dell’esercito, era stato selezionato come tiratore scelto. Forse non è un caso che dopo una così alimentante (nel senso letterale) esperienza, abbia deciso di abbandonare gli ideali politici e religiosi dello Stato ebraico e iscrivere sua figlia in un asilo basato sul concetto di convivenza tra israeliani e palestinesi: la YMCA Peace PreSchool, uno dei pochissimi esempi, nella Gerusalemme di oggi, di come una cultura di uguaglianza, tolleranza e multiculturalismo sia ancora possibile.

 

 

 

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