Medio Oriente
Botte vecchia vino buono: rieletto Ron Huldai sindaco di Tel Aviv
“Botte vecchia, vino buono”. O almeno così si usa dire, non solo in Italia ma anche in Israele, persino a Tel Aviv, la città che non dorme mai, con la piú alta fascia di popolazione nel range 25-40, dove alla fine ha prevalso la paura nei confronti del cambiamento, nel corso delle elezioni municipali che si sono svolte lo scorso 30 ottobre 2018.
La sfida all’ultimo sangue era infatti tra Ron Huldai, 74 anni, in corsa per il quinto mandato consecutivo e con già alle spalle 20 anni di esperienza da primo cittadino, e il suo Vice, Asaf Zamir, 38 anni, che con il sindaco di Tel Aviv ha trascorso gli ultimi 10 anni fianco a fianco proprio tra i piani alti del comune.
Anche per questo, durante la campagna che ha letteralmente diviso la città in due, c’era chi chiamava Zamir “traditore” per aver cercato di fare il posto al suo guru, e c’era chi chiamava “traditore” Huldai per non essersi ritirato dalla scena a tempo debito, lasciando il posto alle nuove generazioni.
Classe 1980, Zamir, a soli 28 anni, aveva abbandonato una potenzialmente gloriosa carriera da avvocato per darsi alla politica locale, tra i corridori del municipio della sua città natale: Tel Aviv.
Rampollo di un’agiata famiglia ashkenazita, e sposato con una celebre modella multimiliardaria, è stato, da molti, accusato di arrivismo. Chi lo ha votato, al contrario, ha visto proprio nel suo forte background economico una sorta di certezza: un giovane ancora “innocente” e con le spalle talmente coperte da non avere alcun interesse nella dilagante corruzione che caratterizza la scena politica israeliana, e che, al contrario, voleva portare nella sua città una ventata di rinnovamento.
I punti principali della sua campagna, infatti, erano soprattutto la sostenibilità, attraverso una migliore rete di trasporti pubblici e di piste ciclabili, per cercare di eliminare dal profondo l’enorme problema del traffico e dell’inquinamento, oltre a tutta la questione dell’educazione, promuovendo un forte incremento di servizi e di scuole, soprattutto per la fascia, fino ad oggi, completamente a carico dei genitori: ovvero quella dei bambini nell’età 0-3 ann.
Dall’altro lato, chi, incredulo nel suo programma di cambiamento, ha votato per l’ennesima volta Huldai, nella maggior parte dei dei casi lo ha fatto esattamente per la ragione contraria, cioè per paura di affidarsi a mani sconosciute, a scapito della lunga esperienza di Ron Huldai, prima di tutto nell’Esercito Israeliano, in cui fece carriera come pilota aereonautico, e in seguito come sindaco, avendo trasformato Tel Aviv da cittadina di provincia nella capitale economica di Startup Nation: la Silicon Valley del Medio Oriente.
Con 46% di voti contro il 34% ottenuto da Zamir, Huldai oggi é tornato al lavoro, nella sua solitastanza, come se questi ultimi 30 giorni di campagna serratissima non ci fossero mai stati. Del resto in molti sostengono che anche se avesse vinto Zamir le cose non sarebbero cambiate poi molto e anche per questa ragione l’affluenza alle urne non ha superato il 50% della popolazione.
Altra conferma che i cittadini di Tel Aviv così interessati alle dinamiche politiche della propria città poi non sono, come del resto si puó dedurre anche dalla scena politica israeliana, nel corso delle elezioni nazionali degli ultimi vent’anni, con una tendenza generale ad allinerasi allo status quo.
In questo caso per lo meno si tratta di botte vecchia e vino buono, anche se non sapremo mai come sarebbe andata se avessero dato una chanche al novello.
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