Medio Oriente
Purim ovvero il carnevale ebraico
From: fiammetta martegani
To: susan dabbous
Carissima Susan,
Anche all’asilo di Yasmin si festeggia Purim?
All’asilo di Enrico me lo mandano a casa con la faccia dipinta ogni giorno da un animale diverso.
Ma i veri festeggiamenti, sia al nostro asilo che a Tel Aviv in generale, saranno venerdì, con tanto di street parade, durante la quale, letteralemene, mezza Tel Aviv, in tutte le diverse fasce di età, sfila per le strade travestita in una via di mezzo tra il Carnevale di Rio e quello di Venezia.
Durante la settimana di Purim ciò che colpisce più di tutto è come questa festa in Israele sia davvero sentita: in ogni generazione e in ogni classe sociale, per cui non c’è da stupirsi in questi giorni di incontrare travestito un medico, un professore universitario piuttosto che un funzionario di banca proprio mentre stanno esercitando la loro professione.
Inoltre, è la festa in cui finalmente anche i religiosi, compresi gli ultraortodossi, si lasciano andare e si danno ai bagordi, persino nell’austera Gerusalemme.
Raccontami dunque come si vive da voi Purim!
From: susandabbous
To: fiammettamartegani
Cara Fiammetta,
Mi fai venire in mente uno dei miei primi ricordi delle bizzarrie di Gerusalemme ai miei occhi di straniera. Era il 2014, il mio primo inverno qui e io e Richard andammo a cena fuori e all’uscita del ristornate ci ritrovammo in una strada immersa di ultraortodossi, nei loro abiti tradizionali anni ’30, ubriachi, che barcollavano e cantavano. Immagina la sorpresa, se non lo sai, che proprio stando ai precetti ebraici, quel giorno dell’anno si è autorizzati a perdere il controllo di se stessi, fino a non poter distinguere il bene dal male.
Tornando al Purim, il carnevale qui mi fa pensare più a quello che si vive in Germania, in città come Colonia ad esempio. Ammetto che a me il carnevale non è mai piaciuto, ma ora che ho una bambina di tre anni, che ieri ho vestito da Gruffalo, una sorta di orsetto lavatore, ho capito perché ci si possa appassionare. La maestra dell’asilo mi ha mandato la foto di gruppo in cui lei aveva questo panciotto sporgente e una faccia serissima. Sono letteralmente morta dalle risate. Quando sono andata a prenderla a scuola, l’amministratore del suo asilo, un bell’uomo palestinese sulla quarantina, rispondeva a telefonate di lavoro con gli occhiali a forma di bicchieri da cocktail.
Insomma, nelle comunità miste, come all’asilo di Yasmin, tutti festeggiano tutto, soprattutto eventi che poco hanno a che fare con la religione, come il Purim.
From: fiammetta martegani
To: susan dabbous
Cara Susan, in realtà, come tu stessa hai accennato, un legame con la religione c’è e risale al sacrificio della regina Ester, sposatasi con il Re Assuero per salvare il popolo ebraico dal tentativo di distruzione da parte del perfido Aman, consigliere del Re. Anche per questo molti religiosi il giorno precedente Purim digiunano, come fanno a Yom Kippur, come fece allora Ester per purificare l’anima e affrontare con forza e determinazione una difficoltà come la guerra.
Ciò che tuttavia rende unico Purim rispetto alle altre festività ebraiche è il fatto che come tu hai raccontato nel tuo asilo è una festa talmente gioiosa che coinvolge tutti i popoli di questo paese e che ognuno, poi, sceglie come appropriarsene a modo suo: le maestre d’asilo per intrattenere i loro piccoli furfanti, i single di Tel Aviv per partecipare a feste dal tramonto all’alba in cui darsi all’alcool non per avvicinarsi a Dio ma per trovare, forse, la propria anima gemella. All’ospedale Ichilov un gruppo di volontari si sono calati dal tetto travestiti da super eroi per intrattenere il reparto pediatrico di bambini in cura intensiva: immaginati quale gioia vedere improvvisamente Superman e l’Uomo Ragno al davanzale della propria finestra!
A proposito di travestimenti, se potessi scegliere tra tutti i super eroi, eroi o eroine di ogni epoca, tu da cosa ti travestiresti?
From: susandabbous
To: fiammettamartegani
Cara Fiammetta, il mio eroe da piccola era Indiana Jones e, bada bene, non perché mi piacesse l’avventura, ma perché sognavo di fare l’archeologa. Sogno naufragato quando ho capito che avrei passato più tempo sui libri che all’aperto a scavare.
Ciò detto, non mi travestirei da Harrison Ford, piuttosto da sfinge o da Cleopatra. Ma di una cosa sono certa, nessun travestimento carnevalesco mi darà mai la stessa soddisfazione di quando ho indossato un sari indiano. Quella sì che è stata la realizzazione di un sogno, tanto più che ero a Delhi a un matrimonio e non a una festa in maschera.
E tu che da chi ti travestiresti se non fossi incastrata negli schemi abituali?
From: fiammetta martegani
To: susan dabbous
Bella domanda. Io ho sempre subito il fascino del Dottor Fogg, il protagonista del Giro del Mondo in 80 giorni di Giulio Verne.
Questa cosa di riuscire a vedere tutto il mondo e in così poco tempo, o almeno così credevo fosse possibile, ha fatto sì che invece io alla fine mi iscrivessi sul serio alla facoltà di antropologia dove, tra dottorato e post, di tempo sui libri ne ho speso davvero parecchio. Ma alla fine sono riuscita anche a vedere una buona fetta di mondo e, per ironia della sorte, sono stati i miei studi a portarmi a vivere in questo folle paese dove a Purim anche le insegnanti di pilates, gli autisti degli autobus e i soldati esercitano il loro mestiere in maschera.
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