Medio Oriente

Onda vegan a Tel Aviv

11 Novembre 2018

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Carissima Susan,

ti scrivo per discutere con te un argomento che mi sta molto a cuore essendo una delle maggiori contraddizioni della mia vita.

Come tu ben sai, infatti, sono una grande amante degli animali: ho avuto un cane per 19 anni e aspetto che Enrico arrivi alla prima elementare perché anche lui abbia il suo cane con cui crescere insieme come ho fatto io.

Detto questo, io gli animali li mangio. Pochi, non li compro. Sono codarda e li mangio solo se mi invitano a cena o se vado in un ristorante dal menù irresistibile. Però li mangio, e senza alcuna distinzione: carne e pesce,  incluso maiale e crostacei, alla faccia della kasherut e del veganismo.

Eppure alle scorse elezioni municipali ho persino votato “Tel Aviv Tivonit”, il partito vegano. O meglio, il primo partito vegano al mondo, fondato da Omer Shalev e il cui numero 2, Nadia Ellis,  docente di retorica all’Università di Tel Aviv di professione e chef vegana per passione, é originaria di Milano e trapiantata a Tel Aviv dal 2008.

Purtroppo a queste elezioni il partito vegano non ce l’ha fatta, ma non hanno alcuna intenzione di mollare. Anzi, si stanno già espandendo in altre città, oltre alla roccaforte di Tel Aviv, in cui il numero di vegani supera la media nazionale del 5 % della popolazione (la più alta percentuale di vegani al mondo), con un totale di 400 esercizi tra ristoranti  e negozi vegani e vegan friendly.

Detto questo, io continuo a far parte del 95% restante della popolazione israeliana che mangia carne, uova e derivati del latte e va a dormire colma di sensi di colpa.

E tu? Come la vivi questa cosa?

From: Susan Dabbous

To: Fiammetta Martegani

Cara Fiammetta

Io ho avuto un cane da piccola solo per tre mesi. L’ho adorato, la cosa era ricambiata, ma per ragioni assolutamente oscure i miei decisero di restituirlo al padrone perché non riuscivano a stargli dietro lavorando lontano da casa. La separazione fu così dolorosa che ancora me la ricordo: l’animale domestico fa parte della lista che ognuno di noi ha del “ non ripeterò mai quest’errore con i miei figli”!

Ho mangiato carne per tutta la mia infanzia fino al giorno in cui a 17 anni ho deciso, guardando un povero coniglio che stava per finire rosolato, che non avrei più mangiato carne. E così feci per un anno intero.

Purtroppo però la genetica non mi ha aiutato, i popoli mediterranei sono tendenzialmente anemici, e la carenza di ferro si è presentata in tutta la sua gravità con gran mal di testa. So perfettamente come in teoria si possono sostituire le proteine animali, ma è molto più semplice reintrodurre la carne nell’alimentazione. Cosa per cui ho optato.

Da quando sono diventata mamma poi ho superato anche quel disgusto che provavo quando vedevo la macelleria nei supermercati.

Per non parlare della vita in medio oriente dove la carne è molto presente e preziosa. Qualcosa che non si può rifiutare quando si è ospiti a casa di qualcuno.

Però va  anche detto che il consumo di carne nei paesi arabi, nonostante i kebab in tutti gli angoli, è molto ridotto, soprattutto se confrontato ai paesi europei.

Io, personalmente, non so cosa fare per ridurre il consumo di carne. Ho già abolito il pollo da due anni, prediligo il pesce, ma mentirei se ti dicessi che non faccio polpette o schnitzel almeno una volta a settimana.

Al momento faccio già un uso mastodontico di verdure e non credo di poterle persino aumentare: diventeremmo una famiglia di ruminanti.

Però sì, idealmente, mi piacerebbe non mettere mai più piede in una macelleria.

E tu cosa ti inventi per cena 7 giorni a settimana ?

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Carissima Susan,

variare il menú ogni settimana, sia per Enrico che per la sottoscritta, é tutt’altro  che semplice, per cui mi chiedo sempre come facciano i vegani a non stancarsi. Pensa che Nadia ha persino creato per le sue cene vegane  un menú vegano- italiano di cui peró ho con difficoltà estrapolato solo alcune delle sue ricette.

Ricette a parte, quando ho chiesto a Nadia che cosa un partito vegano può veramente fare per la sua città, inclusi i cittadini non vegani, mi ha risposto che le possibilità sono infinite e il guadagno non sarà solo per i vegani, ma per la popolazione tutta intera. A cominciare dal Vegan Pride (oltre al solito Gay Pride), per festeggiare tutti assieme e accompagnare turisti e locali alla scoperta del veganesimo in tutte le sue sfaccettature (ecologia, salute, protezione degli animali e dei più deboli in generali, gastronomia e tanto altro), fino all’organizzazione di una conferenza internazionale sul veganesimo che potrebbe attirare migliaia di esperti, curiosi e sostenitori nella città che non dorme mai.

Nel quotidiano, aumentare menù vegani in scuole e ospedali attraverso un progetto a 360 gradi che vuole beneficiare non solo i vegani stessi, ma tutta la popolazione di Tel Aviv e aumentare la consapevolezza generale su salute ed ecologia.

Io, della mia, ritengo che, non solo in Israele ma in tutto il mondo, bisognerebbe cominciare a bandire gli allevamenti intensivi di tutti gli animali in modo tale da garantire a noi carnivori e anche ai vegetariani di poter continuare a mangiare uova e latticini pur nel rispetto della vita degli animali.

Ma sono sicura che su questo Nadia, e tutti i vegani puri, non sarebbero d’accordo.

Attendiamo dunque tutti con ansia che la ricerca scientifica sia in grado di produrre, a costi contenuti, la cosiddetta “clean meet”.

Invece che si dice a proposito in quel di Bruxelles?
From: Susan Dabbous

To: Fiammetta Martegani

Cara Fiammetta,

io invece chiederei a Nadia cosa un partito vegano in Israele potrebbe fare anche per smuovere un po’ l’opinione pubblica sul rispetto delle persone, oltre che dell’ambiente. Sono sicura che il suo partito abbia un’idea chiara anche sulla tutela dei diritti umani, sia per gli israeliani che per i palestinesi,oltre che degli animali.

Quanto a Bruxelles, qui si moltiplicano i fast food vegan: chiudono vecchi negozi storici e vengono installati nuovi concept bar dove un panino vegano costa circa 16 euro e per insaporire elementi molto poveri come ceci e lenticchie vengono aggiunte delle salse di dubbio gusto.

Che poi io sono la più grande fan di pane e pomodoro, ma lo chiamo pane e pomodoro e lo pago 50 centesimi.

https://www.youtube.com/watch?v=P-Re_oaAyeE

0 Commenti

Devi fare login per commentare

Login

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.