Medio Oriente
Niente arance, solo bombe a mano
«L’economia ha abbandonato le arance per le bombe a mano» (Haim Bresheeth-Zabner)
La guerra ha i suoi indubbi vantaggi.
E’ la desolante constatazione che può fare chiunque si misuri con la lettura del libro del giornalista investigativo Antony Loewenstein, Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, Fazi.
L’autore è un ebreo australiano, cresciuto come lui stesso racconta, in una famiglia sionista progressista, nipote di profughi ebrei che lasciarono la Germania per sfuggire alle persecuzioni naziste.
La tesi del libro non è nuova, seppure anche nella quarta di copertina l’editore annunci che “per la prima volta” viene svolta quest’indagine.
Un’articolata documentazione era già stata prodotta da Jeff Halper nel 2017 e i lettori de Gli Stati Generali avevano avuto modo di saperlo (qui).
E’ un’indagine che getta una fosca previsione sugli esiti del conflitto israelo palestinese e una sua possibile fine.
Loewental sostiene, con la produzione di documenti e fatti, che il complesso militare industriale di Israele utilizza i territori occupati palestinesi come laboratorio di prova per le armi e le tecnologie di controllo e sorveglianza che esporta in tutto il mondo, vendute come testate “in battaglia”.
L’autore racconta che al salone internazionale dell’Aereonautica e dello spazio del 2009 a Parigi, la principale industria di difesa israeliana pubblicizzò i propri droni killer con la proiezione di un filmato con l’assassinio vero di un bersaglio umano nei Territori occupati (assassinio per altro in cui erano rimasti uccisi palestinesi innocenti e alcuni bambini).
Le democrazie occidentali (Italia compresa) sono tutte clienti interessate al mercato delle armi israeliane, i loro software di controllo, i sistemi di sorveglianza, la formazione dei propri agenti di polizia e di sicurezza ai metodi di repressione del terrorismo e della protesta di piazza. Non viene minimamente avvertita la minaccia che Israele ha rappresentato negli anni, avendo avuto come clienti regimi repressivi del calibro di quello sudafricano dell’apartheid, forze genocidarie come quelle degli Hutu contro i tutsi nel massacro del Ruanda.
Business is business! Persino l’arcinemico storico Iran ha goduto dell’assistenza militare israeliana fino al 1979. Ma l’elenco è impressionante: Romania con Ceausescu, Haiti con Duvalier, Somoza in Nicaragua, Argentina con Videla, Cile con Pinochet, squadroni della morte in Salvador, Panama, Honduras, Guatemala.
La vendita di armamenti israeliani nel 2021 ha fatto registrare il più alto valore di sempre con un incremento del 55 per cento rispetto al biennio precedente. Ad oggi Israele, con un territorio di poco inferiore alla Lombardia, è uno dei dieci maggiori esportatori di armi nel mondo e non si fa scrupolo di rifornire paesi che vivono conflitti nelle loro aree di appartenenza.
Il libro documenta il fascino che Israele con il suo etnonazionalismo esercita su molti paesi del mondo afflitti da problemi con le loro minoranze e su molte frange politiche di estrema destra (un’eterogenesi dei fini che nessuno avrebbe mai potuto immaginare) che lo prendono a modello per il dispiegarsi della forza con cui controlla e sottomette i palestinesi.
La novità assoluta con cui ora Israele sta organizzando i suoi attacchi a Gaza è l’uso dell’intelligenza artificiale, con un sistema chiamato Lavender in grado di targetizzare gli obiettivi senza intervento umano.
I resoconti della rivista indipendente israelo-palestinese +972 hanno raccontato esiti assolutamente non proporzionati per le vittime collaterali.
Sicuramente la vendita di programmi di attacco con intelligenza artificiale sarà la prossima frontiera del commercio israeliano.
Resta intanto implacabile il giudizio etico: «la pratica sionista vive oggi di ripulsa dei grandi valori etici, spirituali e universalisti dell’ebraismo, per imboccare il cammino idolatrico della forza, della prepotenza, di un nazionalismo fanatico, dell’idolatria della terra» (Moni Ovadia nella prefazione del libro).
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