Medio Oriente
Natale con i tuoi. Pasqua pure
from : fiammetta martegani
to :susandabbous
Carissima Susan,
Cosa farete per Pasqua?
Io sarò a casa della famiglia di Udi a festeggiare la Pasqua ebraica, o Pesach, che quest’anno per altro, come accade molto spesso, coincide con la Pasqua cristiana.
A dire il vero non è un caso poiché se la prima si festeggia per ricordare la fuga del popolo ebraico dall’Egitto verso la libertà in Terra Promessa e la seconda per celebrare la resurrezione di Cristo, entrambe seguono il calendario lunare e, in particolare, il primo plenilunio di primavera, che oltre a segnare il cambio di stagione rappresenta anche un senso di “rinascita” non solo per la natura attorno a noi ma anche per noi stessi.
Anche per questo gli ebrei, per prepararsi al suo arrivo, ne approfittano per ripulire e ribaltare casa, nel vero senso della parola (e da cui derivano le famose “pulizie di Pasqua”) in modo da addentrarsi nella nuova stagione, quella del raccolto, con un nuovo spirito.
Ci sarebbe persino qualcosa di quasi zen in questo, se non fosse che per gli israeliani è una delle feste, dal punto di vista famigliare, più importanti dell’anno, assieme al capodanno ebraico, e per questa ragione non c’è via di scampo, per cui ogni anno io mi trovo a dover festeggiare con la famiglia sia Natale (in Italia) che Pasqua (in Israele).
Tu invece? Come e dove festeggi la Pasqua quest’anno?
from: susandabbous
to: fiammettamartegani
Cara Fiammetta,
io quest’anno realizzo un sogno: finalmente passerò la Pasqua in Galilea. Sarà un viaggio meno spirituale di quanto mi sarebbe piaciuto perché parto con l’intera famiglia, ma qualche secondo per me, sul Monte delle Beatitudini, lo voglio trovare. Spero che non sarà troppo pieno di turisti e pellegrini come spesso capita in questo periodo. Ci sono stata una sola volta, a gennaio di due anni fa. Allora non c’era nessuno e la vista del lago di Tiberiade, da lì, è stata una cosa che non dimenticherò mai. Per non parlare del cielo, qualcosa di indescrivibile. Posso solo dire che quel viaggio mi ha cambiato la percezione di questo luogo: lontano dall’astio che separa i vicoli della città vecchia di Gerusalemme, in Galilea sembra davvero non esserci posto per il conflitto.
Quel che mi piace di questa regione è che si possono visitare i santuari cristiani, in una città come Nazareth a prevalenza musulmana, dove anche gli ebrei israeliani vanno a godersi il buon cibo e quel che resta della natura incontaminata. Mi sembra una buona sintesi della Terra Santa, in senso letterale, un modello virtuoso di come si potrebbe vivere qui. Sì, lo so, sono pensieri buonisti che non hanno niente di concreto, ma intanto io andrò lì a riposare gli occhi e rigenerare il cuore. Anche se non ti nascondo che mi piacerebbe anche vivere una pasqua ebraica con una famiglia ebrea, assistere alla cena di Pesach e cercare di capire i diversi rituali ad essa connessi. A questo proposito, ti chiedo, che significato hanno?
from : fiammetta martegani
to :susandabbous
Cara Susan,
a saperlo prima ti invitavo a cena dalla suocera, anche se in realtà invidio molto il tuo ritiro zen in Galilea che, anche per me, assieme ad deserto del Negev, è una delle zone più magiche e mistiche di Israele.
Quanto al famoso seder di Pesach, ovvero l’“ordine” delle portate e delle relative benedizioni, chiedi a una persona non proprio ferrata perché sia che il mio compagno proveniamo da famiglie molto laiche.
Ma persino tra le famiglie più religiose si discute ogni volta sull’ordine e su quali ingredienti servire durante la cena, anche perché, paese che vai, usanza che trovi.
Per esempio, gli ebrei persiani, per scacciare la cattiva sorte, usano tirarsi addosso, nel vero senso della parola, i cipollotti verdi: ho personalmente partecipato a un seder persiano che si è trasformato in una battaglia di cipollotti.
Così come invece in ogni famiglia ashkenazita che si rispetti non può mancare il famoso gefilte fish, polpette di pesce e pane azimo dal sapore universalmente riconosciuto come disgustoso, che tuttavia non soltanto non può mancare in tavola ma è anche il principale argomento di conversazione di metà della cena, quando non si legge l’Haggadah, ovvero, il “racconto”, la storia della fuga degli ebrei dall’Egitto alla ricerca della libertà neulla Terra Promessa.
Per me tuttavia l’aspetto più affascinante di Pesach è davvero quello della pulizia degli armadi e delle dispense perché più che un fatto di ordine materiale è soprattutto un fatto di ordine mentale, e forse questo è l’aspetto più zen, almeno per me, perché per essere veramente liberi bisogna prima di tutto non essere schiavi degli oggetti e del passato.
Per questo, cara Susan, ti auguro una Pasqua, ovunque e qualunque essa sia, ricca di libertà e di creatività.
from: susandabbous
to: fiammettamartegani
Cara Fiammetta,
scoprire che le famose pulizie di Pasqua nostrane altro non sono che un retaggio delle pulizie di Pesach è un’altra di quelle cose che mi ha aperto gli occhi su quanto tutto derivi dalla cultura abramitica pre cristiana e pre musulmana che accumuna questa piccola fetta di mondo tra Europa e Medio Oriente. Ci pensi a quanto siamo simili noi: ebrei, cristiani e musulmani?
Pulire, ma soprattutto “ripulire”, la trovo una cosa che svuota la testa e l’anima dalle cose inutili, dalle sovrastrutture, dal consumismo. È il momento dell’anno in cui ci promettiamo di comprare di meno, di riciclare di più, di donare a chi ha bisogno.
Anche il tempo, oggi, sembra voler pulire il cielo, per cui godiamoci queste ultime gocce di pioggia primaverili prima dell’arrivo definitivo del caldo, quello vero, che avvolgerà questa regione per i prossimi sei mesi, fino all’arrivo dell’autunno.
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