Medio Oriente
Mediorientiamoci
Dal 2020 è on line un sito molto interessante curato da un collettivo formatosi all’interno dell’Università degli studi di Milano presso la facoltà di Mediazione linguistica e culturale. Il sito ha come obiettivo la conoscenza di un mondo tanto ricco e a noi vicino e, per paradosso, tanto sconosciuto.
Ho fatto a questo collettivo alcune domande perché possa farci conoscere questo bel tentativo.
1. Vorrei chiedervi anzitutto di presentarvi. Un sito di storie come il vostro non può che essere presentato con la storia di chi vi scrive….
L’esperienza di MediOrientiamoci è nata in punta di piedi, un paio di audio su whatsapp con una domanda sottointesa: funzionerà? Ma dallo stare in punta a piedi nudi ci siamo presto infilati le scarpe e abbiamo iniziato il nostro viaggio. Siamo un gruppo molto eterogeneo per età, percorsi, lingue studiate, mappe geografiche visitate, interessi.
L’elemento che ci accomuna in maniera più evidente, data anche la natura del progetto, è lo studio dell’arabo e delle culture che tutti noi abbiamo intrapreso durante il percorso universitario, e in parte è anche il motivo per cui ci conosciamo. L’eterogeneità di interessi nel gruppo ci permette di riuscire ad affrontare un ventaglio di categorie piuttosto ampio, dal cinema alla geopolitica, dalla letteratura alla musica.
Fondamentale per l’impostazione del nostro lavoro è la nostra formazione come mediatrici e mediatori culturali. La mediazione culturale, una pratica che si sta rendendo sempre più necessaria sul panorama sociale, prevede una grande conoscenza da parte del mediatore di entrambe le culture – nel nostro caso, quella mediorientale e quella italiana. La mediatrice deve scomparire nella narrazione della diversità, offrendo uno sguardo autentico – possibilmente da fonti autoctone – ma al contempo fornendo all’ascoltatore tutti gli strumenti necessari alla comprensione dell’altro. È questa l’ottica con cui lavoriamo e con cui cerchiamo di rendere giustizia al nostro obiettivo primario, quello di orientare senza imporre, un’idea che ben si riflette nel nostro nome: MediOrientiamoci, insieme.
2. Il Medio Oriente, come ben dite anche voi nella presentazione del blog è un luogo sconosciuto per lo più qui in Italia. Circolano clichés, preconcetti, in tempi di visioni in bianco e nero, spesso idee manichee e ideologiche. Io vedo due fatiche nel raccontarlo. La prima assomma alla necessità di decostruire il paradigma colonialista di cui tutti in occidente siamo figli: il Medio Oriente in realtà non esiste, è frutto di una costruzione occidentale di quella realtà a partire dal disegno degli stessi confini dei paesi che vi sono, dall’insediamento dello stato di Israele che ha generato una ferita mai rimarginata. Ho visto che nel vostro sito fate parlare libri, cinema, musica, arte e cultura in tutte le sue espressioni. Io penso che dar voce agli stessi protagonisti di quella terra sia determinante per superare il colonialismo di cui noi occidentali siamo vittime…come vivete il vostro impegno di dar voce a uomini e donne di quelle terre?
Per rispondere a questa domanda ci piacerebbe innanzitutto citare Nawal Al-Sadawi, femminista, attivista, psichiatra egiziana recentemente scomparsa. Al-Sadawi diceva: «I am African from Egypt, not from the Middle East. The Middle East is a term used relative to London so that India becomes the Far East».
Non possiamo che percepire una grande responsabilità nel raccontare di una regione tanto controversa e così polarizzata nella narrazione italiana. Proprio dalla grande consapevolezza con cui vogliamo approcciare il “Medio Oriente” è derivata la nostra scelta di raccontare questa regione in tutte le sue sfaccettature, non trascurando nessun aspetto – dalla storia al cinema, dalle curiosità alle personalità influenti, dalla lingua alla cultura, ma soprattutto il fatto di interpellare voci autoctone. Rinnovare il meccanismo per cui si studia il Medio Oriente da fonti “occidentali” avrebbe significato tradire lo scopo per cui abbiamo deciso di iniziare il progetto. Portare avanti una narrazione dell’altro attingendo dalla sua elaborazione intellettuale e artistica è un lavoro di decentramento necessario per raccontare in modo autentico una cultura diversa dalla nostra. Decentrarsi non significa eliminare le nostre categorie interpretative ma diventare consapevoli della loro relatività e della necessità di ampliarle inglobando il punto di vista altrui, ovvero quello dei protagonisti dei nostri racconti.
Siamo consapevoli dell’impossibilità di una totale comprensione, ma diventare un megafono per far risuonare le loro voci è il primo passo per lasciarci alle spalle il fardello coloniale.
3. La seconda fatica nel raccontare il Medio Oriente è l’accesso a racconti frutto di reale conoscenza delle cose, fatto da persone che sulle strade di quelle terre “vi consumano le scarpe” e non si accontentano di cose viste in tv o rimasticate da altri. Ho trovato con piacere sul vostro sito in uno dei primi post la storia dell’esploratore arabo medievale Ibn Battuta, prototipo della curiosità e del viaggio in prima persona. Come elaborate i vostri racconti, quali sono le vostre fonti?
Il nostro obiettivo è sempre stato quello di cercare di allargare l’interesse nei confronti di un’area del mondo che sembra essere conosciuta per lo più solo attraverso due prospettive: attraverso la lente dello stereotipo o -e anche questo può rappresentare un problema- all’interno della ristretta comunità accademica. Per questa ragione, pur non potendo e non volendo fare a meno di una serie di fonti autorevoli e riconosciute, abbiamo cercato fin da subito di utilizzare e di creare anche una serie di contenuti che fossero accessibili e comprensibili per persone desiderose di spostare lo sguardo un po’ più in là. Spostare lo sguardo anche al di là dei nostri articoli: per questo motivo spesso cerchiamo di lasciare dei consigli bibliografici o dei rimandi direttamente alla fine di ogni pezzo. Perché siamo consapevoli della vastità del tema di cui inevitabilmente il nostro articolo arriverà a ricoprire solo una parte.
Un altro criterio che cerchiamo di utilizzare nella scelta delle fonti è quello di lasciar parlare direttamente le realtà che andiamo ad affrontare, privilegiando spesso che sia la produzione di un artista, cantante, attivista o intellettuale a parlare per noi. Per ogni tematica affrontata i criteri di scelta sono chiaramente più specifici e l’interesse di ciascuno dà poi un tocco diverso, ma rimane una base comune di massima cura e attenzione.
4. L’incontro e la conoscenza hanno una forte valenza etica. Mi azzardo a dire che informare e diffondere competenze e comprensione è costruire la pace in un mondo lacerato da conflitti e scontri. Più di un analista politico sostiene che oggi in Medio Oriente batte il cuore della pace del mondo. E’ così lontano da noi il Medio Oriente? O non è piuttosto un luogo che ci riguarda, che con le sue guerre e l’immigrazione arriva fino a noi?
Il Medio Oriente è più vicino di quanto possiamo immaginare: la lontananza, più presunta che reale, è frutto della mancata conoscenza di una cultura percepita come diversa, che a sua volta porta alla paura verso ciò che non si conosce. Quando parliamo di Medio Oriente il nostro immaginario ci porta a pensare ad un mondo musulmano: già solo il fatto di pensare ad una popolazione accostandola ad una religione, generalizzando e stereotipando, ci fa capire abbastanza bene la visione occidentale dell’area mediorientale. Un sintomo di questa percezione distorta è il fatto che ci si riferisca a questa regione come se parlare di mondo arabo significhi anche parlare di un grande e uniforme mondo musulmano. Seppure importante, la religione non è un fattore così determinante e uniformante, esattamente come non lo è per il mondo occidentale. Inoltre quando si vogliono citare i collegamenti che intercorrono tra le due sponde del Mediterraneo si parla degli aspetti negativi della costa sud e si enfatizzano le guerre, il terrorismo e altri elementi che alimentano appunto la paura. Noi cerchiamo di andare oltre questa visione sottolineando gli aspetti positivi e negativi di un contatto che permea la nostra vita quotidiana: dalle parole, al cibo, passando per la musica arrivando alla storia, dimensioni che accomunano profondamente tutto il bacino del Mediterraneo. Abbiamo più in comune con un tunisino che con un tedesco, è una realtà. Quindi per rispondere alla domanda sì, il Medio Oriente, o l’area MENA se si preferisce, ci riguardano profondamente e dei suoi aspetti positivi ma anche di quelli negativi non possiamo non interessarcene. A nostro parere è impossibile anche solo discutere di un problema senza conoscerlo approfonditamente, come si può quindi trattare con le fazioni di una guerra civile senza conoscere chi sono e cosa vogliono? Come si può parlare delle proteste nei vari paesi arabi senza capire la società che vi partecipa? Ecco noi cerchiamo di porci queste domande e proviamo a dare delle risposte. La cultura è essenziale in questo.
https://mediorientiamoci.wixsite.com/website
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