Medio Oriente

L’Iran in Nord Africa: una presenza su cui riflettere

Senza strappi né forzature, una riflessione strategica su questi temi potrebbe aiutare l’Italia a mantenere un equilibrio tra le proprie priorità economiche e le esigenze di sicurezza condivisa con i partner euro-atlantici

18 Aprile 2025

Un recente articolo della “Foundation for Defense of Democracies”  a fatto emergere una serie di fatti e circostanze che possono , anzi devono , interessare l’Italia.

Ma dobbiamo fare qualche passo indietro, nei primi giorni della guerra tra Israele e Hamas, una minaccia iraniana sembrò passare inosservata. Teheran avvertì che, se Israele non avesse posto fine alle operazioni a Gaza, avrebbe potuto chiudere lo Stretto di Gibilterra. All’epoca, la dichiarazione fu vista come velleitaria, poiché l’Iran non disponeva di una presenza militare diretta nella regione che potesse permettere una tale azione.

Una minaccia, teorica secondo molti analisti, i quali non consideravano un fatto . L’Iran, seppur indirettamente è presente nel Medieterraneo e nel Nord Africa.

Infatti, un’inchiesta del Washington Post ha recentemente rivelato che l’Iran, tramite Hezbollah, ha addestrato membri del Fronte Polisario — il gruppo separatista che chiede l’indipendenza del Sahara dal Marocco — portandoli fino in Siria per combattere al fianco del regime di Bashar al-Assad. Questa informazione è cruciale perché mostra il ruolo crescente del Polisario come “proxy” iraniano, in una strategia più ampia di Teheran volta a proiettare il proprio potere anche nel Nord Africa.

La connessione tra l’Iran e il Fronte Polisario, sebbene oggi più evidente, non è nuova. Già nel 2018, il Marocco aveva rotto le relazioni diplomatiche con l’Iran, accusandolo di fornire armi al Polisario tramite Hezbollah, con il supporto dell’ambasciata iraniana ad Algeri. Le armi includevano missili terra-aria SAM9, SAM11 e Strela. Secondo Rabat, l’obiettivo era destabilizzare il Marocco e rafforzare la presenza iraniana nel Mediterraneo occidentale.

Nel 2022 secondo lo studio: ”  un rappresentante del Fronte Polisario affermò che l’Iran avrebbe fornito al gruppo droni kamikaze. Poche settimane dopo, il rappresentante marocchino alle Nazioni Unite presentò immagini che confermavano che Iran e Hezbollah avevano fornito al Polisario “armi avanzate, inclusi droni iraniani”. A gennaio, sui social media circolavano video che simulavano un attacco del Polisario al Marocco con l’uso di droni

Questa evoluzione tattica rappresenta una minaccia diretta per la sicurezza della regione, in particolare in prossimità di uno dei corridoi marittimi più strategici del mondo: lo Stretto di Gibilterra. Con il Polisario attivo in Algeria, sostenuto da Teheran, l’ipotesi che l’Iran possa influenzare o minacciare l’accesso allo stretto guadagna credibilità.

L’Algeria è il principale sponsor del Fronte Polisario: lo finanzia, gli fornisce armi, passaporti e ospita la sua leadership a Tindouf, nei campi profughi situati vicino al confine con il Marocco. Tindouf, secondo varie fonti, è anche diventato un centro di reclutamento per jihadisti. Adnan Abu al-Walid al-Sahrawi, ex emiro dello Stato Islamico nel Sahel, aveva precedentemente militato nel Polisario. Questo legame conferma la permeabilità del gruppo ai circuiti del jihadismo internazionale, specialmente nel Sahel e nel Maghreb.

Le implicazioni non sono solo militari. Una ONG di Ginevra ha denunciato al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU l’arruolamento di bambini nei campi di Tindouf, costretti all’addestramento militare e usati come strumenti politici e bellici. La militarizzazione dell’infanzia è una violazione del diritto internazionale umanitario.

Alla luce delle dinamiche in evoluzione nel Nord Africa, anche l’Italia potrebbe considerare l’opportunità di riflettere più attentamente sulle implicazioni strategiche dei propri rapporti regionali. I forti legami economici ed energetici con l’Algeria, in particolare nel settore del gas, restano fondamentali. Tuttavia, il crescente coinvolgimento dell’Iran nella regione, tramite attori come il Fronte Polisario, solleva interrogativi sulla stabilità e sulla sicurezza del quadrante mediterraneo.

In questo contesto, sarebbe utile valutare se una maggiore convergenza con la posizione americana sul Sahara Occidentale — in linea con quanto delineato dalla Dottrina Trump — possa contribuire a rafforzare la cooperazione transatlantica e a tutelare meglio gli interessi italiani nella regione.

Senza strappi né forzature, una riflessione strategica su questi temi potrebbe aiutare l’Italia a mantenere un equilibrio tra le proprie priorità economiche e le esigenze di sicurezza condivisa con i partner euro-atlantici.

Se le informazioni dovessero essere reali, dobbiamo chiederci come Nazione, se dobbiamo rivedere i nostri legami con alcune Nazioni dell’Nord Africa, seguire la “dottrina Trump” in questo snodo chiave. Altro fattore che dobbiamo considerare è la nostra presenza come Nazione anche nei colloqui tra Stati Uniti e Iran che ci devono vedere protagonisti.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.